Azioni proprie e computo dei quozienti assembleari
Parlare dell’azione, alla luce della recente riforma organica della disciplina delle società di capitali e cooperative contenuta nel Decreto Legislativo 17 Gennaio 2003 n° 6 recepente i principi dettati dalla Legge delega 3 ottobre 2001 n° 366, è compito quanto mai delicato. Non solo per la vastità e la profondità con cui il Legislatore ha inteso ridisciplinare l’intera materia e, dunque, anche e principalmente la disciplina delle società per azioni, ma anche per le conseguenze che una modifica di siffatte proporzioni ha prodotto in quei punti “apparentemente” rimasti inattaccati da cambiamenti.
Compito di questo elaborato, quindi, è stato valutare, in via preliminare, in che termini i cambiamenti in questione abbiano inciso, da un punto di vista sostanziale ed effettuale, su norme rimaste sostanzialmente identiche, gli artt.2357, 2357bis, 2357ter, per poi stabilire come il regime delle azioni proprie risulti esser influenzato dalle innovazioni riguardanti l’assemblea per quel che concerne il conteggio delle azioni medesime ai fini del calcolo dei quorum costitutivi e deliberativi.
Prima, però, di arrivare al punto centrale della trattazione, si è ritenuto necessario compiere una breve ma significativa analisi delle principali novità apportate dalla riforma ai caratteri dell’azione, con il fine di evidenziare in che modo tali cambiamenti vadano ad inerire al discorso proprio dell’elaborato.
Quindi si è passati, nel capitolo secondo, a delineare i tratti salienti dell’operazione di acquisto di azioni proprie: le origini storiche, le ragioni, le problematiche circa l’utilizzo di siffatta forma di intervento e la disciplina che, prima il legislatore del 1942 e poi, quello del d.p.r. 30/86, hanno voluto adottare. Dopo aver espletato compiutamente un’analisi significativa dell’acquisto nei suoi singoli aspetti, si è cercato di vedere in che modo la riforma del diritto societario vi abbia inciso, sia direttamente che indirettamente: essendosi modificati, infatti, alcuni caratteri essenziali tipici dell’azione, ne risulta inevitabilmente influenzata, anche, la stessa operazione in esame.
Infine, nel terzo capitolo, si è vagliata la questione oggetto dell’elaborato, mettendo in luce i problemi pratici che l’applicazione dell’art.2357ter c.c. comporta nella vita della società. Si è guardato alle due differenti correnti dottrinarie: sorte, l’una, dal bisogno di rispettare il dettame legislativo, l’altra, dall’esigenza pratica di funzionamento della società stessa.
In nome della prima, si ritiene che le azioni proprie debbano esser conteggiate tanto nel quorum costitutivo quanto deliberativo. Quindi, simili constatazioni sono state avanzate anche nei confronti della seconda, osservando come anche le stesse esigenze di funzionalità, possano esser dannose per il mantenimento del corretto equilibrio tra soci ed i diversi organi sociali.
Una volta delineato il “quadro” del problema ed averne portato alla luce le differenti sfaccettature, si sono indicate le ragioni per cui si ritiene preferibile aderire alla prima delle tesi.
Da ultimo, si è cercato di risolvere un’apparente aporia offerta dal novellato 3° comma dell’art.2368 rispetto a quanto affermato dall’art.2357ter, anche alla luce dell’osservazioni e dei rilievi mossi a riguardo.
Il tutto, volgendo uno sguardo attento anche alle realtà extranazionali, mettendo in evidenza come la stessa disciplina prevista dalla Seconda Direttiva comunitaria sia stata recepita in maniera divergente dai differenti ordinamenti europei, sia in quelli ove la matrice giuridica è più vicina alla nostra, Francia e Germania, sia in quelli più distanti, come i paesi di common law, Inghilterra su tutti ed, infine, evidenziando il ruolo del tutto originale assunto in proposito dagli Stati Uniti.
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Informazioni tesi
Autore: | Giovanni D'intino |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 2002-03 |
Università: | Università degli Studi Roma Tre |
Facoltà: | Giurisprudenza |
Corso: | Giurisprudenza |
Relatore: | Mario Bussoletti |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 152 |
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