Maria Montessori - La mente assorbente

Introduzione Nei miei studi di psicologia e nell’esperienza educativa le opere e le esperienze di Maria Montessori hanno trovato (purtroppo) spazio solo negli ultimi anni, quando mi sono iscritta al Corso di Laurea in Scienze della Formazione Primaria e attraverso la rete, che pullula di mamme che si ispirano a quello che è ormai universalmente noto come metodo Montessori. Eppure tante cose del suo approccio -poichè a lei non piaceva chiamarlo metodo- informano le scuole dell’infanzia e l’esperienza educativa di tanti insegnanti e genitori io credo. Innanzi tutto se si entra in una scuola dell’infanzia non si può fare a meno di notare come l’arredo sia a misura di bambino, eppure se la Montessori dedica ad esempio un intero capitolo ne “Il bambino in famiglia” all’ambiente ciò non doveva essere scontato alla sua epoca. Nemmeno nella nostra a ben pensarci, la ridotta misura del bambino è sempre considerata quando si progettano gli spazi pubblici: è solo negli ultimi anni che ho osservato negli autogrill e in alcuni, nuovissimi, bagni pubblici water e lavabi su misura, utili perché i piccoli possano far da sé e sperimentare quotidianamente l’autonomia. Un altro aspetto significativo del clima educativo, o almeno della veste che assume ad uno sguardo superficiale, è la fiducia e lo spazio psicologico oggi concesso al bambino, cosa di cui la Montessori aveva ampiamente discusso. Se ne parla molto in ogni ambiente di dedicare tempo ai minori, di lasciarli fare da soli, oggi più che mai da quando la rete internet fornisce consigli e ricette per l’educazione infantile, a volte sotto una veste scientifica (pedagogisti, pediatri, riviste specializzate), altre sotto una forma che assomiglia di più al passa parola tra genitori (per lo più mamme). La fiducia nelle capacità del bambino significa per l’educatore fare un passo indietro, predisponendo l’ambiente e i materiali didattici e dedicandosi all’osservazione di ciò che succede. Dall’osservazione delle capacità emergenti del bambino il passo è breve verso l’argomento di questa relazione: la mente assorbente. Dalle mie prime letture dei testi della scienziata (così lei si considerava) questo concetto mi è sembrato molto interessante sia dalle esperienze fatti direttamente coi bambini, sia perché ne deriva quello di mindfulness, che significa presenza a sé stessi. I bambini anche piccoli spesso si intrattengono con quello che trovano, a volte rifuggendo dai giochi comprati dagli adulti, ad esempio nell’osservazione della natura o nella costruzione di oggetti o scenari con una concentrazione che non ci si aspetta dalla loro età. In questo momento la mente assorbente funziona a pieno regime e anche se noi adulti non potremo mai tornare a questo stato di apprendimento così efficiente, possiamo però tentare di essere più concentrati in ciò che facciamo quotidianamente. Questo per me è stato un grande insegnamento. PROJECT WORK MONICA DELBUE 3