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Le concentrazioni aziendali alla luce dei principi contabili internazionali

L'attività di armonizzazione contabile in ambito comunitario ha ricevuto un notevole impulso dall'emanazione del regolamento n. 1606/2002 del Parlamento europeo e del Consiglio, con il quale si estende, a partire dal 2005, l'applicazione dei principi contabili emessi dall'International Accounting Standards Board (IASB) ai bilanci consolidati di tutte le società quotate nei mercati regolamentati dell'Unione Europea. I principi contabili adottati, recepiti dalla Commissione attraverso appositi regolamenti pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale dell'Unione Europea, assumono quindi forza di legge e non richiedono ulteriori atti normativi da parte degli Stati membri per potere essere applicati. Con tale atto si è risolta a favore dello IASB, almeno all'interno dell'Unione Europea , la diatriba in merito a quali principi contabili debbano considerarsi "globali": se, appunto, gli IFRS, oppure gli US GAAP, principi contabili generalmente accettati negli Stati Uniti d'America. La possibilità di utilizzare principi contabili riconosciuti in ambito internazionale era presente nel panorama legislativo italiano già dal 1998 (art. 117, comma 2, del Testo Unico degli intermediari finanziari, d. lgs. 58/1998) ma l'ambito di applicazione della norma era limitato alla redazione del bilancio consolidato da parte delle sole imprese quotate in mercati di capitale extracomunitari ed era subordinata alla compatibilità di tali principi contabili con le direttive comunitarie in materia di armonizzazione contabile. È interessante notare come la norma non facesse alcun riferimento all'International Accounting Standards Board: i "principi contabili riconosciuti in ambito internazionale" potevano essere identificati, quindi, anche negli US GAAP, oltre che negli IFRS. La premessa appena svolta si rende necessaria per comprendere appieno la portata del Regolamento 1606/2002, oltre che per spiegare alcune scelte operate dal legislatore comunitario. L'identificazione, non più generica, dei principi emessi dallo IASB quali principi contabili internazionali da adottarsi in tutta l'Unione Europea, ha una valenza notevole se si pensa che, al momento attuale, la Securities and Exchange Commission (SEC), organismo preposto alla vigilanza sui mercati di capitale statunitensi, non riconosce la validità degli IFRS per la quotazione negli Stati Uniti, benché il processo di convergenza tra US GAAP e IFRS sia in atto ormai da più di un decennio. . Lo scopo di questo lavoro è quello di evidenziare i cambiamenti che coinvolgeranno i gruppi aziendali italiani in seguito all’adozione degli IAS/IFRS, al fine di meglio comprendere la portata dell’innovazione si è proceduto ad un confronto tra SFAS e IAS per due motivi sostanziali: da un lato, essendo già operativi, gli SFAS offrono un punto di riferimento nell’interpretazione di alcuni aspetti critici delineati nelle bozze dei nuovi IAS e IFRS sulle business combinations; dall’altro lato, un’impresa quotata contemporaneamente sul mercato statunitense e su un mercato europeo si troverebbe nella necessità di dover compilare i propri bilanci consolidati secondo le due impostazioni, con la conseguenza che potrebbe esporre risultati diversi proprio per l’esistenza di alcune differenze «tecniche», più che di logica, tra le due impostazioni considerate. Diventa opportuno, quindi, analizzare i principali aspetti differenziali dei due approcci.

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71. Premessa L’adozione dei principi contabili internazionali per la redazione dei conti annuali e consolidati delle imprese costituisce una sorta di “rivoluzione copernicana” dei principi generali di redazione del bilancio. Attualmente tali principi generali, con riferimento in particolare alle imprese di matrice “continentale”, si informano a criteri basati prevalentemente sul principio cardine della “prudenza amministrativa”. Nel nostro Paese il D.Lgs. 127/91, che ha novellato il “corpus” di norme civilistiche in tema di bilancio, se da un lato ha modificato in modo sensibile l’impostazione e la struttura di tale documento, dall’altro ha confermato l’esistenza di talune disposizioni prevalentemente finalizzate ad evitare possibili annacquamenti di capitale ed eventuali distribuzioni di utili fittizi, in tal senso recependo un tipo di impostazione retaggio del “vecchio” sistema normativo del 1942 se non dell’ancora più antico Codice di Commercio del 1882. 1.1 La necessità di armonizzazione contabile Il bilancio d’esercizio rappresenta anzitutto il reddito prodotto dalla gestione aziendale nel corso di un definito arco temporale ed il patrimonio esistente al termine del medesimo periodo 1 . In prima approssimazione, dunque, il bilancio d’esercizio riveste il fondamentale compito di rispondere alle esigenze informative dei diversi soggetti i cui interessi convergono variamente verso l’impresa. La crescente internazionalizzazione delle imprese, intesa sia come presenza commerciale in paesi esteri sia come approvvigionamento finanziario in mercati stranieri, impone un’adeguata armonizzazione per superare quelle differenze contabili che rendono difficile la comprensione e la comparabilità dei conti annuali per stakeholder di differente provenienza. La necessità di un corpo di principi contabili accettati a livello internazionale, dunque, si è fatta sempre più stringente negli ultimi anni, trovando tuttavia grandi ostacoli di concreta realizzazione: ragioni storiche, politiche e legali hanno portato allo sviluppo di sistemi contabili diversi per ogni paese. La mancanza di armonizzazione riscontra gravi problematiche in particolare sulle piazze finanziarie mondiali, dove in taluni casi viene richiesto di redigere i bilanci secondo i principi contabili internazionali (IAS), mentre in altri, vedi gli USA, sono richiesti i principi nazionali (ad es.: US GAAP). Questa situazione è origine sia di ostacoli alle imprese che decidono di reperire fondi all’estero, essendo costrette a redigere due o più serie di conti, sia di svantaggi competitivi per gli investitori, che si trovano di fronte a dati non omogenei, mutevoli secondo il paese in cui si trovano. Pertanto, si ritiene che l’adozione di criteri uniformi a livello internazionale possa produrre notevoli vantaggi a favore di tutti i soggetti interessati ad operare in un ambiente multinazionale, consentendo allo stesso tempo uno sviluppo dell’economia mondiale e dei mercati finanziari. Ma cosa cambierà con l’introduzione dei principi contabili internazionali? 1 Si fa qui riferimento all’impostazione zappiana (Zappa, 1950) ed alla dottrina che ad essa si è ispirata.

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