La scrittura neorealistica di Domenico Rea
La tesi che presento si focalizza sulla figura dell’autore neorealista Domenico Rea. In particolar modo, essa s’incentra sull’intensa attività giornalistica, saggistica e narrativa operata durante la sua febbrile attività di scrittore e giornalista. L’opera di Domenico Rea comprende racconti, saggi, recensioni, articoli giornalistici su alcuni dei più importanti periodici del tempo, nonché dei nostri giorni («Il Giornale», «Il Mattino», «Il Tempo», ecc.) e la sua formazione letteraria si deve non solo ad autori appartenenti alla letteratura napoletana, comprendendo autori contemporanei e post-moderni (Matilde Serao, Salvatore Di Giacomo, Raffaele Viviani, Eduardo De Filippo), ma anche ad autori che hanno arricchito il panorama della letteratura italiana e internazionale (Boccaccio, Mayer, Faulkner, Joyce, ecc.).
Attraverso la sua scrittura, la cui lingua è radicata nei classici (Boccaccio, Pulci, Cellini, Basile, ecc.) e il cui stile si caratterizza per un taglio sintattico veloce, conciso, moderno, Rea riesce ad esprimere un realismo plebeo, ma allo stesso tempo favolistico e visionario. Molti suoi racconti, a partire da quelli raccolti in Spaccanapoli e in Gesù, fate luce, sono caratterizzati da una struttura particolare, ovvero quella del racconto-saggio o saggistica narrata, in cui l’intreccio tra il documento e la creazione diventa un tutt’uno, fino quasi al completo assorbimento di uno stile nell’altro. Si può ben notare la suddetta forma narrativa in quello che è stato designato il primo importante saggio del nostro autore e cioè Le due Napoli, pubblicato per la prima volta nel 1951 sulla rivista «Paragone». Ma prima di questo capolavoro esiste una vasta serie di articoli giornalistici, recensioni e saggi che ricoprono una cospicua fetta dell’opera reana e che costituiscono l’avantesto delle principali opere dello scrittore. Il primo capitolo riguarda il primo periodo di formazione del giovane scrittore, in cui Rea comincia a scrivere su diverse testate giornalistiche. È sul settimanale salernitano «Il popolo fascista» che Rea ha il suo debutto. Su questa testata l’autore scriverà recensioni su alcuni dei più autorevoli scrittori del tempo, quali Pavese, Vittorini, Faulkner, Mauriac, curando la rubrica «Libri in vetrina». Il secondo capitolo propone un elenco di testate giornalistiche sulle quali ha scritto Domenico Rea durante il corso della sua vita. Il terzo capitolo mira ad analizzare il capolavoro Le due Napoli, l’opera che meglio mette in evidenza la forma di saggistica narrata tanto cara allo scrittore napoletano, forma utilizzata già in Breve storia del contrabbando contenuto in Gesù, fate luce, ma in realtà presente già nell’Interregno di Spaccanapoli. Le due Napoli si impone quasi come manifesto della napoletanità, ma, allo stesso tempo, vuole mettere a confronto le due immagini di Napoli: l’una cantata, celebrata, rappresentata dai grandi autori della tradizione napoletana, nonché dei quella nazionale ed internazionale e l’altra, quella autentica, vera, patita. Nel quarto capitolo si esamina la parte narrativa dell’opera reana. In particolare si analizzano tre raccolte di racconti: la prima silloge del 1947 intitolata Spaccanapoli; la seconda silloge del 1950 intitolata Gesù, fate luce e la terza silloge del 1955 intitolata Quel che vide Cummeo. Le raccolte sono studiate sia dal punto di vista prettamente strutturale che dal punto di vista argomentativo. Il quinto capitolo vuole dimostrare come la sostanza dell’opera reana riesca a passare dalla forma giornalistica alla forma saggistica e narrativa. In particolare, si mette a confronto l’articolo La diffamazione di Napoli, pubblicato su «La fiera Letteraria» il 23 ottobre del 1947 e il saggio Breve storia del contrabbando, raccolto in Gesù, fate luce del 1950, analizzando differenze e similitudini presenti nei testi. Lo stesso tipo di lavoro è, successivamente, realizzato tra l’articolo La diffamazione di Napoli e il racconto La «Segnorina» pubblicato in Spaccanapoli nel 1947. Lo studio, al limite del discorso filologico, si articola mediante la stesura di due parti parallele tra loro, presentate in apposite tabelle, consentendo una facile lettura, comprensione e analisi del raffronto. La tesi contiene, inoltre, un’appendice, nella quale si indaga sulla parte più intima e privata dello scrittore Domenico Rea, grazie all’aiuto e all’intervista concessami da Lucia Rea, figlia dello scrittore napoletano.
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Informazioni tesi
Autore: | Claudia Petruccelli |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2009-10 |
Università: | Università degli Studi di Napoli "L'Orientale" |
Facoltà: | Lettere e Filosofia |
Corso: | Lingue straniere per la comunicazione internazionale |
Relatore: | Elena Candela |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 225 |
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