I villaggi turistici come forma di integrazione sociale
I villaggi turistici, benché abbiano un aspetto disteso e privo di problemi, nascondono un’organizzazione funzionante, intelligente e attenta. Comportano delle necessità e criteri del tutto particolari. Non sono stati, infatti, concepiti per accogliere una comunità di persone che lavori, ma, e questo rende il compito ancora più difficile, per accogliere una comunità che eserciti a pieno il suo diritto alla pigrizia. È l’uomo stanco ed ossessionato dalla vita cittadina, dal cemento, dal lavoro, che necessita di giornate dove regni l’ozio e la distensione più completa. Gli abitanti di questi villaggi non vivono in case raccolte attorno ad un campanile, ma disperse nella natura che con i suoi colori, la sua vegetazione, le sue ombre, li nasconde, li protegge e ne salvaguarda il senso di libertà. Il municipio lascia il posto alla pista da ballo, al bar, alla piscina, dove la gente si raccoglie per parlare ancora una volta del problema più attuale e più importante: come spendere le ore liete (cfr. CAP. 3 §3.3-3.5). Tutto è previsto come in qualunque altra comunità, soltanto adattato alle esigenze e agli scopi di una società del tutto compreso. Si inizia così a programmare la giornata tipo del vacanziere, che non vuole più trascorrere la sua vacanza in maniera passiva, ma, vuole esser attivamente partecipe di un’esperienza del tutto particolare, e coinvolto in prima persona nella realtà del villaggio, che crea atmosfere ed eventi irriproducibili nella realtà quotidiana. Vengono selezionate le attività ludico-motorie, soddisfatte le esigenze di una popolazione di turisti, ancora elitaria, ma non per molto. In tal modo, facendo respirare sempre un clima caldo e festoso, si deve indirizzare il turista verso i servizi offerti dalla struttura, al fine di poter vendere il più possibile il made in loco, sfruttando quella forma particolare e del tutto nuova di comunicazione promozionale, che possa massimizzare la vendita dei prodotti. Aumentare gli introiti monetari infatti, è il fine su cui si sviluppano le odierne attività d’animazione legate al settore turistico. Ovviamente una concezione così innovativa e particolare di vacanza comporta personale altrettanto particolare: artisti o sportivi professionisti che riescano, oltre ad esprimere la propria arte, ad instaurare relazioni interpersonali con le proprie clientele e soprattutto, a coinvolgerle nelle attività. Il forte incremento delle spese turistiche destinate a consumi disegna oramai un modo nuovo di fare turismo legato maggiormente alle possibilità (incentives) che offre il territorio: sport, distensione, spettacolo, informazione, esperienza. L’offerta si propone sempre più come un sistema integrato, ossia sotto una forma elastica ed articolata di opportunità di mercato, piuttosto che come un insieme confuso e indistinto di attrazioni non collegate tra loro. Il villaggio turistico che si muove in una logica dell’offerta estremamente varia, basata su attività sportive e ricreative, si presenta con l’assunto del prezzo tutto compreso. Essendo costituito da un’ampia gamma di servizi (la reception, il ristorante, gli sport, la boutique, il bar, le escursioni, il mini club) e disponendo di comfort come appartamenti e alloggi in strutture fisse prefabbricate (bungalow, cottage o residence in muratura), permette un’offerta diversificata dal punto di vista delle spese variabili, come quelle per lo svago, gli acquisti e gli spostamenti. È una novità importante, perché pur accogliendo una domanda di massa si tende a lasciare ai consumatori la possibilità di scelta tra le opzioni offerte. (cfr. CAP. 2 e CAP. 3 §3.1-3.3). Alcuni studiosi sono rimasti attratti dal mistero che si nasconde nei villaggi-vacanza. Quale sia l’alchimia che favorisce questa creazione di una comunità felice, resta ancor oggi un segreto. L’economista Deaglio dopo aver frequentato i villaggi ha elaborato una sua analisi: «…è un caso evidente di socialismo realizzato!...nel villaggio turistico tutto è compreso, indipendentemente da quello che uno usa…» (cit. da art. su La Repubblica, ottobre del 2000). In tal senso Alberoni scrive «…noi abitualmente descriviamo le vacanze come un periodo in cui cessano le tensioni, in cui ci abbandoniamo, ci riposiamo, facciamo quello che vogliamo. E certamente, in buona parte, questo è vero. Ma le vacanze sono anche altro. Per esempio significano spezzare la routine quotidiana, la faticosa disciplina del lavoro. La vacanza è “il me ne vado” tante volte pensato, la rivolta con cui smettiamo di ubbidire ai nostri abituali padroni…» (cit. da art. su La Repubblica, 30-VII-1982). Vien da chiedersi se sia migliore la vita nel sogno o forse quella concreta da cui partiamo all’avventura. A volte qualcuno ne resta folgorato.
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Informazioni tesi
Autore: | Ash Ilardi |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 2002-03 |
Università: | Università degli Studi Roma Tre |
Facoltà: | Scienze Politiche |
Corso: | Scienze Politiche |
Relatore: | Luisa Maniscalco |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 161 |
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