Dilemmi etici nell'esercizio della professione infermieristica: quali linee guida?
La figura stereotipata dell’Infermiere come operatore sanitario di serie B è ormai lontana anni luce. Oggi l’infermiere è un professionista di livello europeo, scientificamente formato nell’università ed autonomo professionalmente. La professione infermieristica s’imbatte con frequenza in situazioni critiche, spesso molto differenti tra loro, che necessitano di scelte comportamentali, il più delle volte determinanti per l’utente. Le situazioni critiche sono identificabili come dilemmi etici, che implicano la presa di decisioni. L’Infermiere è chiamato a servire il miglior bene possibile per la persona e a rispondere con competenza, pertinenza, responsabilità e tempestività.
Il Codice deontologico degli infermieri all’art.3.4 recita: “L’infermiere si attiva per l’analisi dei dilemmi etici vissuti nell’operatività quotidiana e ricorre, se necessario, alla consulenza professionale e istituzionale contribuendo così al continuo divenire della riflessione etica”.
Nell’ambito dell’attività professionale ci s’imbatte quotidianamente in discussione di dilemmi etici di natura più ampia rispetto a quelli trattati dalla deontologia; tali dilemmi di rilevanza bioetica richiedono una riflessione estesa e complessa ed esigono una conoscenza sicuramente più approfondita della metodologia, degli strumenti e delle linee guida necessarie per poter essere esaminati, discussi, affrontati e risolti.
La bioetica ha il compito di esaminare la liceità dell’intervento dell’uomo sull’uomo; ci insegna e ci guida a ritrovare il valore umano fondamentale e l’essenza dell’uomo stesso nel dedalo dell’universo tecnologico. Le realtà vissute nel processo assistenziale obbligano i professionisti della salute ad un approccio che richiede una riflessione consapevole e responsabile.
Oggi l’atteggiamento dei cittadini è mutato, il paternalismo medico fortemente ridimensionato, e l’infermiere ha assunto nell’equipe curante un ruolo di rilievo, per il più alto livello della sua formazione e cultura rispetto al passato, ma soprattutto in virtù della sua intima relazione con l’utente che gli permette di possedere numerosi elementi di analisi dei conflitti vissuti dal e con il paziente stesso.
Molti pazienti vivono il ricovero con senso di sfiducia nei confronti della sanità e dell’ambiente poco confortevole; spetta all’infermiere il più delle volte restituire alla persona la dignità che la struttura, gli spazi, le regole gli sottraggono. Si crea un rapporto di intimità e complicità, che consente di trasformare la malattia in un’esperienza di crescita personale. Prendendosi cura della persona, l’infermiere ne apprende i bisogni, sia fisici che psichici, conosce i suoi desideri e le sue paure, entra in relazione con i suoi familiari e con le persone per lei significative. L’infermiere è nella migliore posizione per valutare il modo in cui la persona percepisce e vive la qualità della sua vita, quindi è in grado di tradurre le speranze e le illusioni dell’assistito e può rappresentare il fulcro dell’analisi di eventuali conflitti etici. Un vero professionista, dotato di competenza e responsabilità, deve guidare la persona verso la ricerca del bene. Lo stato di necessità e di dipendenza dato dalla malattia, non deve autorizzare l’operatore a monopolizzare la situazione e a gestire autoritariamente le scelte.
La riflessione etica è obbligatoria perché è insieme segno e frutto della responsabilità professionale verso se stessi e l’intera disciplina.
L’infermiere è un agente morale, cioè una persona che compie scelte di natura etica poiché il suo agire è condizionato, ma non interamente determinato, dal contesto, dal cliente, dalle prescrizioni, dall’organizzazione del lavoro. Egli agisce continuamente una sintesi tra valori, norme morali e giuridiche, deontologia professionale, cultura e situazioni contingenti.
Ma quanti infermieri hanno le conoscenze sufficienti per operare questa sintesi?
In qualità di docente di Etica e bioetica ai corsi di laurea in Infermieristica posso affermare che la risposta non può venire se non partendo dall’innalzare il livello formativo di base.
Occorre sviluppare nuove e migliori competenze studiando ai corsi di base i fondamenti teoretici ed elaborando successivamente in sede di tirocinio clinico discussione di casi incontrati, anche con la consulenza ed il supporto degli infermieri più esperti presenti nei comitati etici locali. In ogni caso clinico emergeranno idee o sensazioni, preferenze legate a ideologie personali o a valori culturali e religiosi, ma il confronto, il possesso di strumenti di analisi metodologica dei fatti e delle istanze, permetterà di scartare contenuti e giustificazioni prive di una base etica e di trovare la migliore soluzione possibile che risponde al miglior bene per quel paziente e non per altri.
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Informazioni tesi
Autore: | Gaetano Romigi |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 2003-04 |
Università: | Università degli Studi Roma Tre |
Facoltà: | Scienze della Formazione |
Corso: | Scienze dell'Educazione |
Relatore: | Guido Traversa |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 157 |
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