Reaganomics: un'analisi delle politiche economiche neoliberiste negli Stati Uniti

Il presente lavoro finale, come indicato nel titolo "Reaganomics: un'analisi delle politiche economiche neoliberiste negli Stati Uniti" si prefigge di analizzare il fenomeno di Reaganomics, ossia l'insieme delle politiche economiche di stampo neoliberista attuate durante i due mandati di presidenza di Ronald Reagan, dal 1981 al 1989, negli Stati Uniti.
In primo luogo, vengono delineate le caratteristiche fondamentali, sia dal punto di vista sociale, che economico e politico, degli anni antecedenti alla presidenza Reagan: la nuova amministrazione opera in un contesto economico particolarmente complesso, dovuto alla crisi degli anni '70, scaturita per una serie di fattori concomitanti, tra cui il calo della produttività, la forte ondata inflazionistica, le crisi petrolifere del 1973 e del 1979 e la fine della convertibilità oro-dollaro del sistema di Bretton Woods nel 1971.
Al contempo, particolare menzione necessitano le teorie economiche sottese alle politiche neoliberiste di Reagan: il presidente USA, negli anni '80, fa proprie le teorie di Milton Friedman, in contraddizione a quelle di John Maynard Keynes. Nello specifico, Friedman credeva nella necessità di una minore presenza dello Stato nell'economia e una maggiore liberalizzazione dei mercati per favorire la ripresa dell'economia statunitense.
I risultati immediati delle politiche di Reagan generano una crescita economica: l'economia esce dalla recessione degli anni '70, l'inflazione viene riportata sotto controllo, viene invertita la rotta di diminuzione della produttività, la disoccupazione si dimezza e il PIL cresce rispetto al decennio precedente, seppur con risultati non eccezionali. Tuttavia, in tali anni si verifica il fenomeno della deindustrializzazione, ossia la riduzione dell'occupazione dei settori manifatturieri a causa della forte valutazione del dollaro, con un conseguente spostamento dell'occupazione alle services industries.
Tali risultati vengono raggiunti tramite due riforme di politica fiscale di riduzione delle aliquote e al contempo l'applicazione di una flat tax, ossia una uguale aliquota d'imposta indipendente dalla situazione reddituale. Al contempo Reagan opta per una riduzione della spesa assistenziale per welfare a favore di un aumento della spesa militare, per sostenere la Guerra Fredda.
Un grande merito nel determinare la ripresa economica USA negli anni '80 va attribuito a Paul Volcker, presidente della FED, che mette in atto inizialmente, durante la crisi, una politica monetaria restrittiva, per contenere l'inflazione. Successivamente, nel 1982 e nel 1987 (con il suo successore), applica una politica monetaria espansiva per favorire lo sviluppo economico degli Stati Uniti.
Il rovescio della medaglia delle politiche economiche di Reagan riguarda le disparità sociali che le sue politiche, in particolare la riduzione delle imposte a favore del ceto più elevato, generano: il reddito dei più ricchi cresce spropositatamente, mentre i ceti poveri registrano persino una riduzione.
Inoltre, l'espansione economica non riesce a compensare la riduzione delle imposte e il contemporaneo aumento della spesa pubblica: il deficit federale subisce una forte impennata durante gli anni di Reagan, come mai era accaduto in tempo di pace. Il presente lavoro giunge alla conclusione che tale aumento risulta sostenibile, in quanto la grande rilevanza che gli USA rivestono nel panorama economico globale e l'affidabilità che trasmettono ai mercati, non gli impedisce di ottenere senza problemi ulteriore denaro a prestito.