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Tra ideologia e consumo - il fascismo e il cinema dei telefoni bianchi

Questa ricerca nasce dalla volontà di comprendere il regime fascista e la società italiana tramite i loro rapporti con il cinema dei telefoni bianchi. Sembra chiara la gerarchia di questi rapporti: al vertice sta il regime con il suo potere di controllare la produzione cinematografica, ma in parte anche il pubblico; il film rimane in mezzo – incentivato e controllato dal regime, desiderato dagli spettatori; il pubblico sembra posizionarsi in basso – consumatore passivo di opere cinematografiche - per poi rivelarsi attivo plasmando i film attraverso la propria fantasia e creando una propria, nuova visione del mondo, pronta a ribaltare la gerarchia esistente, almeno con l'immaginazione.
Anche se il protagonista della ricerca è il cinema, essa inizia con alcune domande rispetto al passato dell'Italia. Fu il fascismo autoritario rispetto al cinema? Fu il fascismo un totalitarismo perfetto nel suo progetto culturale? Riuscì il fascismo a controllare la nascente società di massa? Le risposte andranno cercate nel cinema dei telefoni bianchi.
Il periodo di produzione cinematografica in considerazione è quello tra il 1930 – anno dell'avvento del sonoro in Italia – e il 1943 – anno della caduta del fascismo. La prima data riguarda un notevole mutamento del linguaggio audiovisivo, la seconda invece un avvenimento di enorme interesse per la storia italiana. La storiografia del cinema stabilisce l'apertura di questo periodo, la storiografia politica dell'Italia ne sancisce la chiusura. Le due storiografie in questione sono intimamente connesse e rispetto a questa ricerca non possono prescindere una dall'altra pure quando non c'è un legame diretto tra gli avvenimenti politici e quelli nel mondo del cinema.
Questa ricerca si prefigge l'obiettivo di esaminare il cinema dei telefoni bianchi sia negli anni in cui il fascismo sembrò interpretare bene i desideri della popolazione italiana per poterne guadagnare il consenso, sia negli anni del declino del consenso e della guerra. Nonostante le diverse circostanze nei due periodi storici in questione queste commedie non cambiarono sensibilmente e le loro trame sembrano trattare sempre gli stessi argomenti passionali e amorosi. Questi film “scacciapensieri” comico sentimentali trasmisero una serie di messaggi al pubblico di allora, ne influenzarono i comportamenti, suscitando desideri e sogni. Non raccontarono la realtà ma una serie di invenzioni, di mondi possibili altrove. Tralasciarono gli aspetti più evidenti del mondo fascista per rappresentarne altri, taciuti. Preferirono non specchiare la società per indagarne i sogni, proporre nuove aspirazioni, trasformarne le idee.
Questi film dimenticano la realtà, nascondono la dittatura e la violenza senza lasciarne alcuna traccia riconoscibile e mostrano ciò che era permesso mostrare. Spesso propongono i valori cari al fascismo quali la disciplina, l'accettazione delle gerarchie sociali, la modernità, l'ordine, l'obbedienza e l'eroismo. Altrettanto spesso propongono l'individualismo, il benessere materiale, i nuovi consumi, il lusso, l'emancipazione femminile, i nuovi rapporti tra i sessi mettendosi contro l'ideologia del regime. Il cinema dei telefoni bianchi afferma alcuni dei valori fascisti per subito negarne altri.
Il cinema come arte verrà esaminato solo parzialmente e superficialmente, cercando i legami tra il messaggio trasmesso dal mezzo cinematografico, come forma e contenuto, e le possibili aperture del pubblico verso stili di vita nuovi. L'estetica che il cinema comico di quegli anni condivide con altri mezzi di comunicazione, come le riviste e le pubblicità, è l'estetica della cultura e della società di massa. Questi gusti particolari non riguardano solo le opere culturali ma si riferiscono a un modo di vivere totalmente nuovo, spesso ispirato al cinema e diffuso come modello grazie ad esso. Andranno cercate delle analogie semantiche tra cinema e società, collegandoli tramite la cultura di massa, oggi respinta come portatrice di omologazione, e il consumismo, oggi demonizzato. Il cinema, la cultura di massa, il consumismo verranno esaminati come delle novità rispetto alla società italiana degli anni '30 e quindi come rotture, discontinuità e future trasformazioni possibili.

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PREFAZIONE Questa ricerca nasce dalla volont à di comprendere il regime fascista e la  società italiana  tramite i loro rapporti con il cinema dei telefoni bianchi.  Sembra chiara la gerarchia di questi rapporti: al vertice sta il regime con  il suo potere di controllare la produzione cinematografica, ma in parte  anche il pubblico; il film rimane in mezzo – incentivato e controllato dal  regime, desiderato dagli spettatori; il pubblico sembra posizionarsi in  basso   –   consumatore   passivo   di   opere   cinematografiche   ­   per   poi  rivelarsi attivo plasmando i film attraverso la propria fantasia e creando  una propria, nuova visione del mondo, pronta a ribaltare la gerarchia  esistente, almeno con l'immaginazione. Anche se il protagonista della ricerca  è il cinema, essa inizia con alcune  domande rispetto al passato dell'Italia. Fu il fascismo autoritario rispetto  al cinema? Fu il fascismo un totalitarismo perfetto nel suo progetto  culturale? Riusc ì il fascismo a controllare la nascente societ à di massa?  Le risposte andranno cercate nel cinema dei telefoni bianchi. Il periodo di produzione cinematografica in considerazione  è quello tra  il 1930 – anno dell'avvento del sonoro in Italia – e il 1943 – anno della  caduta del fascismo 1 . La prima data riguarda un notevole mutamento  del linguaggio audiovisivo, la seconda invece un avvenimento di enorme  interesse   per   la   storia   italiana.   La   storiografia   del   cinema   stabilisce  l'apertura di questo periodo, la storiografia politica dell'Italia ne sancisce  la chiusura.  Le due storiografie in questione sono intimamente connesse e rispetto a  questa ricerca non possono prescindere una dall'altra pure quando non  c'è un legame diretto tra gli avvenimenti politici e quelli nel mondo del  1 Si potrebbero individuare due “cadute” del fascismo in Italia: la prima ­ interna, il 25 Luglio 1943 e  la seconda con la liberazione il 25 Aprile 1945. 2

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