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Metodologie di analisi d'impatto della regolamentazione finanziaria

Il mercato, secondo la teoria classica, raggiunge il suo equilibrio attraverso le sue stesse forze auto-regolatrici, tramite il concetto, spesso abusato, della “mano invisibile” teorizzata da Smith nel suo “La Ricchezza delle Nazioni”, secondo il quale il sistema economico non richiede interventi esterni per regolarsi e in particolare non necessita l'intervento di una volontà collettiva razionale.
Nella realtà, invece, non esiste alcun mercato che non sia doverosamente sottoposto ad una qualche regolamentazione; in particolar modo il mercato finanziario, che più di tutti è caratterizzato dall’idoneità ad autoregolamentarsi, tramite le forze di domanda e offerta, è generalmente il mercato con il più elevato livello di regolamentazione.
La regolamentazione finanziaria avrà il compito di intervenire sul mercato proprio per evitare le distorsioni che si verranno a creare sul mercato, cercando di avvicinarlo alle condizioni teoriche di base che permettono un suo corretto funzionamento e che i fallimenti del mercato (le distorsioni di cui sopra) allontanano dal “modello” astratto di mercato perfetto.
Questo lavoro si propone di analizzare le metodologie utilizzate dai diversi analisti per studiare gli effetti che una data regolamentazione ha sul mercato in generale e sulla pluralità di portatori d’interesse in generale.
Nel primo capitolo si daranno le definizioni di “Analisi d’impatto della regolamentazione”, esplicandone gli approcci teorici di base, delineando le fasi di analisi ed esponendo le motivazioni che possono aver portato il policy-maker all’intervento, motivazioni che saranno la base su cui poggerà l’intera analisi, che dovrà fornire allo stesso policy maker le motivazioni pratiche e teoriche attraverso le quali potrà scegliere tra diverse alternative percorribili nel lavoro di formazione del regolamento. Le indicazioni principali potranno pervenire dall’analisi dei costi e benefici, mentre il raggiungimento degli scopi preposti nel legiferare sarà analizzabile tramite l’attività di monitoraggio, basata sull’approccio “controfattuale”.
Nel secondo capitolo si enunceranno le metodologie di misurazione dei costi e benefici; per quando riguarda i costi si partirà dalle più elementari, basate sulla computazione dei costi alle attività di regolamentazione, mutuate dall’economia aziendale e dall’analisi d’impatto per la legislazione in generale, per arrivare alle più complesse, attraverso metodi econometrici e statistici; mentre, per quanto riguarda i benefici varrà principalmente la distinzione tra le tecniche di misurazione dirette e quelle indirette; le varie tecniche saranno esaminate evidenziando i pregi e i difetti.
L’analisi d’impatto della regolamentazione è legata a doppio filo alle finalità e ai compiti dell’autorità deputata all’esercizio di valutazione. Nel terzo capitolo si proverà a descrivere il ruolo dell’AIR nelle attività di Banca d’Italia, per la quale è una “facoltà da esercitare secondo il criterio di proporzionalità, ai fini dell’efficace ed efficiente perseguimento delle finalità di vigilanza”, sottolineando i comportamenti della stessa, i casi di applicazione, le modalità di svolgimento e l’importanza dell’AIR nelle fasi del processo regolamentare in Bankitalia. Il capitolo si chiude con un esempio di AIR condotta in Bankitalia, riguardante il recepimento delle modifiche alla direttiva Capital Requirement Directive. L’AIR si concentrerà sulle disposizioni comunitarie che avranno un forte impatto sul sistema finanziario nazionale e le disposizioni che lasceranno potere discrezionale alla stessa autorità, con una comparazione delle possibili opzioni regolamentari che potranno essere intraprese.
Nel quarto e ultimo capitolo verrà esaminato l’approccio dell’Fsa all’analisi d’impatto, attraverso la descrizione delle metodologie utilizzate per analizzare la normativa Mifid. Tale analisi, nonostante non segua precisamente le fasi di una classica AIR, è notevolmente interessante ed è stata preferita ad altre applicazioni, in quanto è svolta utilizzando tecniche statistiche ed econometriche che ben esplicitano lo spirito e le risultanze richieste all’analisi AIR. Tale analisi, infatti, traccia un quadro completo della situazione che si verrà a creare a seguito dell’implementazione della normativa, basandosi sulla costruzione di scenari probabilistici e la realizzazione di modelli basati sulla teoria economica che quantificano e stimano in maniera scientifica i benefici potenziali che sono stati individuati in prima analisi.

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7 CAPITOLO1 ANALISI D’IMPATTO DELLA REGOLAMENTAZIONE Premessa L’analisi d’impatto della regolazione (AIR) è uno strumento particolarmente importante nel campo normativo finanziario. Nonostante la sua difficoltà di realizzazione, l’AIR offre un notevole contributo alla qualità della regolamentazione e sono numerose le istituzioni che hanno deciso di adottare questo strumento nel processo di formazione delle decisioni di regolamentazione finanziaria. La diffusione dell’AIR, in Europa, è stato incoraggiata dall’azione intrapresa dall’OCSE, che, lungo tutto l’arco degli anni ’90, ha, a più riprese, sottolineato la necessità di un miglioramento della regolamentazione, formulando raccomandazioni e pubblicando linee guida 1 . I principi raccomandati dall’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, hanno trovato terreno fertile nella Commissione Europea, che è tra le autorità che più di altre ha preso ispirazione da tali principi nei processi decisionali riguardanti la regolamentazione finanziaria 2 . Per quanto importante, l’attività di analisi dell’impatto non può sostituire l’attività decisionale politica, avendo il ruolo di parere tecnico non vincolante. Nella “Guida alla sperimentazione dell’AIR” 1 Ad esempio, “Improving the Quality of Government Regulation”, 1995. 2 Già nel Libro Bianco “Financial Services Policy 2005-2010”, in cui venivano rese note le linee strategiche e programmatiche per il quinquennio, il consolidamento della legislazione esistente e il rispetto dei principi della “Better Regulation” erano individuate come priorità delle istituzioni europee. Nel settore finanziario essa è utilizzata in misura crescente anche dai Comitati di 3° livello previsti dalla procedura Lamfalussy e da diverse autorità nazionali, seppur non sempre in modo strutturato.

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