Il diritto alla identità personale
Il progresso tecnologico e l’avvento di una società a capitalismo avanzato, in cui gli strumenti di comunicazione di massa si sviluppano e si diffondono in modo costante ed innovativo, comportano come conseguenza la necessità di tutelare nuovi aspetti della personalità.
L’oggetto del presente approfondimento è, quindi, il diritto all’identità personale, un nuovo diritto “emergente” sorto negli anni ’70 ed il cui riconoscimento si è avuto solo in tempi recenti con la pronuncia della Suprema Corte di Cassazione n. 3769 del 22-6-1985, preso in esame nel tentativo di definirne i contorni e di analizzarne le varie ipotesi di lesione e della sua tutela.
E’ stato definito da vari autori e da varie pronunce giurisprudenziali in diversi modi: “diritto ad essere sé stessi”; “diritto di constatare che la proiezione di sé nel sociale rispecchi fedelmente la realtà”; “diritto a che l’attuale modo di essere di una persona non venga travisato dal comportamento di terzi”; “diritto a non vedersi disconosciuta la paternità delle proprie azioni e a non sentirsi attribuire la paternità di azioni non proprie, a non vedersi, cioè travisare la propria personalità individuale”, ed altri ancora.
L’identità personale comporta, quindi, il diritto di una persona ad essere rappresentata nella vita di relazione, con la propria vera identità, quale è conosciuta o conoscibile, applicando i criteri della normale diligenza e della buona fede soggettiva, nella realtà sociale in cui il soggetto vive.
Tale diritto è sorto al fine di salvaguardare, in buona sostanza, il profilo ideale della persona dai potenziali riflessi negativi che l’azione dei mass-media può provocare attraverso la manifestazione del pensiero, la libertà di stampa, la raccolta e la divulgazione di informazioni riguardanti la stessa.
Esso viene annoverato tra i diritti della personalità e sotto il profilo normativo sia gran parte della dottrina ( anche se non si è, ovviamente, avuta una unanimità di vedute in tal senso e vi sono, quindi state critiche da parte di alcuni autori) che la giurisprudenza hanno indicato come suo fondamento l’art. 2 Cost., quale clausola aperta nella quale possono farsi confluire tutte le situazioni giuridiche soggettive afferenti alla persona.
Comunque, vi è anche chi ha individuato nell’ordinamento molti referenti normativi a sostegno della tutela giuridica dell’identità personale, come ad esempio la normativa sui segni dell’identità personale (nome, pseudonimo, immagine); quella sul diritto morale d’autore e l’art. 8 della legge sulla stampa.
Tra i diversi problemi sollevati dall’istituto in questione, uno è quello concernente il modo in cui esso va determinato.
Ciò vale a dire, quindi, che sembra ragionevole ritenere che l’identità tutelabile di una persona si debba desumere da eventi, situazioni e comportamenti che ad essa si riferiscono e che siano accertabili “oggettivamente” secondo l’esperienza comune e la cultura dell’ambiente sociale in cui essa vive.
Infatti, l’identità tutelabile, non può essere giuridicamente determinata dalla persona stessa, cioè dalla rappresentazione che questa ha di sé medesima, poiché ciò non consentirebbe spazio ad altre libertà, come la libertà di manifestazione del pensiero, garantita dalla Costituzione(art. 21).
Ma, tale identità, non può neppure essere determinata dai pubblici poteri ai quali verrebbe in tal caso dato un potere che potrebbe comportare degli ostacoli alla corretta esplicazione della personalità o, addirittura, sacrificare la verità ideologica e culturale di ogni individuo, che è ciò che si vuole tutelare.
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Informazioni tesi
Autore: | Cinzia Voso |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 1998-99 |
Università: | Università degli Studi di Roma La Sapienza |
Facoltà: | Scienze Politiche |
Corso: | Scienze Politiche |
Relatore: | Giovanni Giacobbe |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 242 |
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