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Immigrazione femminile a Bolzano. Percorsi di inserimento di donne straniere

La mia tesi intitolata: “Immigrazione femminile a Bolzano. Percorsi di inserimento di donne straniere.”, ha per oggetto, come si evince dal titolo, una ricerca su quelle che risultano essere le modalità ed i percorsi di inserimento/integrazione delle donne extracomunitarie nella città di Bolzano. La metodologia utilizzata è stata quella dei racconti di vita. L’idea di questo lavoro è nata dal personale interesse di voler indagare un campo che, nella maggior parte delle ricerche realizzate, è sempre stato trattato quale fenomeno sociale nella sua totalità. Inoltre poco numerose risultano le ricerche condotte a livello locale, aventi specificatamente alla base l’analisi e lo studio del fenomeno migratorio femminile.
Il fatto di essere io stessa una donna, oltre al fatto di trovarmi, per motivi di lavoro, in quotidiano contatto con la popolazione straniera, ha maggiormente suscitato in me il desiderio di mettere in luce, far parlare, ascoltare le voci, i vissuti, le difficoltà, i sogni di quelle figure, che spesso restano “nell’ombra”, sono socialmente invisibili, si intravedono solo al seguito del proprio uomo o “spuntano”, con i loro sguardi, da dietro un velo.
Il titolo che ho scelto per questo lavoro rappresenta quello che è stato il tentativo della mia ricerca e cioè quello di riuscire a tracciare, attraverso il percorso migratorio delle donne straniere, una cornice di riferimento della donna migrante, considerando principalmente tre momenti: quello della partenza, quello dell’arrivo a Bolzano e quello delle prospettive per il futuro. A questi si vanno ad intrecciare ulteriori fattori quali le aspettative, i vissuti precedenti alla partenza, le strategie di inserimento, i piccoli o grandi episodi di discriminazione, i reali bisogni delle donne in un contesto completamente nuovo e sconosciuto.
Oggetto dell’indagine sono state 7 donne extracomunitarie (nel dettaglio due marocchine, due peruviane, un’albanese, un’indiana ed un’ucraina), regolarmente soggiornanti e con un’esperienza temporale di migrazione di breve/medio periodo, da 2 a 15 anni di residenza. Si tratta di donne con un’età media tra i 30 ed i 40 anni, già sposate nel proprio paese d’origine, separate o nubili. Il livello di scolarizzazione è mediamente alto (su sette donne, due sono laureate, tre hanno conseguito un diploma di scuola media superiore). Le interviste, della durata variabile da quaranta a novanta minuti circa, sono state condotte fra maggio e settembre 2005.
Inoltre sono state raccolte due interviste a testimoni privilegiati, il responsabile del Servizio di prima accoglienza immigrati ed una consulente dell’Associazione Donne Nissà, in quotidiano contatto con la realtà delle donne straniere a Bolzano.
Nella parte conclusiva viene riportato il resoconto etnografico, attraverso il quale sono state messe in relazione tra loro, singole voci e racconti di vita, per tentare poi di trarne prospettive teoriche e sociali più ampie.
In primis sono state considerate le diverse tipologie di percorsi migratori delle donne intervistate. Partendo da questi sono state messe in evidenza le difficoltà che le donne straniere vivono, dall’arrivo a Bolzano, fino alle successive fasi di inserimento, a livello lavorativo (considerata anche la difficoltà relativa al riconoscimento dei titoli di studio in Italia), abitativo, oltre che sociale, anche in relazione alla diversa area di provenienza.
Tutto questo è stato sviluppato, analizzando le varie fasi che hanno caratterizzato il progetto migratorio (motivi della partenza, situazione del paese di appartenenza, aspettative al momento dell’arrivo), oltre che le motivazioni che hanno portato a scegliere la città di Bolzano come luogo di destinazione, anche in considerazione alla connotazione plurietnica della realtà locale e delle conseguenti difficoltà legate al bilinguismo.
La ricerca ha mirato inoltre a mettere in luce le varie forme di discriminazione che le donne intervistate hanno vissuto durante la loro esperienza migratoria.
Sono state infine riportate le proposte dei soggetti intervistati, comprendendo quelle dei testimoni privilegiati, rivolte ad una migliore integrazione della donna straniera a Bolzano, soprattutto partendo dalle reali difficoltà incontrate nel percorso di inserimento e sulla base delle reali esigenze delle donne straniere che vivono all’interno della realtà locale.

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7 INTRODUZIONE L’immigrazione di stranieri a Bolzano è un fenomeno che ha caratterizzato la città prevalentemente negli ultimi quindici anni, ma solo in periodi più recenti ci si può riferire a tale fenomeno in termini di stanzialità, anche a seguito dei sempre più numerosi ricongiungimenti familiari. Sebbene la femminilizzazione della presenza straniera extracomunitaria a Bolzano, come anche a livello nazionale, sia da considerarsi uno degli effetti del fenomeno “ricongiungimenti familiari”, consistente risulta essere anche la presenza migratoria femminile determinata da donne con progetti emigratori autonomi, con finalità prettamente lavorative. Da una prima fase di transizione, contrassegnata da interventi urgenti di prima accoglienza e da una permanenza della popolazione straniera di tipo temporaneo o stagionale, dalla metà degli anni ’90, anche a Bolzano si inizia a parlare in modo sempre più frequente di un inserimento dello straniero, sia in termini abitativi, sia in ambito lavorativo, sia in ambito sociale. L’idea di una ricerca sui percorsi di inserimento delle donne straniere a Bolzano, utilizzando i loro racconti di vita, nasce dal personale interesse di voler indagare un campo che, nella maggior parte delle ricerche realizzate, è sempre stato trattato quale fenomeno sociale nella sua totalità. Inoltre poco numerose risultano le ricerche condotte a livello locale, aventi specificatamente alla base l’analisi e lo studio del fenomeno migratorio femminile. Quando si parla di “straniero” si è portati solitamente a pensare alla presenza straniera maschile e/o ad un concetto più generalizzato e stereotipato dell’ immigrato. Il fatto di essere io stessa una donna, oltre al fatto di trovarmi, per motivi di lavoro, in quotidiano contatto con la popolazione straniera, ha maggiormente suscitato in me il desiderio di mettere in luce, far parlare, ascoltare le voci, i vissuti, le difficoltà, i sogni di quelle figure, che spesso restano “nell’ombra”, sono socialmente invisibili, si intravedono solo al seguito del proprio uomo o “spuntano”, con i loro sguardi, da dietro un velo.

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