Donne migranti: identità, spazi corporei e percorsi formativi
Il filo conduttore di questo lavoro sono le donne, donne immigrate e madri.
Ho voluto sottolineare il grande cambiamento che una donna immigrata deve fare: se emigra è per lavorare in cambio di una vita ritenuta migliore e di un salario; la vita che ha lasciato era una vita basata nella maggior parte dei casi, sull’agricoltura, la cura dei piccoli e degli anziani e su rapporti di genere che vedono la donna sottomessa all’uomo. La scissione tra il “qui” e il “là” si radicalizza sempre di più quando la donna tenta i ritmi della riproduzione occidentali: si muove all’interno di spazi sconosciuti, non ha contrattualità con il partner e non ha il mondo femminile solidale e sapiente del proprio Paese d’origine.
La nuova presenza di donne ( si parla infatti di “femminilizzazione dei flussi migratori”), che giugono attraverso il ricongiungimento familiare o sole in cerca di lavoro, ci porta a dover ripensare e modificare gli schemi e le categorie interpretative utilizzate fino ad oggi: essere donna immigrata non deve significare per forza essere votate ad un destino di marginalità, ma deve poter essere un valore arricchente per la società ospitante. Significa attuare una riflessione sistematica sulla figura della donna migrante e sulla loro capacità di far coesistere in se stesse rappresentazioni, valori e credenze appartenenti sia alla modernità che alla tradizione, facendole diventare delle mediatrici “quasi naturali”.
Proseguendo considero del corpo delle donne immigrate che appare fortemente allacciato alla cultura di appartenenza e corpo non solo nel senso in cui lo intendono le scienze umane, ma ai vissuti del corpo.
Infine ho considerato l’integrazione della famiglia immigrata attraverso i figli, il ruolo della scuola come laboratorio di interculturalità, fino alla necessità di educare, formare le menti ad una pedagogia interculturale, che promuova l’incontro, il dialogo e la valorizzazione dell’altro.
Intercultura significa creare uno spazio per conoscersi. Uno spazio mentale, culturale e sociale. Mentale, di disposizione a incontrarsi, ascoltarsi, intendersi. Culturale, di categorie atte ad operare tale riconoscimento. Sociale, fatto di luoghi, di occasioni in cui le culture si confrontano alla pari e secondo l’ottica dell’incontro.
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Informazioni tesi
Autore: | Maria Soledad Galluzzi |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2005-06 |
Università: | Università degli Studi di Bergamo |
Facoltà: | Lettere e Filosofia |
Corso: | Scienze dell'educazione e della formazione |
Relatore: | Ivo Lizzola |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 90 |
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