Oltre il consenso informato: la Patient Centred Medicine
E’ innegabile che i progressi della medicina moderna hanno permesso di curare malattie un tempo considerate incurabili. D’altro canti si assiste al diffondersi di nuove patologie croniche, spesso neoplastiche e neurodegenerative, che sono perlopiù legate ai nuovi stili di vita o a problemi di alimentazione.
Il paziente affetto da uno di queste malattie deve spesso seguire complessi protocolli terapeutici ai quali partecipano numerosi medici specialisti; questo rende il percorso di cura frammentato e talvolta spersonalizzato.
Assistiamo ad uno scontro tra l’Ospedale che offre terapie burocratizzate, in un contesto di “consenso informato” realizzato mediante la produzione di informative e la compilazione di moduli, ed il paziente che rimane solo con la sua malattia di fronte alla scelta di una terapia. Nasce l’esigenza di un nuovo modello di medicina che curi il malato in termini di malessere/benessere (illness/wellness) piuttosto che la malattia (disease).
E’ quindi necessario uscire da un’ottica di medicina paternalistica (secondo la quale il dottore è l’unico a sapere cos’è “bene” per il paziente e può decidere per lui), arretrare da una posizione prettamente autonomista (un autodeterminismo che può sfociare nell’eutanasia o nel suicidio assistito) per trovare un approccio fondato sulla comunicazione e su una relazione in cui vengono negoziati i ruoli e i valori del medico e del paziente.
Per questo è importante che il medico innanzitutto percepisca l’importanza di avere una relazione con il paziente ed impari come farlo: si tratta di adottare un nuovo modello di medicina che sia centrato sul paziente.
Questo nuovo concetto è stato ufficialmente introdotto nelle Università Italiane con la riforma del 1999. Per verificare se effettivamente è stato recepito dai singoli corsi di laurea, ho analizzato i piani di studio di tutti i Corsi di Laurea a ciclo unico in Medicina e Chirurgia delle università italiane: su 40 corsi solamente 22 hanno introdotto delle materie di studio relative alla questione etica della relazione medico-paziente. Di questi, solamente 5 introducono la materia dopo le prime esperienze pratiche, occasione che ritengo migliore in quanto lo studente ha avuto modo di conoscere la realtà clinica e può apprezzare meglio le problematiche.
In conclusione, sembra che la formazione universitaria non sia sufficiente ad sensibilizzare il medico sull’importanza di adottare una medicina centrata sul paziente. E’ quindi necessario che gli istituti sanitari organizzino corsi dedicati. Prima di tutto, però, è fondamentale che siano gli operatori sanitari a percepire l’esigenza di costruire una relazione genuina con il malato, in particolare coloro che sono a contatto con realtà croniche, neurodegenerative, neoplastiche o terminali.
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Informazioni tesi
Autore: | Giovanni Borsari |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2005-06 |
Università: | Università degli Studi di Pisa |
Facoltà: | Comunicazione Pubblica, Sociale e d'Impresa |
Corso: | Scienze della comunicazione |
Relatore: | Claudio Rosati |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 65 |
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