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Questa sera si recita la Bibbia: La regia teatrale tra ermeneutica e teologia

Parlare di Bibbia a teatro può generare molti equivoci. C’è chi già sbuffa di noia prevedendo di vedere attori in tunica – se non addirittura con ali sulle spalle – esibirsi in liturgie dimenticate, preghiere pronunciate in chissà quale lingua polverosa e arcaica; subito si riaffaccia prepotentemente al pensiero la lunga e articolata storia di incomprensioni tra Chiesa e teatro, senza però ricordare i numerosi punti di contatto tra le due, ad esempio in certa terminologia reciprocamente mutuata.
Per sviluppare questa tesi è stato necessario scartare alcune ipotesi di lavoro: una, di competenza più drammaturgica, è l’esame delle innumerevoli opere teatrali e spettacoli basati sul testo biblico o sui suoi personaggi; un’altra è l’analisi storiografica del rapporto tra cultura ebraica e teatro, seguendo l’intreccio tra liturgia e pratiche performative, magari suggerendo, chissà, una storia del teatro che non origini soltanto dai tragici greci. La pista privilegiata è stata invece l’impostazione di problemi e prospettive, esponendo snodi teorici e temi di convergenza tra esegesi biblica e teatro. La Bibbia è in sé un libro mostruoso, di difficile catalogazione, sia per il peso che ha occupato nella cultura occidentale che per problemi testuali oggettivi, come l’eterogeneità dei generi utilizzati e persino delle lingue. L’uso da parte dello studioso di questa fonte particolarmente pericolosa non può essere ingenuo né immediato

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7 PREMESSA Per molti la Bibbia è un testo sacro. Ma mi commuove più di quel valore in sé, il sacro aggiunto, l‟opera degli innumerevoli lettori, commentatori, sapienti che hanno dedicato a quel libro il tempo migliore della loro vita. Il sacro in sé della Bibbia è diventato, attraverso di loro, una civiltà. 1 Parlare di Bibbia a teatro può generare molti equivoci. C‟è chi già sbuffa di noia prevedendo di vedere attori in tunica – se non addirittura con ali sulle spalle – esibirsi in liturgie dimenticate, preghiere pronunciate in chissà quale lingua polverosa e arcaica; subito si riaffaccia prepotentemente al pensiero la lunga e articolata storia di incomprensioni tra Chiesa e teatro, senza però ricordare i numerosi punti di contatto tra le due, ad esempio in certa terminologia reciprocamente mutuata. Per sviluppare questa tesi è stato necessario scartare alcune ipotesi di lavoro: una, di competenza più drammaturgica, è l‟esame delle innumerevoli opere teatrali e spettacoli basati sul testo biblico o sui suoi personaggi; un‟altra è l‟analisi storiografica del rapporto tra cultura ebraica e teatro, seguendo l‟intreccio tra liturgia e pratiche performative, magari suggerendo, chissà, una storia del teatro che non origini soltanto dai tragici greci. La pista privilegiata è stata invece l‟impostazione di problemi e prospettive, esponendo snodi teorici e temi di convergenza tra esegesi biblica e teatro. La Bibbia è in sé un libro mostruoso, di difficile catalogazione, sia per il peso che ha occupato nella cultura occidentale che per problemi testuali oggettivi, come l‟eterogeneità dei generi utilizzati e persino delle lingue. L‟uso da parte dello studioso di questa fonte particolarmente pericolosa non può essere ingenuo né immediato. Non ho quasi mai citato passi biblici nel corso della tesi, proprio perché l‟oggetto dell‟analisi non sono le storie e i contenuti del libro ma la loro genesi, la stratificazione e il valore assunto nella cultura occidentale. Illuminante in questo senso è un‟indicazione metodologica esposta da Raimondo Guarino in un suo saggio sul rapporto tra libro e teatro. Il nesso con il teatro non sta nella lettura di uno spettacolo virtuale contenuto nel testo. Il valore documentario di un testo drammatico si verifica nelle connessioni della sua produzione, e delle sue destinazioni. […] Lo storico del teatro non solo non deve trascurare gli studi letterari, ma deve coltivarli a un livello di conoscenza dei supporti e delle tipologie dei testi che non è soltanto quello dell‟esercizio interpretativo, ma quello della consapevolezza complessiva dei fattori materiali della scrittura e della stampa e degli usi della lettura. […] Più del rapporto tra i testi e gli spettacoli che li hanno

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