2
una completa cessazione delle operazioni militari, seguita nell’ottobre 
dello stesso anno, dal cessate il fuoco da parte dei gruppi paramilitari 
lealisti. Si dava così avvio alla ricerca di una soluzione negoziale a cui 
dal 1997 poterono partecipare, per la prima volta, anche rappresentanti 
del Sinn Féin, dando così rappresentanza a tutte le parti in conflitto. 
Ed è così, tra sporadici scoppi di violenza dovuti a gruppi paramilitari 
intransigenti di entrambe le fazioni (la cui azione più grave rimane la 
bomba di Omagh che provocò 29 vittime) che si è giunti all’accordo di 
Belfast del 10 aprile 1998, ratificato nel maggio successivo con un 
referendum tenuto in entrambe le parti dell’isola d’Irlanda. 
Scopo dell’accordo è di porre fine alla lotta armata nella provincia e di 
istituire un esecutivo congiunto cattolico-protestante in cui si possa 
cercare di appianare tutte le divergenze, rimanendo come punto fermo 
che le sei contee rimarranno parte del Regno Unito finché la 
maggioranza della popolazione lo vorrà. All’esecutivo delle sei contee 
saranno assegnati maggiori poteri in virtù del mutato aspetto 
costituzionale della Gran Bretagna, dopo l’approvazione del progetto 
laburista della “Devolution”, in base al quale parti del territorio vengono 
dotate di maggiori poteri locali, riducendo l’ingerenza negli affari interni 
di queste aree da parte del governo di Londra (istituzione dei parlamenti 
scozzese, gallese e nord-irlandese). 
Se tutti questi interventi, che perlomeno hanno portato ad una cessazione 
delle ostilità, produrranno una pace duratura, per ora non è possibile 
prevederlo; si può solo constatare la volontà dei governi di Londra e 
Dublino, aiutati dalla comunità internazionale (Stati Uniti in testa) di 
cercare di fare tutto il possibile affinché le armi tacciano per sempre. 
Scopo di questo lavoro è di esaminare attraverso un’analisi storico-
politica tutti i tentativi ed i fallimenti che hanno portato all’ultimo ed 
importante accordo di Belfast, che speriamo sia un passo decisivo verso 
una pace duratura. 
 
                                                                    Andrea Camerini                       
  
 
3
1. ANALISI STORICO-POLITICA DEGLI 
EVENTI CHE HANNO PRODOTTO LA 
DIVISIONE   
 
 
1.1 Dalle origini alla “Great Famine” 
 
Con il termine “Irish Troubles” si intende la sanguinosa disputa che da 
circa trent’anni ha coinvolto inglesi ed irlandesi in una lotta settaria, nel 
nord-est dell’Irlanda, comunemente, ma erroneamente definita come: 
Ulster. 
Se la tragedia degli ultimi trent’anni è, come vedremo il risultato di una 
“bancarotta” della politica che determinò l’esplosione dei “Troubles”, 
esplosione che colpì la popolazione con sorprendente velocità, 
ciononostante le radici della graduale agonia irlandese risiedono in 
diversi fattori come ad esempio quello geografico o il tipo di 
colonialismo esercitato dall’Inghilterra
1
. 
La geografia ha stabilito che la testa dell’Irlanda si accoccoli nelle 
braccia della Scozia, dove il tratto di mare che separa Antrim dal Mull of 
Kintyre è di sole 20 miglia, mentre nel tratto orientale la distanza tra le 
coste di Wexford e Waterford da quelle del Galles non supera mai le 80 
miglia. Fu proprio in queste aree che si  verificarono le prime serie 
penetrazioni normanne intorno al 1170 (secondo un radicato pensiero del 
nazionalismo irlandese la venuta dei normanni è vista come il punto di 
partenza degli ottocento anni di oppressione inglese). Dal tempo 
dell’arrivo dei normanni la posizione geografica ha fatto si che le due 
isole condividessero o evitassero i medesimi eventi. 
I romani conquistarono l’Inghilterra (le prime spedizioni risalgono al 55 
a.c.) e vi rimasero sino al 440 d.c., ma, avendo guardato attraverso il 
turbolento mare d’Irlanda e soppesato le difficoltà nel sottomettere i 
tempestosi abitanti dell’isola (con cui erano venuti a contatto), decisero 
di non cercare di estendere l’impero verso occidente. Quindi a differenza 
                                                          
1
 Tim Pat Coogan, “The Troubles Ireland’s Ordeal 1966-1998 and the Search for Peace”, Arrow,  
Londra 1996. 
  
 
4
del vicino inglese, l’Irlanda non venne influenzata dalle leggi e dalla 
cultura romana e non mostrò significativi cambiamenti nei suoi modelli 
di vita, così come nello sviluppo delle città. Queste iniziarono a 
svilupparsi dopo l’arrivo dei vichinghi nel IX secolo
2
. 
Indicatori come le conoscenze matematiche, la perizia necessaria per 
costruire enormi tombe (come quella di Newgrange) e la capacità di 
produrre manufatti con metalli preziosi fanno pensare che l’Irlanda 
avesse raggiunto alti livelli di civiltà e ricchezza ben prima dell’arrivo 
del cristianesimo. Fu proprio questa concentrazione di ricchezze presenti 
soprattutto nei monasteri che attirò i vichinghi nel paese. 
Il potere vichingo fu interrotto nel 1014 con la battaglia di Clontarf in cui 
gli eserciti del Connaught e Munster comandati da Brian Boru, 
sconfissero quello del Leinster di re Maelmordha nella lotta per la 
conquista dell’alta sovranità dell’isola (Ard Riocht)
3
. I vichinghi 
combatterono con entrambe le fazioni, ma, la distruzione delle forze di 
Maelmordha portò alla perdita di Dublino da parte del re norvegese 
Sitric. E’ a partire da questo periodo che Dublino, grazie soprattutto alla 
sua capacità d’approdo, cominciò a svilupparsi fino a diventare la 
capitale commerciale e politica del paese. 
La prima invasione inglese in Irlanda avvenne (ironia della sorte) su 
iniziativa di un re provinciale irlandese Diarmait MacMurchada, il quale 
per impadronirsi dell’Ard Riocht, chiamò in suo aiuto Enrico II, che 
inviò una spedizione guidata dal suo luogotenente Richard FitzGilbert de 
la Clare detto Strongbow nel 1169. 
                                                          
2
 AA.VV, “Oxford History of Ireland”, Oxford University Press, Oxford 1989. 
3
 L’Irlanda non era un paese unito, ma, era suddivisa in quattro province (Ulster, Connaught, Munster 
e Leinster) ognuna della quali aveva il suo proprio sovrano che la governava. Esisteva anche una 
monarchia suprema (Ard Riocht) la cui sede era presso la città di Tara. Questi re suprermi anche se 
avanzavano pretese di sovranità su tutta l’Irlanda, non godevano di effettivi poteri ed il loro titolo era 
più che altro sacrale e simbolico. AA.VV, “Oxford History of Ireland”, Oxford University Press, 
Oxford 1989,  Kee, “Storia dell’Irlanda un’eredità rischiosa”, Bompiani, Milano 1995.       
  
 
5
Da quel momento in avanti il re d’Inghilterra si considerò anche re 
d’Irlanda (forte anche di una bolla papale di Adriano IV del 1156 in tal 
senso
4
). Il metodo normanno di fare la guerra (con l’uso della cavalleria 
e la costruzione di castelli) devastò la fanteria leggera irlandese. 
L’Irlanda si trovava troppo vicina all’Inghilterra per poter rimanere 
indipendente, ma, a differenza di altre regioni celtiche come Scozia o 
Galles si trovava troppo distante per essere completamente conquistata; 
quindi solo le zone orientali poterono essere poste sotto il controllo del 
re inglese attraverso vassalli, mentre nel resto del paese i principi locali 
conservarono i pieni poteri. 
Di fatto però il potere della corona veniva esercitato in un’area 
circoscritta nei dintorni di Dublino (sede del viceré) chiamata “the pale”
5
 
e protetta da fortificazioni. Oltre il Pale la corona non aveva veri e propri 
poteri, poiché i grandi baroni di origine normanna si erano adattati ai 
costumi irlandesi e si comportavano come potentati indipendenti. 
Soltanto nel 1534 Enrico VIII decise di mettere fine a questa situazione, 
introducendo un’importante novità: tutti i Signori irlandesi, fossero di 
origine gaelica o inglese avrebbero dovuto consegnare le loro terre alla 
corona, che le avrebbe restituite loro sotto forma di beneficio, sancendo 
così l’indiscutibile dominio della corona su di esse. Per i signori di 
origine inglese non si trattava di una novità in quanto era la semplice 
riaffermazione di un rapporto di vassallaggio verso il loro sovrano, 
rapporto che in teoria non era mai venuto meno; la novità stava nel fatto 
che ora tale sovranità sarebbe stata esercitata di fatto. Per i capi gaelici il 
cambiamento era decisivo poiché non avrebbero più avuto il possesso 
della loro terra in base alla legge gaelica ed al diritto tradizionale (come 
                                                          
4
 Adriano IV era un papa inglese, e concesse ad Enrico II il diritto di governare sull’Irlanda solo per 
contrastare il monachesimo irlandese che per le sue regole si distaccava da quello continentale. 
L’investitura papale era necessaria poiché in virtù della clausola della “Donazione di Costantino” il 
papa era ritenuto essere il signore di tutte le isole del mare. AA.VV, “Oxford History of Ireland”, 
Oxford University Press, Oxford 1989, F.X Martin, “A New History of Ireland”, Oxford University 
Press, Oxford 1987 e Thomas Cahill, “Come gli irlandesi salvarono la civiltà”, Fazi Editore, Roma 
1997.      
5
 Ancora oggi l’espressione “oltre il Pale” (beyond the pale) indica persone escluse dalla società. 
 Kee, “Storia dell’Irlanda un’eredità rischiosa”, Bompiani, Milano 1995  e “Grande dizionario 
italiano – inglese”, Hazon-Garzanti, Milano 1962. 
  
 
6
era sempre stato), ma, in base alla legge ed alla volontà del re inglese, 
che richiedeva in cambio un comportamento consono e la loro fedeltà. 
Sotto i regni di Edoardo VI (1547 – 1553) ed Elisabetta I (1558 – 1603) 
il colonialismo inglese intensificò l’offensiva. Le comunità irlandesi 
furono costrette ad abbandonare le loro terre che vennero via via 
confiscate con il sistema delle “Plantations” inaugurato da Maria “la 
cattolica” (1553 – 1558). I “Piantatori” inglesi, usurpatori dei diritti 
fondiari irlandesi erano sudditi che avevano acquisito meriti presso la 
corona, ai quali veniva concesso in proprietà un territorio dal quale i 
nativi irlandesi erano stati cacciati. L’imposizione della riforma 
protestante, resa ufficiale in Irlanda nel 1558, introdusse un elemento di 
discriminazione religiosa destinato a giocare un ruolo drammatico nella 
successiva storia irlandese (la stragrande maggioranza dei “piantatori” 
proveniva dalla Scozia e dal Galles ed era di religione protestante). La 
persecuzione dei cattolici (tutta la popolazione nativa) costituì un’arma 
di potere e di governo per la classe dirigente inglese, ma, anche un 
elemento unificante di identità per la popolazione sfruttata ed oppressa. 
La discriminazione religiosa finì per coincidere con la distinzione tra 
latifondisti e coloro che espropriati dalla loro terra erano costretti a 
lavorarla in condizioni di servitù
6
. 
La prima rivolta a carattere nazionale, esplosa nel 1641, vide in prima 
linea i contadini guidati dal clero cattolico e dai capi clan dell’Ulster cui 
era stata confiscata la terra; a questi si unì l’aristocrazia anglo-irlandese 
composta dai discendenti dei primi conquistatori oramai integrati nella 
cultura del paese conquistato. 
La vittoria di Cromwell sui realisti in Inghilterra e la creazione della 
repubblica puritana borghese, portò all’organizzazione di una spedizione 
militare in Irlanda (1649-50), che con il pretesto di soffocare una rivolta 
aveva l’intento reale di completarne la conquista. Le atrocità che le forze 
di Cromwell inflissero ai ribelli in nome di Dio ebbero l’effetto di 
                                                          
6
 Robinson, “The Plantation of Ulster: British Settlement in an Irish Landscape”, Gill & McMillan, 
Dublino 1984  
  
 
7
unificarli ulteriormente, nonché di ampliare la divisione fra la massa dei 
cattolici e la parte protestante della popolazione dell’isola
7
. 
L’Inghilterra una volta soffocate le aspirazioni indipendentiste irlandesi 
avviò una politica tesa ad emarginare economicamente l’isola dal resto 
del mondo, Inghilterra inclusa. Un esempio di questa politica fu 
l’introduzione nel 1698 di una tassa sulle importazioni irlandesi in 
Inghilterra e Galles, l’emissione di un divieto ad esportare manufatti 
irlandesi verso altri paesi e l’emissione di una tassa sulle esportazioni 
dall’Irlanda dei prodotti in  lana, il tutto a vantaggio degli interessi 
inglesi. Questi provvedimenti distrussero le manifatture, spopolarono le 
città e relegarono la popolazione nelle campagne in uno stato di servitù. 
A tutto questo si aggiunse tra la fine del XVII e la prima metà del XVIII 
secolo la promulgazione delle Leggi Penali (Penal Laws) che, con il 
pretesto di colpire le associazioni di cattolici, furono usate come 
strumento per spodestare gli ultimi irlandesi che ancora possedevano 
delle terre
8
. 
Sulla spinta delle rivoluzioni americana (1776) e francese (1789) anche 
in Irlanda venne fondato un movimento definito dei “Patrioti” con a capo 
Henry Grattan, i cui obiettivi erano l’abrogazione delle leggi restrittive 
ed il riconoscimento di un parlamento irlandese dotato di una certa 
autonomia. Per autonomia si intendeva la fine del predominio di 
Westminster (il parlamento britannico avrebbe dovuto cessare di 
legiferare per conto dell’Irlanda, così come doveva essere annullato il 
diritto di veto  da parte di Westminster  sulle leggi promulgate dal 
parlamento irlandese). Nel 1783 anche grazie a velate minacce di una 
insurrezione armata, Grattan ottenne la rinuncia del parlamento 
britannico a legiferare per l’Irlanda ed il parlamento irlandese riuscì a 
                                                          
7
 Berresford, ”Hell or Connaught. The Cromwellian Colonisation of Ireland, 1652-1660”, Blackstaff, 
Belfast 1990 e Murphy, “Cromwell in Ireland”, Gill & McMillan, Dublino 1985.  
8
 Attraverso le Leggi Penali si introduceva l’anglicanesimo come religione di stato, con una serie di 
discriminazioni per tutti coloro che rimanevano fedeli alla religione cattolica. Oltre a porre dei limiti 
sul possedimento di terre da parte dei cattolici, le Penal Laws prevedevano anche misure contro 
l’educazione cattolica e la diffusione delle tradizioni nazionali irlandesi. Tutto ciò era volto ad 
indebolire la cultura indigena a favore di quella anglicana, e costringere le masse ad abbandonare il 
cattolicesimo. Salvadori, Villi, “La Questione Irlandese”, Il Poligrafo, Padova 1997.   
  
 
8
varare una costituzione libera e sovrana, anche se prevedeva il vincolo di 
fedeltà alla corona britannica. 
Nel 1798 il fallito tentativo insurrezionale di Theobald Wolfe Tone con 
l’appoggio francese diede il pretesto per eliminare il parlamento 
irlandese voluto dal Grattan. 
Con l’Atto di Unione del 1801 (Act of Union) l’Inghilterra sciolse il 
parlamento irlandese e procedette all’annessione dell’Irlanda. 
L’abrogazione di quest’atto d’unione divenne uno degli obiettivi delle 
successive lotte, sia politiche che armate come la ribellione di Robert 
Emmet del 1803, quella dei Giovani Irlandesi del 1848 ed infine quella 
organizzata dai Feniani del 1867. 
Il movimento di liberazione ebbe nuovo impulso per merito di un 
avvocato cattolico Daniel O’Connell. I principali obiettivi del suo 
movimento d’opinione erano, la cessazione delle discriminazioni nei 
confronti dei cattolici, l’abolizione dell’atto di unione del 1801 ed il 
rifiuto di pagare le decime alla chiesa anglicana. 
Nel 1829 O’Connell conquistò il seggio parlamentare nella contea di 
Clare, ma, il risultato dell’elezione fu annullato per motivi religiosi. 
Nello stesso anno Westminster approvò l’Atto di Emancipazione, in base 
al quale cattolici e protestanti erano posti su un piano di parità. Le 
preoccupazioni protestanti per la comparsa di un soggetto politico 
cattolico furono attenuate dalla presenza del voto palese, infatti un 
fittavolo cattolico non avrebbe mai osato votare contro i desideri del suo 
padrone, se voleva mantenere il suo posto di lavoro
9
.  
Tra il 1845 ed il 1850 l’Irlanda fu colpita dalla “great famine” (grande 
carestia), durante la quale più di un milione di persone morirono di fame 
ed altrettante furono costrette a lasciare il paese. La carestia non fu 
provocata solo da cause naturali, poiché nello stesso periodo il grano 
(insieme al altri generi di prima necessità) continuava ad essere esportato 
in Inghilterra. Erano stati colpiti soltanto i raccolti di patate che 
costituivano l’unico mezzo di sussistenza per la maggior parte della 
popolazione.   
                                                          
9
 Il voto segreto in Gran Bretagna venne adottato con il Ballot Act del 1872. 
  
 
9
 
1.2 La “Home Rule” 
 
La richiesta di O’Connell per l’abrogazione dell’Atto di Unione, fu in 
seguito adattata ad una richiesta per l’autogoverno (Home Rule). La 
richiesta dell’autogoverno venne portata avanti dal leader del Partito 
Parlamentare Irlandese: Charles Stuart Parnell
10
 . Tale richiesta godeva 
dell’appoggio della borghesia isolana che la vedeva come un tentativo di 
difesa dalla politica inglese del libero mercato che stava danneggiando lo 
sviluppo economico irlandese (le tariffe doganali che avevano protetto la 
nascente industria irlandese dalla concorrenza erano state abolite con 
l’Atto di Unione). Il partito di Parnell influì notevolmente sulla politica 
del primo ministro liberale inglese William Ewart Glastone
11
, tant’è che 
durante il primo governo Glastone (1868-74) vennero approvate una 
serie di leggi che proteggevano gli affittuari dalle minacce di sfratto 
(Irish Land Act del 1870). 
Durante il suo secondo governo (1880-86) Glastone propose un disegno 
di legge per l’autogoverno (Home Rule Act 1886) che concedeva 
all’Irlanda una limitata autonomia legislativa in politica interna 
subordinata alla ratifica del parlamento britannico. La politica 
internazionale sarebbe stata gestita da Londra, il cui parlamento avrebbe 
potuto precettare i cittadini irlandesi in caso di conflitto, senza tenere 
conto del parere del parlamento irlandese. 
Tale progetto di legge scontentò tutti, anche gli unionisti (fin da allora 
più diffusi in Ulster), la Camera dei Comuni respinse il disegno di legge 
e decretò la fine del governo Glastone e della legislatura. 
                                                          
10
 Charles Stuart Parnell (1846-1891) leader del partito parlamentare irlandese, si distinse sia come 
esponente della Land League per l’ottenimento della riforma agraria in Irlanda che come sostenitore 
dell’Home Rule. L’efficacia della sua azione diminuì di molto a causa dell’ostilità del clero cattolico, 
a lui avverso per ragioni morali e confessionali.  O’Brien, “Parnell and His Party”, Oxford University 
Press, Oxford 1957. 
11
 William Ewart Glastone (1809-1898) entrò in politica come conservatore. Si avvicinò 
progressivamente alle posizioni liberali e nel 1865 divenne leader del gruppo Whig. Nominato 
premier nel 1869, affrontò il problema irlandese con grande passione riuscendo ad ottenere il 
superamento delle discriminazioni contro la popolazione cattolica. Salvadori, Villi, “La Questione 
Irlandese”, Il Poligrafo, Padova 1997.    
  
 
10
Questa sconfitta politica decretò la fine di Parnell, che rimase anche 
travolto da uno scandalo di natura sentimentale. 
I liberali tornarono al potere nel 1892 con un governo di minoranza 
(1892-94). Glastone per poter governare necessitava dell’appoggio dei 
parlamentari irlandesi, quindi presentò un secondo disegno di legge per 
l’autogoverno nel 1892.  
Tale disegno prevedeva che deputati irlandesi sedessero a Westminster, e 
che a Dublino accanto all’assemblea legislativa, sarebbe stato istituito 
uno speciale consiglio legislativo che rappresentasse i protestanti. Tale 
proposta venne approvata dalla Camera dei Comuni, ma, respinta dai 
Lords. Ciò portò alla caduta del governo ed al ritiro di Glastone dalla 
politica nel 1894. 
Con l’industrializzazione a Belfast iniziarono le prime tensioni tra la 
popolazione. I proprietari di fabbriche sostenevano l’unione con la Gran 
Bretagna, mentre i lavoratori più poveri, oltre ad essere cattolici 
rifiutavano tale unione. Fu in quegli anni che cominciò a delinearsi 
l’alleanza tra il partito conservatore inglese ed il partito unionista nord-
irlandese. 
Gli ultimi anni dell’ottocento furono caratterizzati da una rinascita 
culturale a difesa della tradizione, lingua e cultura irlandese. Nel 1884 
nacque la GAA (Gaelic athletic association) che promosse la diffusione 
degli antichi sport gaelici, mentre la Gaelic League (1893) si fece 
portatrice dell’esigenza della creazione di una letteratura nazionale 
irlandese de-anglicizzata. I primi anni del novecento videro la nascita di 
alcuni movimenti politici nazionalisti come: il Cumann Na Ngaedheal    
(che invitava i membri del partito parlamentare di Redmond ad 
allontanarsi dal parlamento di Londra rivendicando il diritto esclusivo di 
un parlamento a Dublino ad approvare le leggi che riguardassero 
l’Irlanda, sull’esempio dell’Ausgleich
12
 del 1867 approvato dall’impero 
Austro-ungarico), ma, soprattutto nel 1908 venne fondato il Sinn Féin.  
                                                          
12
 I parlamentari ungheresi nel 1861 si erano ritirati dal parlamento di Vienna, rivendicando il diritto 
esclusivo di approvare leggi che riguardassero l’Ungheria. Ciò portò all’instaurazione da parte 
dell’impero Asburgico della duplice monarchia, con parità giuridica tra le due diverse entità, unite nel 
vincolo della corona imperiale Salvadori, Villi, “La Questione Irlandese”, Il Poligrafo, Padova 1997.         
  
 
11
Nel suo statuto vi era un chiaro rifiuto al riconoscimento del parlamento 
britannico basato su un fondamento giuridico: cioè la legge del 1782 che 
riconosceva l’autonomia del parlamento irlandese (Renunciation Act) 
non era mai stata abrogata e da ciò dipendeva l’invalidità dell’Atto di 
Unione del 1801. Questa situazione rendeva legittima, secondo i membri 
del Sinn Féin, sia l’assenza dei parlamentari irlandesi dagli scranni di 
Westminster, che l’attività dell’assemblea legislativa locale a Dublino. 
Nel 1906 il partito liberale britannico tornò al governo ed il primo 
ministro lord Asquith si trovò nella necessità di dover disporre degli 86 
voti irlandesi per conservare la maggioranza. Forte del peso dei voti 
irlandesi John Redmond poteva ora sperare nel successo di un nuovo 
disegno di legge per l’autogoverno (ad alimentare le speranze del Partito 
Parlamentare, era stata una variazione costituzionale del 1911 con cui era 
stato ridotto il potere di veto della Camera dei Lord. Dal 1911  i Lord 
potevano respingere i decreti solo due volte, alla terza votazione bastava 
l’approvazione dei Comuni affinché diventassero leggi). 
Presentato nell’estate del 1912 il disegno di legge Asquith passò ai 
Comuni in terza votazione nel 1914. Il terzo Home Rule Bill aveva 
comunque una portata limitata, prevedendo la costituzione di un 
parlamento irlandese e di un esecutivo competente per gli affari interni, 
ma, senza possibilità di intervento su quanto riguardava la corona, la 
politica estera, l’esercito, la marina e la maggior parte delle questioni 
fiscali. Inoltre per un periodo di sei anni il governo irlandese non 
avrebbe avuto la possibilità di controllare le forze di sicurezza interne 
della RIC (Royal Irish Constabulary). 
Questo risultato portò ad una violenta reazione dei protestanti 
dell’Ulster, che rifiutavano ogni progetto di separazione dalla Gran 
Bretagna.