Il volto umano: natura e relazione
Presentazione
L’uomo è stato creato ad immagine di Dio non solo riguardo a Dio e alla sua essenza, ma anche in relazione con l’altro, con cui configura tale immagine. Considerata l’«immagine» di Dio nel suo momento di partenza (origine) e d’arrivo (vocazione) si lascia spazio ora ad un’antropologia relazionale del volto che integra questa visione iniziale con un successivo conferimento, quello del volto relazionale. E questo appunto perché l’uomo sostanzialmente gioca entro questi due paradigmi: l’essenza e la relazione.
Espressione della categoria relazionale dell’immagine, il volto è promotore e motivo di rinnovamento. Il volto non si può manifestare nell’egemonia dell’altro. Il volto non subisce l’altro, ma non sussiste nemmeno lui come sovrano dell’altro. La pluralità dei volti cede spazio solo per l’autorità comune sul creato perché è il Regno degli uguali, che lascia libera l’espressione delle parti in relazione al tutto. Ospitare vuol dire costruire un tempo-spazio dove l’altro, colui che è ospitato, si può mostrare nella sua identità. Colui che ospita cerca il dialogo con l’ospite senza attenuare la sua presenza, la sua identità.
L’antropologia relazionale va considerata nei due aspetti: «intrapersonale» e «interpersonale». La relazione dialogica con l’altro volto deve essere resa possibile nell’equilibrio fra il senso di incompletezza parziale (apertura all’altro) e la necessità di non sopprimersi davanti all’altro (affermazione di sé). L’ermeneutica del volto si muove nell’ambito dell’antropologia relazionale, consacrando al termine «volto» la valenza relazionale che gli è dovuta. Considerando il volto si possono delineare una natura essenziale ed una relazionale.
La natura essenziale del volto si riferisce alla struttura umana e a ciò che caratterizza l’uomo nella sua origine e nella sua destinazione escatologica. L’essenzialità del volto comprende la tutela dell’essenza del volto e la sua trasformazione. Il dovere del credente è di custodire il volto essenziale primordiale che Dio gli ha elargito alla creazione. Il volto è la forma misteriosa di una suprema presenza e il segno esterno di una realtà interna. L’essenza espressa nel volto è la manifestazione simultanea dell’assoluta subordinazione (per causa della sua incompletezza strutturale senza l’altro) e della sua assoluta libertà (perché fatto alla somiglianza di Dio, cioè come agente libero).
L’incompletezza parziale del volto fa in modo che esso non basti a se stesso. Il volto si costruisce nella relazione. Il volto relazionale bisogna che si cristallizzi intorno all’altro volto. Il volto è fatto da Dio, ma non tanto per Dio. Il volto si dà alla presenza dell’altro volto. L’immagine di Dio, sia come origine che come vocazione, è, in effetti, un concetto molto autoreferenziale. Perciò, il volto viene a completare l’immagine di Dio perché è una rappresentazione definitasi rispetto all’altro volto. L’«immagine» è vista così nella sua accezione più unitaria: l’immagine interna (essenza) ed esterna (volto).
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Informazioni tesi
Autore: | Liviu Anastase |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2007-08 |
Università: | Istituto Avventista di Cultura Biblica Villa Aurora |
Facoltà: | Teologia |
Corso: | Pastorale della famiglia |
Relatore: | Hanz Gutierrez |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 153 |
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