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Il gran consiglio del fascismo sotto l'aspetto politico - giuridico

Gran Consiglio del Fascismo, Benito Mussoloni, Giuseppe Bottai, Galeazzo Ciano, Cesare Maria De Vecchi, Leggi Razziali: analisi e approfondimenti.

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1 INTRODUZIONE La crisi politica, sociale ed economica in cui venne a trovarsi l'Italia all'indomani di Vittorio Veneto - crisi già manifestatasi prima della guerra con la rottura della collaborazione tra democrazia liberale e socialismo - offrì le condizioni ideali per il sorgere e l'affermarsi in forme nuove di quelle correnti reazionarie, aggressive e demagogiche che avrebbero trovato nel fascismo la loro collocazione ideologica. Sfruttando di volta in volta le incertezze dei governi, l'atteggiamento agnostico di vari strati dell'opinione pubblica, la paura del bolscevismo, gli interessi della borghesia industriale ed agraria, il fascismo riuscì infatti ad impadronirsi del potere, segnando l'inizio di lungo periodo di involuzione destinato a condurre l'Italia in una catastrofe senza precedenti. Lo stato italiano unitario monarchico-costituzionale, uscito dalla costruzione risorgimentale, era stato governato, dalla sua fondazione nel 1861 fino alla guerra, ininterrottamente e senza alcuna concreta contestazione, dal partito liberale. A questo nome non corrispondeva un'entità, un organismo analogo a quello dei partiti politici attuali in un regime democratico-liberale di una nazione occidentale. Il partito liberale al governo era il risultato della combinazione di gruppi diversi e cangianti, tradizionalmente compresi nei termini "destra" e "sinistra", termini a loro volta di significato elastico e di consistenza eterogenea e variabile. Tuttavia c'era nei due schieramenti quel tanto di comune e di diverso da permettere al tempo stesso la continuità del regime, e, nel quadro di questa, il minimo necessario di differenziazione e di lotta politica tale da consentire un'alternanza di governi. I "fasci di combattimento", iniziati da Mussolini nel marzo 1919, riprendevano tal quale il nome da quelli del 1914 - 1915, di cui egli non era peraltro stato l'iniziatore. Anzi, Mussolini non fu neppure il primo artefice della rinascita "fascista" suscitata, da più parti e in più modi, all'indomani di Caporetto. C'era stato, infatti, il Fascio Parlamentare di Difesa Nazionale 1 , il quale, pur non essendosi chiamato “di combattimento” aveva largamente ereditato, dai fasci interventisti, spirito e metodi. Grazie ad esso, il termine "fascista" era già divenuto di uso comune. 1 Il Fascio Parlamentare per la Difesa nazionale si era costituito nel dicembre del 1917 dai gruppi interventisti. Uno dei massimi promotori era stato l'economista liberista Maffeo Pantaleoni. Si veda: M. Infanti, Storia Segreta del Fascismo, Vol. I°, Ginevra, 1974, p.163.

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bottai
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