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Il riconoscimento in sede giudiziale del diritto al matrimonio per le coppie same-sex negli Stati Uniti d'America

Riassunto sintetico:
In questa tesi sono stati analizzati i modi in cui le corti americane hanno finora esaminato la questione del riconoscimento del diritto al matrimonio per le coppie formate da individui dello stesso sesso (in breve, same-sex). Essa si è concentrata sull’applicazione di due profili costituzionali, selezionati perché sono i più frequentemente sollevati e perché sono gli unici, almeno a oggi, su cui le corti si dividono. Il primo profilo si riferisce, di solito, a un’analisi basata sulla due process clause, il secondo a un’analisi basata sull’equal protection clause. Questi profili richiedono rispettivamente che la corte esamini se la proibizione dei matrimoni same-sex trasgredisca un diritto costituzionalmente protetto e se essa incida su un gruppo di individui che necessiti una protezione giudiziale. Così facendo, le corti stabiliscono quale livello di importanza deve essere dato all’istanza dei ricorrenti. L’analisi poi continua nel bilanciamento tra il diritto rivendicato e gli interessi di natura pubblica che il governo sostiene forniscano una giustificazione per tale interferenza. Ovviamente, se il diritto dei ricorrenti sarà più “pesante” dell’interesse dei convenuti, ai primi spetterà una riparazione; viceversa, la corte affermerà la legittimità dello status quo.

Metodologia seguita:
Si è cercato di lavorare per lo più su fonti primarie. Sono stati selezionati e classificati venti casi in base alla loro risposta alle questioni costituzionali su cui si concentra la tesi: (1) se il matrimonio tra persone dello stesso sesso sia un diritto costituzionalmente protetto, (2) se la sua proibizione crei una discriminazione inaccettabile nei confronti di un determinato gruppo di individui e (3) se il governo abbia un interesse sufficientemente forte per sostenere la costituzionalità della legge. Le risposte a queste domande sono state poi analizzate, cercando, con l’aiuto della letteratura giuridica in merito, di rilevare i difetti nella logica da esse espressa.

Principali risultati raggiunti:
La conclusione è che in sede giudiziale non sono state finora presentate argomentazioni valide per sostenere la proibizione dei matrimoni same-sex. Per quanto riguarda la definizione del diritto fondamentale al matrimonio, i giudici falliscono nel rendersi conto del carattere individuale e, quindi, universale, di tale diritto. Per quanto riguarda l’accertamento che gli omosessuali siano una classe meritante protezione costituzionale, le corti falliscono nel prendere in considerazione i fattori preposti in modo oggettivo. Per quanto riguarda gli interessi statali dichiarati legittimi, le corti accettano argomenti il cui fondamento logico è per lo meno discutibile. Ciò fa pensare che le corti, nel negare tale diritto alle coppie same-sex, seguano motivazioni non strettamente giuridiche.

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1 Introduzione In Occidente, negli ultimi decenni, si è assistito all’affacciarsi sulla scena pubblica di una minoranza finora esclusa dalla “comunit{ morale”: gli omosessuali. La sua im- popolarità derivava—e deriva ancora—dalla percepita inappropriatezza delle scelte sessuali dei suoi membri—e, in particolare, della sua componente maschile: “L’omosessualit{ era [considerata come] un abuso immorale e innaturale dell’appropriata funzione umana della sessualità, il quale marcava l’omosessuale come sub-umano e perciò completamente fuori dalla comunità morale di individui. L’esilio degli omosessuali da una qualsiasi equa rivendica- zione sulla comunità morale era manifestato con l’idea … dell’omosessualit{ come … crimine non adatto a essere nominato.” 1 Il legame tra l’atto sessuale identificato con gli omosessuali, cioè la sodomia, e l’immoralit{ di cui era accusato derivava in gran parte dalla reazione emotiva di ri- getto che gli individui-parte della comunità morale associavano alla “condotta” omo- sessuale. Tale sensazione era estesa all’ambito pubblico tramite quella che Nus- sbaum definisce come “politica del disgusto”: “Molte persone [reagivano] alla … presenza di omosessuali con una profonda avversione simile a quella ispirata da rifiuti corporei, insetti viscidi e cibo an- dato a male—e poi [citavano] proprio quella reazione per giustificare un ampio spettro di restrizioni legali, dalle leggi sulla sodomia alle proibizioni dei ma- trimoni same-sex.” 2 1. D.A.J. Richards, Women, gays, and the constitution: The ground for feminism and gay rights in culture and law, Chicago, University of Chicago Press, 1998, 361, citazioni omesse. 2. M.C. Nussbaum, From disgust to humanity: Sexual orientation and constitutional law, New York, Oxford University Press, 2010, xiii.

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