Trasformazione della città tra realtà e virtualità
La città mostro,prodotto dell’industrializzazione e più recentemente della globalizzazione, è un fantasmagorico paesaggio senza forma che si espande a macchia d’olio attraverso un’urbanizzazione selvaggia e dissolve l’antico rapporto tra città e campagna. Esiste uno strumento per arrestare questo processo e risolvere la crisi urbana, “crisi delle crisi”? Sulla base di alcune approfondite riflessioni si è giunti ad azzardare un’ ipotesi che tenterà di combattere questo male agendo sul livello invisibile del pensiero attraverso gli occhi e la mente di chi vive,osserva ma soprattutto immagina e sogna la città. Lo stesso Burdett consiglia per esempio di guardare la terra dal cielo per comprendere che ormai l’insediamento umano si è sviluppato oltre le antiche realtà urbane e che l’unico modo per restituire una forma alla città è quella di iniziare a leggerla come una struttura a rete policentrica non più in opposizione alla campagna bensì dentro la campagna, dentro il paesaggio, dentro il territorio su cui si plasma diventando tutt’uno. Prudenza e coraggio, così come fiducia, sapere, ottimismo (Le Corbusier)e ricerca delle forme nel buio (R. Piano) diventeranno strumenti indispensabili per riproporre una nuova idea e soprattutto un nuovo disegno di città.(*La parola “nuovo” in greco ha due significati: 1)qualcosa che si aggiunge ad una lista 2) qualcosa di suprema importanza.)
Tesi: La città ha un carattere poliedrico. Può essere vista, interpretata, disegnata, percepita, vissuta e quindi trasformata su più livelli raggruppabili in due grandi categorie complementari: realtà e virtualità. Livello della Realtà: la città come insieme degli elementi urbani; la città come insieme dei cittadini che costituiscono la società; la città come forma stereotipata chiusa nei contrafforti militari o nelle mura medievali. Livello della virtualità: la città immaginata, pensata, desiderata o progettata, ma non ancora costruita. Quello della virtualità è’ il livello su cui si lavorerà in questa ricerca per trasformare in segno positivo il destino urbano e realizzare nel futuro, una città sana, felice e legata allo sviluppo.Processo di studio e sviluppo - in 5 punti: 1)Constatazione del male urbano: senso di disorientamento, di ansia e timore per il futuro urbano di fronte alla scoperta della città diffusa. 2)“Ricerca delle forme nel buio”e della soluzione urbana. E’ il momento in cui prepotente è il richiamo all’azione, in cui si sente la necessità di intervenire a livello virtuale ripensando la città attraverso l’immagine e il modo in cui viene percepita. 3)Scoperta della città-rete (nodi, linee e segni nel paesaggio) ovvero di un’ alternativa di segno positivo della città diffusa che, ad una espansione spontanea ed autoregolata, oppone uno sviluppo razionale e regolato, attraverso nodi inseriti nel paesaggio che collegati tra loro per mezzo di strade e infrastrutture diventano episodi e luoghi unici e speciali. La struttura della rete non è una nuova invenzione e non richiede nemmeno di essere costruita, perché già esiste ed esiste da prima ancora della città. Lo sforzo sta nel riuscire a vederla, cambiando modo di guardare la città e leggere il territorio. La città giardino di Howard così come Progetto 80 e Vema costituiscono tre diversi momenti della storia urbanistica ispirati dal principio della rete. 4)Dalla virtualità alla realtà: la città rete in pratica, attraverso l’esperienza dell’incontro col territorio tra Alba e Altare.
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Informazioni tesi
Autore: | Giada Elisabetta Cagnazzo |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 2007-08 |
Università: | Politecnico di Torino |
Facoltà: | Architettura |
Corso: | Architettura |
Relatore: | Mario Fadda |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 275 |
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