L'insider trading nel diritto penale
I reati che interessano il settore economico-finanziario, a fronte di una provata pervasività capace di ledere la regolarità dell'ordito dei mercati finanziari, furono lungamente sottostimati dal Legislatore italiano; anche se la Dottrina più sensibile a partire dagli anni '70 già si interrogava sulla necessità di tipizzare determinate condotte lesive della regolarità mercantile finanziaria.
All'interno di questa vasta area di comportamenti illeciti, il cosiddetto “insider trading” (alla lettera: “il commercio dell'iniziato”) funge paradigmaticamente come uno degli abusi massimamente destabilizzanti dei mercati; si tratta di colpire “quelli che gli anglosassoni chiamano insiders e i francesi initiés, sono le piccole volpi che entrano di soppiatto negli orti del Signore”.
Il termine infatti individua una particolare forma di approfittamento di vantaggi conoscitivi sfruttando informazioni che hanno l'attitudine a incidere sul normale corso degli strumenti finanziari, conosciute in anticipo rispetto alla generalità degli investitori grazie a canali privilegiati di accesso (ragioni di ufficio) allo scopo di lucrare sulla differenza tra i prezzi prima e dopo la diffusione delle informazioni stesse.
Chi può essere in grado di prevedere prima e con maggior precisione i comportamenti di quel particolare àmbito mercantile fatto di contrattazioni impersonali e di massa, in cui gli scambi avvengono in un fugace impulso telematico cagiona non solo un danno economico ai soggetti che vi operano correttamente, fiduciosi di realizzare un surplus del proprio capitale investito; ma sopratutto, gli insiders, cagionano un danno di vastissima portata all'intero mercato mobiliare in grado di menomarne la stessa struttura, basata sulla eguaglianza di chances. La necessità di garantire a tutti i partecipanti al mercato l' égalité des armes è attuabile unicamente attraverso l'interdizione dei comportamenti capaci di inficiare la regolarità del mercato.
La scelta del modello sanzionatorio più efficace ed idoneo nelle legislazioni nazionali e sovranazionali deve essere il frutto di un delicato bilanciamento di interessi contrastanti; il mercato visto nella sua ottica liberale classica e l'esigenza di tutelare i soggetti più deboli del mercato mobiliare. Esigenza che si è fatta sempre più di pregnante attualità negli anni recenti, sconvolti da scandali economici di vaste proporzioni. Si tratta quindi, per il Legislatore, di operare una scelta fra un approccio più mediato e cauto al fine di conciliare la tutela del risparmio con le norme che presidiano il rispetto delle leggi di mercato in un'ottica di sempre maggiore finanziarizzazione dell'economia; la risposta a questa domanda varia a seconda del contesto statuale: di eccessiva repressione negli Stati Uniti e di generale tolleranza negli Stati dell'Unione Europea. L'obiettivo che deve essere perseguito è la repressione delle speculazioni eccessive senza però soffocare il dinamismo del mercato. Questo proposito deve essere il punto di riferimento per ogni intervento di tutela dagli abusi del mercato. In questo elaborato tratterò l'origine dell'istituto offrendone dapprima un panorama analitico e comparatistico basato sull'esperienza degli Stati Uniti e dei Paesi europei con economie maggiormente progrediti. In seguito tratterò le peculiarità del reato in ordine al suo bene protetto e alla sua struttura in base alla disciplina italiana ed extranazionale. Infine porterò il cono visuale sul rapporto fra disciplina penale e amministrativa e ai poteri in capo alla CONSOB.
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Informazioni tesi
Autore: | Michele Pavarina |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2009-10 |
Università: | Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia |
Facoltà: | Giurisprudenza |
Corso: | Giurisprudenza |
Relatore: | Luigi Foffani |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 153 |
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FAQ
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