Le class actions: profili di diritto comparato e prospettive di riforma nel diritto nazionale
Nei sistemi economici avanzati, le attività di impresa possono arrecare pregiudizio ad una moltitudine di consumatori ed utenti: si pensi alla vendita di un prodotto difettoso o nocivo, ai danni alla salute ed a quelli ambientali cagionati da impianti di produzione industriale, alle false informazioni divulgate da una società per azioni o da una società di rating che danneggiano gli acquirenti di titoli azionari, alle attività monopolistiche o di concorrenza sleale, alle pratiche anticoncorrenziali.
In questi casi, il ricorso ad azioni risarcitorie individuali si dimostra spesso inadeguato: il singolo consumatore, in presenza di danni di modesta entità, non è disposto ad affrontare un processo costoso, di lunga durata e dall’esito incerto e quindi, piuttosto che affrontare i rischi dell’azione, rinuncia ad ottenere il risarcimento per il torto subito. É in questo contesto che trova applicazione la class action, ossia quel particolare istituto del processo civile nordamericano che consente di tutelare in un medesimo giudizio una molteplicità di situazioni soggettive tra di loro distinte ma omogenee. L’istituto consente di evitare lo svolgimento di una pluralità di procedimenti individuali nell’ipotesi in cui da un unico fatto dannoso derivi la lesione di più diritti facenti capo a più soggetti. In pratica, attraverso la class action, un individuo, oltre ad agire per conto proprio, può intraprendere un’azione legale anche nell’interesse di tutti coloro che si trovano nella sua stessa situazione e che vantano questioni di diritto comuni nei confronti del medesimo convenuto. La class action rappresenta, quindi, un’eccezione al generale principio per cui può agire in giudizio solo chi difenda un diritto proprio o chi sia stato espressamente delegato a farlo dal soggetto titolare del diritto. La class action permette di riunire le azioni di tutti i danneggiati in un’unica causa la cui sentenza vincola tanto coloro che hanno effettivamente preso parte al processo, quanto tutti gli altri appartenenti alla medesima classe che non vi hanno partecipato. Tale meccanismo consente un evidente risparmio di tempo, di risorse e di spese processuali ed evita inoltre il congestionamento dei tribunali ed il pericolo di sentenze tra di loro contraddittorie. Oltre a questi vantaggi, bisogna aggiungere che l’istituto esercita anche un’importante funzione di deterrenza e dissuasione dal compimento degli illeciti.
La consolidata applicazione della class action negli Stati Uniti come strumento per la tutela di interessi di larga diffusione ha da sempre suscitato l’interesse degli studiosi di diritto comparato. In Italia soltanto a partire dalla fine degli anni ’70 si è assistito all’intensificarsi della produzione dottrinaria sull’argomento. Recentemente la discussione è uscita dal ristretto ambito accademico per approdare sui banchi del Parlamento. Gli scandali finanziari degli ultimi anni (Parmalat, Cirio, “Tango bond” ecc.) hanno riportato l’attenzione del mondo politico sulla necessità di introdurre nel nostro ordinamento più efficaci mezzi di difesa degli interessi dei piccoli azionisti e, più in generale, dei consumatori. Allo stato attuale sono diverse le proposte di legge al vaglio del Parlamento che puntano ad istituire, nel nostro ordinamento, strumenti ispirati alle class actions. Queste proposte costituiscono un’indubbia novità nel panorama normativo italiano nel campo dei rimedi a protezione dei risparmiatori e dei consumatori.
A questo punto è necessario, però, sgombrare il campo da possibili equivoci. Il progetto del Governo, così come la maggior parte degli altri progetti proposti, si fonda su una logica differente da quella tipica delle class actions americane. Diverso è il meccanismo processuale, il ruolo giocato dai soggetti che vi partecipano ed il contesto normativo. Per questi motivi sarebbe opportuno evitare di chiamare “azioni di classe” le azioni che questi testi di riforma propongono. Nel nostro Paese siamo molto distanti dall’esperienza nordamericana che quel nome connota. Mantenendo ferma questa considerazione, l’analisi dell’esperienza degli Stati Uniti rimane il punto di partenza di ogni studio sulla materia. Quindi anche il presente lavoro prenderà le mosse dall’indagine sulle origini della class action per poi procedere ad una breve disamina del modello nordamericano. Farà seguito un esame comparatistico degli istituti analoghi alla class action adottati in altri ordinamenti di common law e civil law. Le azioni collettive stanno guadagnando terreno in tutta Europa: Regno Unito, Francia, Germania, Austria, Paesi Bassi, Portogallo, Spagna e Svezia forniscono importanti esperienze di confronto con la realtà italiana. Uguale attenzione meritano, fuori dall’Europa, l’ordinamento brasiliano e quello canadese. La parte conclusiva di questo lavoro sarà, infine, dedicata all’approfondimento delle proposte di legge attualmente sottoposte all’esame delle Commissioni parlamentari.
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Informazioni tesi
Autore: | Giovanni Guzzo |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 2006-07 |
Università: | Università degli Studi di Salerno |
Facoltà: | Giurisprudenza |
Corso: | Giurisprudenza |
Relatore: | Salvatore Sica |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 125 |
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