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Introduzione
Sei mesi prima dell‟inizio dei bombardamenti all‟Iraq è arrivato sul
tavolo del Quirinale un dossier allarmante; un documento che
chiarisce le ragioni della partecipazione italiana alla guerra irachena.
Nella premessa si prende atto “dell’esistenza di una elevata
possibilità che entro la fine dell’anno venga rovesciato da un’azione
militare guidata dagli Usa il regime di Saddam Husein per riportare
la democrazia nel paese
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“e che sia “ probabile che l’abolizione delle
sanzioni e la fine dell’embargo vengano seguite dal varo di un grande
programma di ricostruzione e ammodernamento dell’Iraq” definito
come “ il più grande programma di assistenza e aiuto mai realizzato
dopo il piano Marshall”.
* Intervento di P. Luciani, successivamente integrato e modificato, al Convegno “Incontro con
Sammi Alaà dell’Alleanza patriottica irachena e dei Comitati Iraq Libero. Le cinque giornate di
Teramo in difesa della Costituzione” organizzato dal Comitato in difesa della Costituzione di
Teramo il 18 Giugno 2005. Sala-convegni Casa del mutilato Teramo;
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Documento disponibile sul sito internet http://www.uonna.it/nassiriya-01.gif ;
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Altro che caccia alle armi di distruzione di massa, al fantasma di Bin
Ladin ed opera di esportazione della democrazia!!! Nel documento fu
pianificato perfino che la ricostruzione in Iraq sarebbe stata divisa in
due fasi: la prima “emergenziale” “per gli aiuti immediati alla
popolazione e per accelerare l’utilizzo massimo della oggi unica
risorsa del paese: il petrolio”; l‟altra, di medio periodo, che” sarà
volta allo sviluppo economico e sociale del paese, coltivando, tra
l’altro, la sua vocazione industriale”; viene addirittura indicata la
spesa totale dell‟operazione: “sarà certo più elevata che per il
Kuwait, probabilmente non meno di 300 miliardi di dollari, distribuiti
su almeno 10-12 anni. Una grande occasione di lavoro” ma
l‟affermazione che più preoccupa, che svela apertamente tutto
l‟interesse dell‟Italia, e non solo, alla questione irachena è la seguente:
“ si tratta di cifre elevatissime che spiegano l’interesse vivissimo con
cui si segue nel mondo delle imprese
( e dei relativi Governi nazionali) la possibile rivoluzione irachena”.
Quella all‟Iraq è stata chiaramente une guerra iniziata , combattuta e
vinta a tavolino senza che la controparte avesse tempo di reagire .
Siamo dinnanzi alla totale affermazione del diritto del più forte, in
dispregio , non solo dei principi costituzionali italiani, ma anche dei
principi fondamentali di diritto internazionale e di quelli sanciti nella
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Carta delle Nazioni Unite,…è questa la pagina di storia che è stata
scritta, e proprio da noi occidentali. E‟ chiaramente l‟epoca
dell‟impero quella che Giulietto Chiesa definisce come” l‟era delle
guerre vigliacche in cui si può solo vincere!”
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Il processo volto ad imprimere alle forze di occupazione in Iraq una
sorta di “legalità onussiana”, purtroppo appoggiato anche da “certa
sinistra italiana”,costituisce un esempio di ingegneria istituzionale,
strumentale ad un disegno più largo di egemonia imperiale, che se
svelato responsabilmente e con onestà intellettuale dagli studiosi di
diritto internazionale, potrebbe farvi rabbrividire.
Le posizioni del Consiglio di sicurezza e l‟atteggiamento della
comunità internazionale dinnanzi alla questione irachena possono
essere sistematicamente illustrate attraverso l‟adozione e
l‟emanazione di tre risoluzioni, ciascuna delle quali rappresentativa di
una diversa fase della guerra:
-la ris. 1483 del 22 maggio 2003, assunta poco dopo la falsa caduta
del governo Hussein, riconosce le potenze occupanti, sotto il comando
unificato degli Usa, come” l‟Autorità internazionalmente responsabile
per l‟Iraq”.
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Giulietto Chiesa, “La guerra infinita”, Feltrinelli Editore, Milano 2002;
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E‟ questa la prima risposta data dagli Stati membri dell‟Onu: totale
ignoranza del crimine di aggressione e dell‟illegittimità
dell‟occupazione. E si realizza subito quanto previsto dal documento
italiano: abrogazione dell‟embargo, modifica del programma Oil for
food, e competenza dell‟Autorità provvisoria ad erogare le somme di
un Fondo per lo Sviluppo dell‟Iraq.
Qual è il reale peso giuridico di questa risoluzione? In presenza di
un‟occupazione radicalmente illegale, derivante da una guerra
d‟aggressione, nessuna risoluzione può produrre una sanatoria , anzi,
diventa essa stessa del tutto illegittima
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;
- la ris. 1511 del 16 ottobre 2003, adottata all‟unanimità, afferma “ la
natura temporanea dei poteri esercitati dall‟Autorità provvisoria” e
plaude la formazione di un Governo provvisorio ( non eletto dal
popolo) e il passaggio nominale di poteri a questa entità.
Secondo Bush, la guerra è finita da un pezzo, la sua dichiarazione
risale addirittura al Maggio 2003, ed ottenuta la copertura dell‟Onu si
passa ora dall‟internazionalizzazione all‟irakenizzazione del conflitto
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Aldo Bernardini, “Iraq: illecita occupazione, resistenza popolare, autodeterminazione irakena” in
Rivista della Cooperazione Giuridica Internazionale, Anno V, n.14, Maggio-Agosto;
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4
, facendo credere che tutto vada verso una situazione di normalità, ma
inevitabilmente la farsa continua: viene tracciato un percorso preciso
di “democratizzazione” si fa addirittura credere l‟apparente cessazione
dell‟occupazione militare ed il riacquisto di una fittizia sovranità
irachena
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; viene addirittura varata una “Legge di amministrazione
dello Stato dell‟Iraq per il periodo di transizione” (TAL)
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ma si
afferma nell‟ultima ordinanza (num.100) emessa da Bremer
che“leggi, regolamenti, ordini e altre normativa dell‟Autorità
provvisoria resteranno i vigore salvo e fino a che abrogate o emendate
da legislazione debitamente emanata e avente forza di legge”;
- la ris. 1546 dell’8 giugno 2004 ,votata anch‟essa all‟unanimità,
esprime” pieno appoggio al sovrano Governo ad interim dell‟Iraq”.
Avremmo assistito, quindi, secondo gli occupanti, alla ricostituzione
di uno Stato e di un Governo iracheni attraverso vincoli
convenzionali; nella realtà si è trattato della formazione di un regime
collaborazionista, e di un governo fantoccio, privo di proprie capacità
4
Varea Carlos, “Dall‟”internazionalizzazione” dell‟occupazione all‟”irachenizzazione” del
suo fallimento”, presso www.nodo50.org/csca , 17 Novembre 2003;
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Cfr. Aldo Bernardini, “Ego te baptizo carpam: realtà e mistificazione giuridica nella perdurante
guerra di aggressione all‟Iraq” presso www.iraqlibero.it ; pubblicato in Riv. I diritti dell‟uomo.
Cronache e battaglie”, Anno XV,num. 3, 2004;
6
Ornella Sangiovanni, “La Legge Amministrativa di Transizione dell‟Iraq (TAL)” in
www.osservatorioiraq.it, 23 Luglio 2004;
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vitali ed esposto all‟autodistruzione qualora venisse a mancare la
“forza multinazionale” che l‟ha plasmato
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.
Alcuni studiosi di diritto internazionale sostengono che l‟adozione
all‟unanimità delle ultime due risoluzioni e le richieste irachene di
permanenza della forza multinazionale sul territorio costituirebbero
pregiudizievoli circostanze sananti tutte le illegittimità ed illeicità
commesse, ma si dimentica innanzi tutto che le lettere sono state
inviate da Allawi, uomo dei servizi segreti statunitensi e britannici,
nonché mandante degli attentati anti-Saddam del ‟92 e ‟95 ,così come
rivelato dal New York Times subito dopo la sua nomina a Primo
Ministro, elegantemente voluta dagli americani, e quindi che si tratta
di richieste provenienti da un Governo non effettivamente
rappresentativo;
e poi che il Consiglio di Sicurezza non può emettere risoluzioni ultra
vires e non può sanare l‟illegittimità di questi atti; esso è un organo
dell‟Onu, un‟organizzazione realmente priva di una personalità
giuridica superiore agli Stati membri ed anzi sottoposta, al pari degli
Stati stessi, allo jus cogens: per questo le risoluzioni adottate in
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op.cit. Aldo Bernardini, “Ego te baptizo carpam…”;
Carlo Garbagnati, intervista a Danilo Zolo “La risoluzione 1546: un atto legittimo una scelta
infausta”;
7
contrasto con norme cogenti di diritto internazionale, sono nulle e
possono assumere soltanto il valore di un accordo informale tra gli
Stati ( purché non adottate in modo incostituzionale)
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.
Cosa potevamo fare invece di appoggiare il disegno anglo-americano?
A parte ritirare immediatamente le truppe e non riconoscere l‟operato
di questo Governo fantoccio, sicuramente far valere l‟illecito in
qualità di Stati membri,in riferimento ai principi sanciti nella Carta (
divieto della minaccia e uso della forza nelle relazioni internazionali,
rispetto della sovrana uguaglianza degli Stati, rispetto della non
ingerenza negli affari interni e soprattutto dell‟autodeterminazione dei
popoli) e in solenni dichiarazioni dell‟Assemblea Generale
(Dichiarazione sulla concessione dell‟indipendenza ai paesi e popoli
coloniali del 1960, Dichiarazione sui principi di diritto internazionale
riguardanti le relazioni pacifiche e la cooperazione tra Stati in
conformità alla Carta del 1970, Dichiarazione sulla definizione
dell‟aggressione del 1974, Dichiarazione sull‟inammissibilità
dell‟intervento e dell‟ingerenza negli affari interni degli Stati del
1981, Dichiarazione sull‟importanza della realizzazione universale del
diritto dei popoli all‟autodeterminazione del 1984).
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Aldo Bernardini, “Diritto e forza nel sistema internazionale”, in Studi in onore di Gaetano
Arangio-Ruiz,Editoriale Scientifica, Napoli;
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L‟unica forza attualmente legittimata a far valere l‟illecito è la
Resistenza irakena,soprattutto se, oltre alla contestazione della
perdurante occupazione militare, che ne impedisce di fatto la stabilità,
all‟interno di essa si ravvisa la continuità dello Stato impedito
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.
E‟ impossibile credere, infatti, come ha fatto notare il Senatore
Andreotti nella discussione al Senato sul caso Calipari, “ che Saddam
non possedesse un esercito”: la Guardia repubblicana è senza dubbio
entrata in clandestinità e quella a cui assistiamo è la continuazione
della guerra.
Fino a quando ci sarà la Resistenza irakena nessuna guerra sarà
definitivamente vinta, neppure quella all‟Iraq!
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op.cit. Aldo Bernardini, “Ego te baptizo carpam..”;
Bargiacchi Paolo, “Evoluzioni(possibili)ed involuzioni (certe) dell‟ordinamento
internazionale in relazione alla vicenda irakena”, in Rivista della Cooperazione
Giuridica,AnnoVI-n.17-Maggio-Agosto, 2004;
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Capitolo 1
STORIA DELL‟IRAQ
Dalle origini alla prima Guerra mondiale- Il mandato britannico-
La Seconda guerra mondiale- I nazionalisti al potere-
La Repubblica del 1958-1968- Il Ba‟th e Saddam Hussein- La guerra
con l‟Iran nel 1980- La guerra del Kuwait
“La storia si presenta una volta come tragedia e una volta come
farsa”
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ma la storia dell‟Iraq rappresenta un‟eccezione palese a questa
regola; il popolo iracheno è stato protagonista di una serie di tragedie
ed un nuovo capitolo rischia di aprirsi con effetti imprevedibili.
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citazione di Giancarlo Lannutti, “Breve storia dell‟Iraq. Dalle origini a oggi”, Datanews, Roma,
2002;