Il cinema di Marco Ferreri nell'Italia degli anni Sessanta
La scarsa quantità di studi specifici sul cinema e sulla figura di Marco Ferreri rappresenta innegabilmente una profonda lacuna nel contesto internazionale della critica cinematografica. Sono presenti ampie falle esegetiche soprattutto riguardo la tarda filmografia ferreriana, ovvero a partire dagli anni Ottanta in poi, quando gran parte della critica istituzionale ha progressivamente perso interesse decidendo di abbandonare ogni approfondimento sull’autore. I motivi di una tale inspiegabile defezione sono tuttora difficili da decifrare con esattezza, tuttavia la forza immaginifica delle sue opere non si è indebolita col tempo, al contrario i suoi film riescono ancora ad entrare perfettamente in contatto col presente.
Marco Ferreri è un autore finito troppo presto nel dimenticatoio del cinema italiano. La sua figura è storicamente legata a quella del regista della provocazione e dello scandalo, l’uomo capace all’uscita di ogni opera, fin da L’Ape Regina, di infuocare il pubblico e di dividere le masse tra applausi e insulti. I suoi momenti di massima attenzione mediatica da parte di pubblico e critica sono dovuti proprio a questo tipo di scandali, non alle opere in sé. Nel momento in cui questo clamore visionario è entrato nella quotidianità del mondo postmoderno, perdendo del tutto la sua carica offensiva, Ferreri è stato ritenuto sorpassato e ripetitivo. Ferreri ha subito il peso di tutto questo, non riuscendo mai a togliersi di dosso le etichette che gli erano state accuratamente applicate. Solo in seguito (e spesso in altri lidi) l’autore è stato realmente studiato e apprezzato per quello che veramente era il suo lavoro, ovvero una profonda ricerca linguistico-espressiva nella costruzione di universi figurativi ben precisi, con una grande attenzione per la natura dei corpi e il loro rapporto con l’ambiente circostante. Uno sguardo lucido e impietoso rivolto verso un’umanità di cui non vuole sottolineare gli errori, ma piuttosto metterne in evidenza l’intrinseca immoralità, all’interno di una cultura che proprio dalla presunta normalità trae il modo di produrre mostruosità. Proprio da questo concetto nasce l’idea per questo lavoro, nel quale è analizzato lo sguardo dell’autore nell’Italia degli anni Sessanta.
Marco Ferreri è sempre stato un autore immerso nella società, nel momento e nel luogo in cui si trovava e questi lo hanno profondamente ispirato e influenzato. Il lavoro che segue si è sostanzialmente sviluppato partendo proprio da questo assunto. Nel primo capitolo viene ricostruito il vagabondaggio europeo del giovane Ferreri, il quale ha fatto del viaggio ininterrotto la principale caratteristica della sua personale biografia. Durante la sua lunga carriera artistica, l’autore ha delineato un triangolo immaginario tra Italia, Spagna e Francia, indispensabile per comprenderne a fondo la caleidoscopica figura. In questa prima parte dell’elaborato si è deciso di partire dalle origini meneghine per arrivare ai primi film da regista girati in quel celebre periodo di furore spagnolo.
Il cuore della dissertazione prende in esame un periodo molto particolare, ovvero il ritorno in patria in qualità di regista cinematografico. Marco Ferreri si trova a confrontarsi con un paese conservatore e democristiano in piena fase post-boom economico. Questa seconda parte approfondisce l’opera dissacratoria che il regista compie a proposito dell’oppressiva morale cattolica dell’epoca e dei suoi riti, in particolare il matrimonio. Successivamente, viene posta attenzione sulla profonda crisi della mascolinità nell’universo dell’individuo ferreriano, affrontando l’incapacità, spesso fatale, di relazionarsi con l’altro sesso. Nell’ultimo capitolo viene trattata la visione nichilistica e apocalittica dell’autore nella fase finale del suo periodo italiano, in particolare è posta grande attenzione al corpo dei personaggi in relazione all’ambiente nel quale sono collocati. L’analisi testuale della filmografia ferreriana ha portato all’inevitabile interpretazione di alcuni temi estremamente ricorrenti, riscontrando l’assoluta continuità tra il pensiero etico e morale dell’autore con il linguaggio stilistico con cui si esprime. Questi due aspetti sono facce della stessa medaglia, assolutamente indissolubili l’uno dall’altro.
Marco Ferreri è ancora un autore giovane, capace di attrarre e comunicare con le nuove generazioni per mezzo delle sue immagini così istintive e viscerali. Questo lavoro nasce dalla sua forza di coinvolgere lo spettatore parlando dell’oggi con il suo cinema del domani. L’obiettivo di questa ricerca si trova nel desiderio di rendere omaggio a un autore chiave del nostro cinema, disgraziatamente troppo poco indagato e apprezzato.
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Informazioni tesi
Autore: | Federico Rizzo |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2020-21 |
Università: | Università degli Studi Roma Tre |
Facoltà: | Scienze della Comunicazione e dello Spettacolo |
Corso: | Cinema, Televisione e Produzione Multimediale |
Relatore: | Stefania Parigi |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 138 |
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