Giornalismo russo: proibito parlare
La parola è il mezzo di comunicazione più antico a disposizione dell’uomo. È ciò che rende l’essere umano diverso dagli altri mammiferi, unico nel suo genere. Fin dai primi attimi di vita il bambino fa sentire la sua voce al mondo intero tramite il primo pianto. Ma è con la crescita e l’apprendimento del linguaggio che la parola diventa anche un’arma nelle mani dell’umanità, spesso la più tagliente, perché attraverso di essa gli uomini si confrontano e trasmettono le loro idee. Lo scambio di opinioni è una forma di democrazia all’interno della comunicazione. Nel momento in cui si proibisce a qualcuno di esprimere le proprie idee si compie un atto che va contro una delle più importanti e antiche libertà umane: la libertà di espressione.
Nel 2010 appare assurdo che in alcuni Paesi, anche tra i più industrializzati e avanzati come la Russia, sia ancora in vigore la censura. L’Occidente, ormai abituato a informarsi tramite i nuovi mezzi di comunicazione di massa, come internet, spesso non si rende conto che in altri angoli del pianeta la gente è messa all’oscuro di molte notizie e ha l’accesso solo a ciò che lo Stato decide.
Oggi tutti parlano di globalizzazione, chi nel bene e chi nel male, ma nessuno si preoccupa invece di quelle popolazioni che vivono nella loro nazione come se abitassero fuori da questa terra, isolate da tutto e da tutti.
Infatti sono molti i Paesi dove la libertà di stampa non è sempre garantita. Persino negli Stati che si dichiarano i capisaldi della democrazia non manca la macchia se pur minima della censura.
Risulta quindi importante non fermarsi alle apparenze di falsa democrazia dei sistemi mediali vigenti all’interno delle diverse Nazioni, ma è essenziale andare ad analizzare la situazione più da vicino, cercare notizie direttamente alla fonte, studiare le metodologie seguite dai giornalisti per
creare i loro articoli.
Dopo aver analizzato la situazione attuale in cui si trova la Russia, si può facilmente comprendere che la realtà è ben diversa dall’apparenza: la censura è riapparsa quasi come nell’era sovietica e le ripercussioni sulla società e sulla categoria dei giornalisti sono evidenti. Molte informazioni trattate in questo elaborato non fanno parte delle notizie che i mezzi di comunicazione di massa occidentali trasmettono in Europa, e la gente non ne è a conoscenza. Alla base di questo silenzio esistono sempre più spesso motivi politici ed economici che legano gli interessi dei Paesi occidentali con la Russia. Anche questa è una forma di censura, che viene combattuta comunque dalle organizzazioni a difesa della libertà di stampa.
La situazione appare quindi più grave di quanto si possa pensare in un primo momento. Solo portando avanti una strenua denuncia contro tutti i capi di Governo, i grandi imprenditori e i potenti uomini politici che si sono macchiati degli omicidi di giornalisti che hanno commesso l’errore di compiere al meglio il loro lavoro raccontando la verità si può combattere questa situazione vergognosa. Perché la Russia non è l’unico Paese che si dichiara democratico senza esserlo fino in fondo. Nella stessa Europa Occidentale non è difficile imbattersi in casi eclatanti di censura o limitazione della libertà di stampa.
Questo elaborato vuole essere un semplice punto di partenza per ricerche e approfondimenti futuri non solo per quanto riguarda l’evolversi della condizione dei media russi, ma per la tutela della libertà di stampa in generale nel mondo.
Nulla mai potrà fermare la voce dell’uomo, la sua penna, il suo pensiero. Neppure la morte. È questo l’insegnamento che ho tratto a conclusione di questo lavoro, ma soprattutto è questo che ho imparato grazie all’esempio di Anna Politkovskaja.
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Informazioni tesi
Autore: | Karim Antonietta Marazzina |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 2009-10 |
Università: | Università degli Studi di Milano |
Facoltà: | interfacoltà: Lettere e filosofia e Scienze politiche |
Corso: | Mediazione linguistica e culturale |
Relatore: | Giulia Baselica |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 129 |
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