Tecniche per la misurazione del Rischio negli istituti Finanziari: il caso della BNL
Ultimamente lo scenario finanziario è oggetto di una grande e complessa trasformazione dovuta ai cambiamenti a livello competitivo, strutturale e all’aumento della concorrenza su scala internazionale della intermediazione finanziaria.
Le leggi che in passato disciplinavano l’attività creditizia e bancaria, come la “Legge Bancaria” del 1936, o il Dec. legislativo 385 del 1993 sono state con gli anni abrogate, completate e rinnovate. Agli istituti bancari è richiesto, di creare valore economico e di dare una remunerazione agli azionisti che hanno apportato capitale. Anche se un valore primario e la funzione sociale della banca è il mantenimento e la salvaguardia del pubblico risparmio, diventa sempre più importante essere un’impresa efficiente e redditizia.
L’aumento della competitività ha indotto le banche ad entrare in nuovi mercati e ha determinato un ampliamento ed una diversificazione dell’operatività, accrescendo la gamma dei prodotti e dei servizi offerti.
Le banche si allontanano sempre di più dalla semplice attività di intermediazione remunerata attraverso i flussi di interesse, basandosi maggiormente su attività di erogazioni di servizi remunerata attraverso le commissioni.
L’insieme di queste evoluzioni ha incrementato il livello di rischio che le banche devono affrontare nello svolgimento della loro attività ed allo stesso tempo è aumentato anche il capitale necessario alla protezione dai rischi. Le potenziali perdite possono essere causate non solo dai rischi classici dell’attività di intermediazione creditizia, rischi di credito e rischi di mercato, ma anche dalla categoria dei rischi operativi. Dato questo aumento di rischiosità la gestione dei rischi bancari diventa un importante fattore competitivo e driver gestionale, diviene quindi necessario gestire i diversi tipi di rischio e gli effetti che possono avere sulla gestione complessiva delle banche.
L’esatta misurazione di questi rischi può essere fatta attraverso l’utilizzo di tecniche di risk managment che utilizzano il VaR come strumento di quantificazione del rischio e per la corretta divisione del capitale nelle varie unità di business. L’obiettivo finale di tali sistemi di risk managment è di fornire una misura dell’esposizione al rischio connesso alle diverse attività svolte da una banca e di determinare il rischio sostenuto in ogni attività.
Anche a livello di regolamentazione di Vigilanza è cresciuta l’attenzione verso la gestione dei rischi, e la modifica, nel 2003, dell’accordo di Basilea del 1988 lo conferma. Le azioni per la modifica dell’Accordo di Basilea iniziate nel 1999 hanno portato veri e propri cambiamenti nella regolamentazione di Vigilanza e nell’atteggiamento delle Autorità di Vigilanza. Prima della riforma le Autorità preposte al controllo si limitavano a presentare delle regole e dei requisiti patrimoniali rigorosi da far rispettare. Dalla riforma dell’Accordo di Basilea il loro operato è molto più collaborativo e flessibile nei confronti dell’attività bancaria e questo si nota anche dalle diverse possibilità concesse agli istituti bancari riguardo all’utilizzo dei metodi di misurazione dei rischi. I modelli di misurazione forniti dalle Istituzioni di Vigilanza porteranno grandi benefici riguardo alla quantificazione dei rischi e alla riduzione dei presidi patrimoniali.
La revisione più recente dell’Accordo di Basilea dell’aprile 2003 evidenzia tutta una serie di novità nel trattamento del rischio di credito e del rischio operativo con particolare attenzione all’utilizzo dei modelli di calcolo di tali rischi.
Oltre che dalle rettifiche dei modelli e dei sistemi di misurazione del rischio, la gestione del rischio di credito è stata accompagnata anche dalla nascita e dalla diffusione di un insieme di nuovi strumenti e tecniche gestionali che consentono di trasferire il rischio di credito implicito in ogni operazione d’impiego a soggetti diversi rispetto alla banca: securization, loan sales e strumenti derivati per la gestione del rischio di credito.
Il presente lavoro si sofferma nel 1° capitolo sul concetto di rischio, dandone una definizione generale e successivamente fornendo una classificazione delle diverse tipologie di rischio che caratterizzano l’attività di intermediazione.
Nel 2° capitolo presenterò le principali novità proposte dal Comitato di Basilea nel Documento Consultivo del 2003, sulla valutazione e la gestione del rischio di credito e del rischio operativo. Tratterò le modifiche dell’Accordo di Basilea del 1988, che hanno portato ad un vero e proprio cambiamento nella regolamentazione di Vigilanza e nell’approccio delle Autorità preposte al Controllo.
Il 3° capitolo, invece, sarà basato sulla presentazione di un caso pratico: il caso della BNL, che ha sviluppato, proprio basandosi sulle riforme di Basilea 2, un Sistema di Rating Interno sul quale si basa per la classificazione dei clienti, per la valutazione di ogni rapporto creditizio e per la gestione dell’intero portafoglio crediti.
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Informazioni tesi
Autore: | Daniele Belsito |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 2004-05 |
Università: | Libera Univ. Internaz. di Studi Soc. G.Carli-(LUISS) di Roma |
Facoltà: | Economia |
Corso: | Economia e Finanza |
Relatore: | Gennaro Olivieri |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 131 |
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