Educazione morale: proposta di un curricolo prosociale per la scuola dell'infanzia
Secondo Victor García Hoz un obiettivo per definirsi educativo occorre che in esso si armonizzino la componente cognitiva, la componente funzionale e la componente valoriale. Ebbene, secondo quanto stabilito, l’insegnante nei confronti dei suoi allievi deve: stimolare l’acquisizione delle conoscenze, favorire lo sviluppo delle attitudini e coltivare in loro il campo dei valori. Dunque l’insegnamento, affinché sia completo, deve necessariamente riferirsi, oltre che alle conoscenze e attitudini, anche al mondo dei valori. Solo nella realizzazione di essi l’insegnamento raggiunge il suo culmine e ne risulta rafforzato. A tal riguardo, la tesi personalmente sostenuta parte dal presupposto che: se nella vita umana l’apprendimento, lo sviluppo mentale e la promozione delle virtù e dei valori sono così strettamente connessi, è inconcepibile che in un determinato contesto scolastico, di qualsiasi ordine e grado, possa essere trascurata anche una delle tre dimensioni, e a mio avviso, nella scuola dell’infanzia, è la componente valoriale a dover essere enfatizzata. L’educazione non può, dunque, limitarsi a trasmettere usi e nozioni, ma deve preoccuparsi di affinare le coscienze. Per tal motivo, tra le pressanti esigenze della società contemporanea, emerge la necessità di potenziare le qualità morali, per uscire dall’egocentrismo ed avvicinarsi sempre di più ad una concezione solidale della vita, il che sembra costituire una delle priorità concordemente avvertite. In totale spontaneità la presente stesura si innesta nella cornice dell’educazione morale, che per la sua intensità pedagogica, non può che essere affrontata dai diversi punti di vista ai quali dedicheremo i seguenti capitoli:
- L’avvio della nostra riflessione filosofica e pedagogica è costituita da un’analisi sull’attuale panorama educativo scolastico e sul momento storico che stiamo attraversando, un momento “delicato” di transizione, di conseguenza vengono a mancare alcune forme di sicurezza favorendo una difficoltà di comunicazione, un clima di sottoalimentazione emotiva, ma in questa sede il mio intento non è limitarmi ad una mera descrizione della “malattia psicologica del nostro tempo”, a puntare il dito contro le nuove generazioni della società occidentale, l’innovatività sta nel tentativo di porre in essere una ipotesi risolutiva che ha avvio da una critica alla ricerca pedagogica attenta soprattutto a certi temi (contenuti disciplinari, programmazione, valutazione, ecc.), prosegue denunciando alcuni insegnanti che di fronte alla complessità di un educazione morale si rifugiano in una dimensione di rassegnazione e rinuncia, e giunge ad aprire un discorso (metodologico) sugli itinerari di un’educazione morale nella scuola dell’infanzia.
- In quanto riflessione critica ulteriore, l’educazione morale verrà trattata nel secondo capitolo dal punto di vista affettivo promuovendo l’apprendimento incentrato sull’intelligenza emotiva. Si avrà modo di constatare l’importanza di un’educazione permanente conferita solo da un insegnamento "centrato sullo studente”, una formazione integrale che implica lo sviluppo di tutte le dimensioni della personalità, in primo luogo della formazione emotivo-affettiva, quale garanzia del successo formativo.
- Nel terzo e nel quarto capitolo affronteremo la tematica dell’educazione morale dal punto di vista comportamentale, legato a temi diametralmente opposti: la condotta aggressiva e quella prosociale del bambino quali interessanti spunti teorici per la pratica educativa.
- Per quanto concerne la condotta prosociale affrontata nell’ultimo capitolo, gli studi di Robert Roche dimostrano come la prosocialità sia una via semplice e sicura per raggiungere un'educazione emozionale orientata e diretta al benessere ed alla salute mentale della persona, come al miglioramento della convivenza sociale. Le suddette riflessioni poste in essere confluiranno tutte in quest’ultimo capitolo mediante la proposta di un curricolo pro-sociale per la scuola dell’infanzia. Essa consiste essenzialmente nell’introdurre, nei programmi scolastici, un modellamento involontario (un curricolo implicito) da aggiungere all’ordinario insegnamento pianificato. Credo sia legittimo attendersi che, come avviene per l’educazione linguistica o per quella logico-matematica, etc., l’insegnante stabilisca che cosa intenda fare, come e quando, per educare gli allievi a star bene con gli altri, a condividere, a prevenire e risolvere i conflitti, ad esprimere il proprio punto di vista, ad accogliere o rivolgere una critica, a collaborare e ad aiutare gli altri.
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Informazioni tesi
Autore: | Miriam Bucaro |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 2007-08 |
Università: | Università degli Studi di Palermo |
Facoltà: | Scienze della Formazione |
Corso: | Scienze della Formazione Primaria |
Relatore: | Giuseppe Zanniello |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 132 |
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