L'immagine letteraria dell'ebreo: da ''oggetto'' a ''soggetto''
La propaganda antisemita orchestrata dal Regime fascista iniziò nel 1936, ma anche prima di tale data è possibile rintracciare, nella letteratura italiana, gli stessi stereotipi che portarono all'accettazione delle Leggi sulla razza. A partire dalla seconda metà del XIX secolo si assiste ad un cambiamento dell'antisemitismo da quello storico, di matrice religiosa, che vede nell'Ebreo il deicida da convertire forzatamente, a quello moderno, laico, che nell'Ebreo vede l'oppositore politico (carbonaro o reazionario a seconda dei punti di vista) il cui unico scopo è l'asservimento delle altre razze. Il terreno è pronto per i Protocolli dei Savi di Sion e la successiva eliminazione fisica del nemico della Patria. Questo processo è visibile anche nelle opere di alcuni scrittori italiani - Bersani, Oriani, D'Annunzio e Papini - accumunati (con la parziale eccezione di Bersani) dalla descrizione dell'Ebreo come oggetto, cioè come personaggio che non agisce in prima persona ma le cui azioni, e spesso misfatti, sono visti e raccontati da altri. Solo dopo la Shoah, grazie al Romanzo di Ferrara di Bassani, l'Ebreo può assumere il rango di protagonista, di soggetto che narra la sua storia. A questo punto cadono le differenze tra ebrei e gentili ma si sottolineano quelle tra chi accetta e viene accettato dal regime fascista e chi ne è escluso (ebrei ma anche omossessuali e oppositori politici) fino alla figura emblematica di Geo Josz, rifiutato dagli stessi ebrei perchè testimone che non è disposto a dimenticare.
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Informazioni tesi
Autore: | Emanuela Usai |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 1993-94 |
Università: | Università degli Studi di Cagliari |
Facoltà: | Lettere e Filosofia |
Corso: | Lettere |
Relatore: | Giuseppe Marci |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 88 |
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