Sviluppo rurale e agricoltura sostenibile nelle aree protette. Il caso del Parco Nazionale dell’Alta Murgia.
In Italia, a distanza di dodici anni dall’approvazione della “Legge quadro sulle aree protette” (Legge nazionale 349/91), la superficie sottoposta a tutela è pari a circa il 10% del territorio nazionale: 772 aree protette inserite nell’elenco ufficiale del Ministero dell’Ambiente, di cui 22 parchi nazionali e 105 parchi naturali regionali . Questi dati mostrano la rilevanza territoriale che i territori protetti hanno raggiunto nel nostro Paese, stimolando l’interesse ad occuparsi delle modalità secondo cui questi territori sono gestiti per il raggiungimento delle finalità istitutive (Chiodo E., Solustri A., 2003). Tanto più che nella gestione delle aree protette nel corso degli anni si è assistito ad un’evoluzione del ruolo e delle funzioni loro assegnate: si è passati da una visione di rigida “conservazione e protezione dei valori ambientali”, che limitava qualsiasi attività antropica, ad una concezione di “tutela attiva” basata sulla conciliazione delle istanze di conservazione e di sviluppo. Le attività economiche, e tra queste le attività agro-forestali e l’allevamento, sono considerate compatibili con le finalità di tutela e protezione delle risorse ambientali nella misura in cui queste attività si realizzano secondo criteri di sostenibilità ambientale ma anche sociale ed economica.
In particolare, laddove l’agricoltura occupa una porzione rilevante del territorio, anche se ha un ruolo marginale sotto il profilo strettamente economico, essa può essere decisiva per la gestione del territorio e la conservazione del paesaggio, purché non si prescinda dal contesto rurale ovvero dall’insieme delle attività connesse direttamente e indirettamente al settore primario (Arzeni A., Chiodo E., 1999). Queste aree caratterizzate da un elevato grado di antropizzazione (presenza diffusa sul territorio dei segni delle attività antropiche, passate e presenti, e in particolare dell’attività agricola) e che presentano i tratti tipici della ruralità, sono sempre più spesso l'oggetto di studi economico-agrari. Si tratta, infatti, di aree in cui le attività antropiche, spesso quelle agricole, nel corso degli anni hanno modellato il territorio e le comunità locali che vi abitano rappresentano una componente inalienabile del territorio stesso. Qui oggetto di protezione non è solo il patrimonio naturale ma anche quello prodotto dall’uomo, e coniugare le azioni di protezione dell’ambiente con quelle di promozione di uno sviluppo sostenibile rappresentano un percorso obbligato. Le problematiche di protezione dell’ambiente e del paesaggio si intersecano, infatti, in modo molto stretto con i temi dello sviluppo rurale, della qualità della vita e dello sviluppo socio-economico delle collettività locali (Chiodo E., Solustri A., 2003).
Con questo lavoro di ricerca si intende definire un approccio teorico e metodologico utile a caratterizzare la ruralità di questa particolare tipologia di territori e valutare la performance dell’agricoltura presente al suo interno, in termini di sostenibilità. Si tratta in definitiva di interrogarsi sul come l’agricoltura di un’area protetta può e deve necessariamente contribuire alla tutela attiva del territorio, all’interno di uno specifico contesto rurale. Questa analisi intende fornire indicazioni utili per la definizione di idonei strumenti di politica per promuoverne la sostenibilità e la multifunzionalità delle attività agricole e di allevamento, in linea con le finalità specifiche di un’area protetta e le peculiarità del suo contesto rurale.
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Informazioni tesi
Autore: | Luigi Roselli |
Tipo: | Tesi di Dottorato |
Dottorato in | VALORIZZAZIONE E GESTIONE DELLE RISORSE AGRO-FORETALI-INDIRIZZO ECONOMIA E POLITICA AGRARIA |
Anno: | 2005 |
Docente/Relatore: | Luigi Cembalo |
Istituito da: | Università degli Studi di Napoli - Federico II |
Dipartimento: | DIPARTIMENTO DI ECONOMIA E POLITICA AGRARIA |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 86 |
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