Gli accertamenti tecnici irripetibili nel processo penale
Punto di partenza di questo nostro discorso è l’attività del pubblico ministero, il quale una volta acquisita la notitia criminis e averla iscritta nell’apposito registro, svolge le indagini preliminari necessarie, in ordine all’esercizio dell’azione penale, comprensive degli «accertamenti su fatti e circostanze a favore della persona sottoposta alle indagini». Come abbiamo potuto notare, pur avendo scelto il Legislatore di non codificare una precisa e generale nozione di atto irripetibile, tuttavia egli ha creato quantomeno due norme in grado di costituire un nucleo fondamentale e un punto di riferimento nell’elaborazione del concetto.
Sappiamo di certo che il pubblico ministero può compiere accertamenti ed ora va aggiunto che questi possono essere divisi in due categorie, quelli che potranno essere ripetuti in dibattimento, e quelli non più ripetibili, i cui articoli di riferimento saranno il 359 e 360 c.p.p.
La dizione “accertamenti tecnici ripetibili” non è contemplata nel codice di rito, ma si può affermare che rientrano in questa categoria tutte quelle attività a cui fa riferimento l’art. 359 c.p.p. e cioè tutti gli «accertamenti, rilievi segnaletici, descrittivi o fotografici» ed ad ogni altra «operazione tecnica» svolti dai consulenti tecnici del pubblico ministero, per indagini che richiedono «specifiche competenze». L’art. 359 c.p.p. è caratterizzato, in primo luogo, dal fatto che l’attività in esso disciplinata è di parte e il suo contributo non assurge ad elemento probatorio pieno; in secondo luogo, dalla “ripetibilità” dell’accertamento, dunque qualora questo appaia tale, il pubblico ministero nomina il consulente tecnico e fa svolgere l’accertamento in segreto. Differenza importante questa, con l’art. 360 c.p.p., il quale, invece, impone la comunicazione alle persone interessate, perché i risultati che ne derivano, sono utilizzabili nel processo. Difatti, quando non sussistano le condizioni previste dall’art. 360 c.p.p., l’accertamento tecnico “ripetibile” non può essere inserito nel fascicolo per il dibattimento, ex art. 431 c.p.p., ma andrà a confluire nel fascicolo del pubblico ministero ex art. 433 c.p.p. e, comunque, non può direttamente essere utilizzato in dibattimento e posto a fondamento della decisione. Quindi, nell’art. 359 c.p.p., ben può il pubblico ministero agire senza la necessità di avvertire l’indagato, giacché questi avrà comunque la possibilità, ove lo riterrà opportuno, di contestare le conclusioni del consulente della pubblica accusa anche tramite una propria consulenza. Questo comporta che il pubblico ministero riuscirà ad usufruire di un maggior spazio di segretezza e riservatezza nella conduzione delle indagini.
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Informazioni tesi
Autore: | Beatrice Lucarelli |
Tipo: | Tesi di Laurea Magistrale |
Anno: | 2008-09 |
Università: | Università degli Studi di Perugia |
Facoltà: | Giurisprudenza |
Corso: | Giurisprudenza |
Relatore: | Giovanni Dean |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 181 |
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