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Narrare il disordine: una rappresentazione della follia attraverso i racconti di una mente perduta

Questo lavoro nasce con l'intento di gettare uno sguardo di tipo sociologico sulla follia attraverso lo sviluppo di un'analisi dei dati testuali, con l'ausilio del software NVivo 8®. L'indagine si configura complementare a un precedente studio edito nel volume Memorie di un internato psichiatrico, a cura di Felice Ficco e Quinto Antonelli. Lo studio sopraccitato ripercorre degli episodi di vita manicomiale attraverso le storie narrate in alcuni quaderni scritti da un internato psichiatrico, cui i curatori del libro hanno attribuito il nome fittizio di Antonio. Antonio è nato a Lavis negli anni Venti, il suo caso è singolare principalmente per un paio di motivi. Il primo riguarda la sua pluriventennale esperienza di vita manicomiale trascorsa a cavallo tra il ventennio fascista e gli inizi degli anni Ottanta. Periodo durante il quale si sono avvicendati dei modelli interpretativi del reale molti forti, che hanno rivoluzionato l'intero modo di comprendere la realtà che ci circonda (e quindi anche le modalità di comprendere, interpretare e gestire il fenomeno della follia). Tutto questo si è verificato in modo particolare in Italia, paese in cui è nato un tentativo di mettere in pratica, nel campo dell'assistenza sanitaria ai malati mentali, i nuovi principi che si erano affermati maggiormente nel decennio 1968–1978, attraverso l'approvazione della legge 180, che ha sancito la chiusura delle istituzioni manicomiali e la nascita dei servizi territoriali locali dislocati sul territorio nazionale. Antonio ha vissuto questi grandi cambiamenti di matrice storico-ideologica e legislativa, e nel viverli, calato nel ruolo di internato psichiatrico, ha lasciato una testimonianza scritta composta da più di ottanta quaderni, scritti durante gli anni di internamento, e nove racconti inediti scritti quando aveva l'età di circa sessant'anni, che narrano anche alcuni episodi della sua infanzia legati alla nascita del suo disturbo mentale. Proprio questi ultimi nove racconti rappresentano la base dei dati testuali di riferimento per l'analisi. Arriviamo così a poter parlare del secondo punto in questione: il caso di Antonio. Nelle perizie psichiatriche Antonio è stato definito un immorale costituzionale, con tendenze omosessuali, che a causa della sua personalità perversa, durante la sua adolescenza, ha compiuto alcune azioni sadiche su dei bambini di età inferiore alla sua. Nei suoi racconti Antonio narra che fin da bambino si sentiva diverso dagli altri ragazzi e avvertiva che il suo mondo interiore era invaso da alcune forze, che Quinto Antonelli e Felice Ficco hanno denominato energie psichiche, che gli facevano ribollire il sangue. Percependo da subito questa diversità Antonio da bambino era un po' schivo, tendeva a rifugiarsi nella sua interiorità anche grazie alla lettura che gli permetteva di “[...] elaborare anche un margine di manovra rispetto ai condizionamenti sociali e/o familiari[...]”. Sulla base di queste due importanti caratteristiche di Antonio abbiamo potuto costruire gli obiettivi e il corpus dell'analisi che seguirà nei capitoli successivi. Nell'abbozzare un discorso introduttivo sul lavoro svolto e sul protagonista del nostro lavoro, abbiamo delineato due dimensioni che coincidono con le nostre macro-aree di indagine. La prima macro-area è relativa alla dimensione letteraria, che contiene in sé un duplice aspetto. Uno è legato alle letture di Antonio e alle influenze che alcune letture hanno esercitato sulla sua vita e sul suo modo di scrivere. Il secondo è legato alla rappresentazione di Antonio del suo male interiore. Gli obiettivi che vogliamo perseguire in questa parte sonoprincipalmente due: il primo è relativo alla creazione di una anamnesi letteraria che contenga tutte le citazioni dei libri che Antonio menziona durante i suoi
racconti, per avere un quadro generale e semplificato delle tipologie di libri preferiti da Antonio dal quale derivare le diverse influenze letterarie alle quali egli è stato sottoposto. Il secondo è relativo all'analisi delle rappresentazioni narrative del male interiore, che Antonio costruisce per descrivere, agli ipotetici lettori, il suo disturbo mentale esplorando la sua identità e il proprio animo. Se la prima macro-area è incentrata più sullo studio della rappresentazione del male attraverso un'analisi che appartiene al campo della sociologia della letteratura, la seconda macro-area è focalizzata sui rapporti che Antonio instaura con l'istituzione manicomiale studiati dal punto di vista di un internato psichiatrico. Gli obiettivi che vogliamo perseguire in questa parte sono incentrati in primo luogo sull'interpretazione dei rapporti che Antonio instaura con l'istituzione manicomiale e con le figure professionali che vi operano, e sulle possibili strategie di adattamento messe in atto da Antonio. In secondo luogo, intendiamo verificare la presenza di possibili influenze ideologiche nelle visioni dell'istituzione manicomiale di un internato psichiatrico.

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Introduzione Questo lavoro nasce con l'intento di gettare uno sguardo di tipo sociologico sulla follia attraverso lo sviluppo di un'analisi dei dati testuali, con l'ausilio del software NVivo 8®. La nostra indagine si configura complementare a un precedente studio edito nel volume Memorie di un internato psichiatrico 1 , a cura di Felice Ficco e Quinto Antonelli. Lo studio sopraccitato ripercorre degli episodi di vita manicomiale attraverso le storie narrate in alcuni quaderni scritti da un internato psichiatrico, cui i curatori del libro hanno attribuito il nome fittizio di Antonio. Antonio è nato a Lavis negli anni Venti 2 , il suo caso è singolare principalmente per un paio di motivi. Il primo riguarda la sua pluriventennale esperienza di vita manicomiale trascorsa a cavallo tra il ventennio fascista e gli inizi degli anni Ottanta. Periodo durante il quale si sono avvicendati dei modelli interpretativi 3 del reale molti forti, che hanno rivoluzionato l'intero modo di comprendere la realtà che ci circonda (e quindi anche le modalità di comprendere, interpretare e gestire il fenomeno della follia). Tutto questo si è verificato in modo particolare in Italia, paese in cui è nato un tentativo di mettere in pratica, nel campo dell'assistenza sanitaria ai malati mentali, i nuovi principi che si erano affermati maggiormente nel decennio 1968 – 1978, attraverso l'approvazione della legge 180, che ha sancito la chiusura delle istituzioni manicomiali e la nascita dei servizi territoriali locali dislocati sul territorio nazionale. Antonio ha vissuto questi grandi cambiamenti di matrice storico-ideologica e legislativa, e nel viverli, calato nel ruolo di internato psichiatrico, ha lasciato una testimonianza scritta composta da più di ottanta quaderni 4 , scritti durante gli anni di internamento, e nove racconti inediti scritti quando aveva l'età di circa 1 Q. Antonelli, F. Ficco, Memorie di un internato psichiatrico, Museo Storico Trento, Trento, 2003. 2 La data esatta della sua nascita, e il suo vero nome, non sono stati riportati in questa sede nel rispetto della vigente normativa sulla privacy. Da alcuni riferimenti temporali presenti nei racconti di Antonio possiamo ipotizzare che sia nato intorno al 1920 – 1921. 3 In questo caso ci riferiamo alle ideologie del periodo fascista e alle ideologie veicolate durante il periodo della rivoluzione culturale nella seconda metà degli anni Sessanta. 4 La maggior parte di questi quaderni sono andati perduti. Alcuni sono stati ritrovati e conservati da Quinto Antonelli presso l'Archivio della scrittura popolare, nel Museo storico di Trento. Una parte di questi ultimi sono stati editi nel libro Memorie di un internato psichiatrico. 1

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malattia mentale
politiche sociali
basaglia
manicomio
sociologia della comunicazione
servizi sociali
sociologia della letteratura
legge 180
assistenza sociale
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