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La flessibilità nel mercato del lavoro: l'esperienza italiana

La tesi consiste nell'analisi del concetto di flessibilità nelle sue differenti tipologie (salariale, funzionale, produttiva, numerica, temporale) confrontando analisi e studi teorici con i risultati empirici legati al mercato del lavoro italiano. si andranno inoltre ad analizzare i cambiamenti nel mercato del lavoro apportati dal concetto di flessibilità e dal suo sviluppo soprattutto negli ultimi 15 anni attraverso la riforma del lavoro Treu (1997) e la più recente riforma Biagi (2003).

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XI INTRODUZIONE Il concetto di flessibilità in Italia è diventato, in questi ultimi anni, un tema sempre più ricorrente nel dibattito pubblico, politico e sociale. Tale diffuso interesse è dovuto probabilmente al fatto che il mondo del lavoro ha subito negli ultimi dieci anni continui cambiamenti tecnologici ed organizzativi che hanno modificato la qualità e la quantità del lavoro richiesta ed offerta, oltre alle modalità di regolazione dei rapporti di lavoro. Il tradizionale modello del “posto fisso”, fondato sulla sicurezza temporale e retributiva del lavoro, attraverso una rigida regolamentazione, contrattuale e legislativa, dei rapporti di impiego, tipica del male breadwinner model, ha, infatti, lasciato posto ad un nuovo mercato del lavoro basato sui concetti di flessibilità numerica, temporale, funzionale, retributiva e produttiva per indicare, di volta in volta, la diversità delle nuove forme di lavoro flessibili rispetto ai rapporti contrattuali standard. 1 Il termine flessibilità, quindi, assume il ruolo di parola passe-part-tout, emblema e metafora delle attuali trasformazioni dell’organizzazione del lavoro, e va ad indicare a seconda del soggetto economico e delle discipline che lo utilizzano, un concetto eterogeneo. 2 Per la domanda di lavoro esso è, infatti, la parola chiave sulla quale fondare le politiche aziendali future, per rispondere in tempi brevi, alle richieste di una domanda di beni e servizi sempre più eterogenea e variabile e var variare di conseguenza il fattore lavoro alle esigenze produttive e agli andamenti della domanda aggregata. Per l’offerta di lavoro, al contrario, il moltiplicarsi delle modalità di accesso al mondo del lavoro, può rappresentare un opportunità, laddove risponda concretamente ed immediatamente alle specifiche esigenze individuali di personalizzazione, dei tempi e delle modalità di impiego. D’altra parte può rappresentare un limite, nel caso in cui l’idea di flessibilità si identifichi con quella di precarietà, indicando con ciò, condizioni lavorative insufficienti a garantire una eguale stabilità lavorativa ed una sufficiente tutela retributiva e previdenziale del lavoratore flessibile rispetto ad uno standard. L’argomento di questa analisi è lo studio del concetto di flessibilità, delle opportunità e dei principali effetti delle nuove politiche flessibili sulla domanda e sull’offerta di lavoro italiana . Il lavoro è articolato in cinque capitoli: nel primo capitolo si descrive il mercato del lavoro italiano attraverso l’analisi dei più importanti indicatori della variabili aggregate (tasso di occupazione, tasso di disoccupazione, tasso di attività) ed il confronto con i dati relativi 1 Cfr E.REYNERI 1996, TRIGIGLIA, BAGNASCO 1988, BRUSCO 1989, REGINI SABEL 1989 2 S. BURCHI e M. BONETTI “Donne e Flessibilità” Flessibilemente.it

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