La vittima: aspetti psicologici e giuridici. Il caso di Natascha Kampusch
In questo elaborato ho analizzato alcuni aspetti di quella disciplina che, da oltre cinquant’anni occupa, in maniera sempre più significativa, il panorama scientifico: la vittimologia.
L’interesse per tale argomento è sorto durante lo studio affrontato nel corso di laurea e soprattutto mi ha incuriosito il fatto che si parlasse sempre e solo del “criminale”, raramente della persona offesa.
Dal mio punto di vista, credo che l’analisi della vittima debba avere un’importanza, per certi versi, superiore rispetto allo studio del criminale poiché il danneggiato risente maggiormente delle conseguenze negative derivate dall’atto criminoso; basti pensare al disturbo post-traumatico da stress.
Non ho incontrato particolari difficoltà nella fase di reperimento del materiale che trattasse di questa tematica, evidenziando specialmente l’aspetto psicologico, in quanto numerosi sono stati gli autori che hanno apportato contributi utili ai fini della nuova scienza.
Successivamente, invece, le notizie sulla vita di Natascha Kampusch, trovate sia sui giornali sia in internet, riportavano le stesse insufficienti informazioni che non mi permettevano di andare oltre a ciò che era accaduto prima della sua fuga. Fortunatamente sono riuscita a reperire la traduzione in italiano dell’unico libro che tratta della sua vicenda.
La prima parte dell'elaborato tratta la nuova disciplina specificando il ruolo rivestito dalla persona offesa nella società, ponendo a confronto alcune delle definizioni proposte dagli autori per comprendere cosa si intende con il termine “vittima”; ho inoltre analizzato i tre indirizzi di pensiero che la caratterizzano: il primo considera la vittimologia strettamente legata alla criminologia (vittimologia criminale), il secondo, una disciplina a se stante, con un proprio progetto di studio e una propria metodologia, indipendente dalla criminologia (vittimologia generale); l’ultimo focalizza gli aspetti sulla prevenzione della vittimizzazione, sulle cure e trattamento degli effetti in termini psichici, fisici e sociali ma, soprattutto, mira alla riduzione del danno tramite specifici interventi terapeutici (vittimologia clinica).
Hans von Henting e Benjamin Medelsohn sono considerati i due padri fondatori che, insieme ad altri esponenti, hanno elaborato delle classificazioni sulla figura della vittima, evidenziandone caratteristiche psicologiche e predisposizioni che possono favorire quel determinati status. Le persone offese possono essere considerate tali anche in base alla fattispecie di reato tra le quali si individuano le vittime di violenza domestica, di stalking, di mobbing e di mafia.
La seconda parte è dedicata agli aspetti giuridici della vittima, alla sua tutela in ambito penale in particolare alla mediazione e ad una effettiva attuazione di questa. Per troppo tempo la persona danneggiata è stata trascurata dal sistema giudiziario e solo ultimamente sono state apportate delle modifiche alle norme che riguardano la sua salvaguardia. Un aspetto molto importante è quello della mediazione penale, processo attraverso il quale una terza persona neutrale tenta di permettere alle parti di confrontarsi e di cercare una soluzione al conflitto. In Italia tale proposta trova spazio soprattutto nell’ambito del procedimento minorile grazie all’art. 28 che prevede la sospensione del processo e messa alla prova. In questo caso il giudice può disporre delle prescrizioni obbligatorie nei confronti del minore autore di reato, prevedendo anche la riconciliazione con la vittima. Inoltre, la mediazione, ha luogo nel procedimento penale davanti al Giudice di Pace, il quale ha l’obbligo di incoraggiare la conciliazione delle parti. Nel procedimento penale degli adulti, questa pratica incontra numerosi ostacoli e per ora resta solo un’ipotesi in attesa di una normativa che ne consenta un'adeguata attuazione.
La terza racconta ed analizza la vicenda di Natascha Kampusch, emblematico caso del rapporto vittima/carnefice, una bambina rapita alla tenera età di dieci anni e miracolosamente fuggita dal suo rapitore dopo otto anni vissuti segregata all’interno di una piccola cella. Un fatto di cronaca che mi ha molto colpita, in particolare la grande forza d’animo che ha avuto nel reagire immediatamente alla situazione restando sempre lucida e attenta; cosa non del tutto “naturale” poiché, a quell’età, si pensa solo a “giocare con le bambole”.
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Informazioni tesi
Autore: | Annalaura Lucresi |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2007-08 |
Università: | Università degli Studi dell'Aquila |
Facoltà: | Scienze della Formazione |
Corso: | Scienze psicologiche |
Relatore: | Mariano Angioni |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 122 |
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