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L'Irlanda del Nord: l'infinita ricerca di una pace duratura

L’Irlanda nell’immaginario collettivo è sempre stata vista come un luogo idilliaco di pace e di verde, di lunghe spiagge oceaniche e di isolati cottage di campagna, il tutto immerso in una atmosfera di mistero e di leggenda. Forse, per i più giovani, oggi è la patria di una delle rock band più famose del pianeta: gli U2.
Ma dietro a questa immagine positiva si cela uno dei conflitti più duri e sanguinosi che abbiano mai colpito la civile Europa, conflitto che si è protratto per tanti, troppi anni. Una vera e propria guerra civile di cui si è saputo sempre poco, poichè coinvolge l’Ulster o meglio le sei contee dell’Irlanda del Nord che sono sotto la giurisdizione britannica, ed è per questa ragione che tutte le notizie che provengono da quest’area sono state dapprima filtrate dalle autorità britanniche. Tant’è che a tutt’oggi l’opinione pubblica è ancora legata ai retaggi di una non più realistica guerra di religione tra cattolici e protestanti.
La verità è che la violenza periodicamente riesplode perché da una parte si vuole l’annessione all’Eire delle sei contee, dall’altra il loro rimanere parte integrante del Regno Unito.
Le radici del conflitto vanno si ricercate nell’invasione normanna dell’Irlanda risalente al XII secolo, ma, la vera e propria guerra civile che ha colpito l’area è un fenomeno più recente risalente alla fine degli anni ’60.
Altra caratteristica del conflitto Nord-irlandese, è che in 30 anni non si è realmente mai cercata una soluzione negoziale, ma vi sono stati solo tentativi da parte britannica di disimpegnarsi dall’area, più o meno gradualmente, introducendo forme di self-government. Il fallimento di questi tentativi è dovuto soprattutto all’immobilismo della classe politica nord-irlandese, in cui la maggioranza unionista ha sempre difeso l’idea di “uno stato protestante per gente protestante” con tutte le discriminazioni che ne sono conseguite.
Qualcosa è cambiato il 31 agosto 1994 quando l’IRA, grazie al lavoro dietro le quinte del presidente del Sinn Fèin Gerry Adams, ha dichiarato una completa cessazione delle operazioni militari, seguita nell’ottobre dello stesso anno, dal cessate il fuoco da parte dei gruppi paramilitari lealisti. Si dava così avvio alla ricerca di una soluzione negoziale a cui dal 1997 poterono partecipare, per la prima volta, anche rappresentanti del Sinn Fèin, dando così rappresentanza a tutte le parti in conflitto.
Ed è così, tra sporadici scoppi di violenza dovuti a gruppi paramilitari intransigenti di entrambe le fazioni (la cui azione più grave rimane la bomba di Omagh che provocò 29 vittime) che si è giunti all’accordo di Belfast del 10 aprile 1998, ratificato nel maggio successivo con un referendum tenuto in entrambe le parti dell’isola d’Irlanda.
Scopo dell’accordo è di porre fine alla lotta armata nella provincia e di istituire un esecutivo congiunto cattolico-protestante in cui si possa cercare di appianare tutte le divergenze, rimanendo come punto fermo che le sei contee rimarranno parte del Regno Unito finché la maggioranza della popolazione lo vorrà. All’esecutivo delle sei contee saranno assegnati maggiori poteri in virtù del mutato aspetto costituzionale della Gran Bretagna, dopo l’approvazione del progetto laburista della “Devolution”, in base al quale parti del territorio vengono dotate di maggiori poteri locali, riducendo l’ingerenza negli affari interni di queste aree da parte del governo di Londra (istituzione dei parlamenti scozzese, gallese e nord-irlandese).
Se tutti questi interventi, che perlomeno hanno portato ad una cessazione delle ostilità, produrranno una pace duratura, per ora non è possibile prevederlo; si può solo constatare la volontà dei governi di Londra e Dublino, aiutati dalla comunità internazionale (Stati Uniti in testa) di cercare di fare tutto il possibile affinché le armi tacciano per sempre.
Scopo di questo lavoro è di esaminare attraverso un’analisi storico-politica tutti i tentativi ed i fallimenti che hanno portato all’ultimo ed importante accordo di Belfast, che speriamo sia un passo decisivo verso una pace duratura.

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1 PREFAZIONE L’Irlanda nell’immaginario collettivo è sempre stata vista come un luogo idilliaco di pace e di verde, di lunghe spiagge oceaniche e di isolati cottages di campagna, il tutto immerso in una atmosfera di mistero e di leggenda. Forse, per i più giovani, oggi è la patria di una delle rock band più famose del pianeta: gli U2. Ma dietro a questa immagine positiva si cela uno dei conflitti più duri e sanguinosi che abbiano mai colpito la civile Europa, conflitto che si è protratto per tanti, troppi anni. Una vera e propria guerra civile di cui si è saputo sempre poco, poiché coinvolge l’Ulster o meglio le sei contee dell’Irlanda del Nord che sono sotto la giurisdizione britannica, ed è per questa ragione che tutte le notizie che provengono da quest’area sono state dapprima filtrate dalle autorità britanniche. Tant’è che a tutt’oggi l’opinione pubblica è ancora legata ai retaggi di una non più realistica guerra di religione tra cattolici e protestanti. La verità è che la violenza periodicamente riesplode perché da una parte si vuole l’annessione all’Eire delle sei contee, dall’altra il loro rimanere parte integrante del Regno Unito. Le radici del conflitto vanno si ricercate nell’invasione normanna dell’Irlanda risalente al XII secolo, ma, la vera e propria guerra civile che ha colpito l’area è un fenomeno più recente risalente alla fine degli anni ’60. Altra caratteristica del conflitto Nord-irlandese, è che in 30 anni non si è realmente mai cercata una soluzione negoziale, ma vi sono stati solo tentativi da parte britannica di disimpegnarsi dall’area, più o meno gradualmente, introducendo forme di self-government. Il fallimento di questi tentativi è dovuto soprattutto all’immobilismo della classe politica nord-irlandese, in cui la maggioranza unionista ha sempre difeso l’idea di “uno stato protestante per gente protestante” con tutte le discriminazioni che ne sono conseguite. Qualcosa è cambiato il 31 agosto 1994 quando l’IRA, grazie al lavoro dietro le quinte del presidente del Sinn Féin Gerry Adams, ha dichiarato

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