L’evoluzione della musica elettroacustica attraverso gli effetti sonori nei film: da “Tom and Jerry” a “X-Men”
La musica elettroacustica, nata sul finire degli anni quaranta del Novecento e diffusa in seguito all’assunzione della radio a medium comunicativo di massa, ha segnato un passaggio epocale nel modo di concepire la musica in generale.
Il suono da nota del solfeggio musicale, e in quanto tale riconosciuto e studiato in funzione della sua rappresentabilità sul pentagramma musicale, diventa, con la musica elettroacustica, “materia sonora” apprezzabile attraverso una serie di nuovi parametri che fanno riferimento alla sua specifica forma strutturale.
I suoni della musica elettroacustica, definiti impropriamente rumori, sono stati acquisiti immediatamente dalle forme d’espressione multimediali contemporanee, in primis dal cinema.
I rumori nel cinema, identificati in tempi recenti anche come “effetti sonori”, hanno la funzione di riprodurre il suono del mondo rappresentato nel film. Pur rimanendo invariata la loro funzione nel cinema, gli effetti sonori, nel corso di oltre cinquant’anni, hanno subito una radicale trasformazione, non solo dal punto di vista della qualità sonora, ma anche e soprattutto per il contributo che essi apportano alla narrazione dei film. I film più recenti testimoniano una trasformazione del cinema che è sempre più uno spettacolo di effetti sonori e visivi, e che è sempre meno interessato alle parole.
All’evoluzione degli effetti sonori nel cinema non ha fatto seguito un’adeguata riflessione teorica che rendesse giustizia alla rilevanza sempre maggiore della componente sonora nei film.
In questo scritto ci proponiamo di mettere in evidenza la trasformazione che hanno subito gli effetti sonori nei film dagli anni cinquanta del cartone animato Tom and Jerry, all’attualità del film X-Men tratto dai fumetti. Da questo confronto vogliamo verificare se ci sono differenze tali da permetterci di distinguere effetti sonori “vecchi” da effetti sonori “nuovi” e di individuare nella loro evoluzione la formazione di un linguaggio.
Il linguaggio degli effetti sonori testimonierebbe la multiforme natura della musica elettroacustica, non più facilmente identificabile come linguaggio a se stante ma forma madre dei nuovi linguaggi “sonori” del Novecento.
Gli strumenti d’analisi degli effetti sonori sono forniti dalla teoria della musica elettroacustica che ha un testo capitale nel Traité des objets musicaux di Pierre Schaeffer. Integreremo nel nostro scritto la teoria della musica elettroacustica con i concetti elaborati da Michel Chion, l’unico teorico del cinema che si è avventurato nello studio sistematico degli effetti sonori producendo un importante contributo teorico.
I risultati della nostra ricerca saranno riportati su una serie di schede da noi elaborate per la valutazione delle caratteristiche degli effetti sonori nei film.
Il risvolto metodologico e didattico di questo scritto è nella procedura d’analisi degli effetti sonori che qui proponiamo. Studieremo, infatti, gli effetti sonori nei film attraverso un approccio psico-percettivo, che assegna all’ascolto un valore primario nella comprensione dei suoni.
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Informazioni tesi
Autore: | Mario Barbuti |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 2004-05 |
Università: | Università degli Studi di Bologna |
Facoltà: | Lettere e Filosofia |
Corso: | DAMS - Discipline delle Arti, della Musica e dello Spettacolo |
Relatore: | Mario Baroni |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 158 |
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