Dietro lo specchio. The Lady of Shalott (1842) di A. Tennyson e The Gentleman of Shalott (1936) di E. Bishop
Lo specchio è un oggetto talmente comune nelle nostre vite che ormai ci rendiamo appena conto della sua presenza: è quotidiana, scontata. Tuttavia, nella società moderna, basata in larga parte sulle apparenze e sul culto dell'aspetto fisico, gli specchi sono strumenti indispensabili nelle nostre azioni giornaliere. Malgrado questa utilità immediata legata all'estetica e, si potrebbe dire, alla vanità intrinseca nell'uomo, gli specchi avevano nel passato un significato più profondo in campo religioso, e una utilità maggiore nella scienza. Il primo capitolo esplora questa tematica: dalle pietre lucide agli specchi d'acqua immobili, dalle prime superfici in bronzo all'uso del vetro nella produzione di massa, gli specchi hanno giocato un ruolo importante all'interno di numerose culture, legandosi a credenze e superstizioni, e diventando strumento fondamentale per la scoperta dell'Universo e del funzionamento della luce. In campo artistico, la presenza degli specchi è frequente sia nell'arte visiva che in quella letteraria: non solo li troviamo rappresentati sulle tele di numerosi artisti, ma ci sono prove certe che in molti li abbiano usati come mezzo per dare tridimensionalità alle proprie opere, oltre ad essere presi come metafore prima della purezza religiosa, poi, con la perdita di significato spirituale, dei peccati capitali. Lo stesso significato 5 religioso è riscontrabile anche nella letteratura. In generale, i libri che contenevano lo specchio all'interno del loro titolo furono numerosi, e comprendevano opere dei più diversi tipi, dagli ammonimenti morali a donne e politici, ai romanzi d'amore, a quelli satirici. Proprio quest'ultimo campo, della letteratura dello specchio, verrà approfondito nei due capitoli successivi. Verranno prese in analisi due opere, scritte a cento anni di distanza l'una dall'altra, da due autori che affrontarono il tema dello specchio in maniera simile, quasi complementare: Lord Alfred Tennyson ed Elizabeth Bishop.
The Lady of Shalott è una ballata, la cui prima versione risale al 1833, ma rielaborata in una seconda versione nel 1842, composta da Lord Alfred Tennyson in epoca vittoriana. Il poema romantico descrive la prigionia di una donna all'interno di una torre, posta sull'isola di Shalott da cui prende il nome; ella è costretta ad osservare il mondo esterno attraverso uno specchio: nel momento in cui il suo sguardo si dovesse posare sul mondo reale, si avvererebbe la maledizione che incombe su di lei, portandola alla morte. Sarà la figura splendente dell'arturiano Lancillotto a convincere la Dama ad abbandonarsi al suo destino, a cui andrà incontro su una barca trascinata dalla corrente del fiume verso la magica Camelot. Sotto l'aspetto di una storia dai tratti fantastici, The Lady of Shalott nasconde diversi significati, relativi non solo al ruolo dell'artista nella società contemporanea a Tennyson, ma anche su quello della donna e sull'amore: verranno analizzati nel secondo capitolo. Il terzo ed ultimo capitolo è dedicato a Elizabeth Bishop e alla sua poesia The Gentleman of Shalott. Già dal titolo è facile comprendere da dove l'opera derivi, e quale possa essere il tema principale. Nonostante la ripresa del nome usato da Tennyson e la presenza centrale dello specchio come mezzo di osservazione, le differenze sono importanti: non soltanto la Bishop rovescia il sesso del protagonista, trasformando la Lady dai connotati fiabeschi in un generico Gentleman, ma diverso è lo scopo stesso dello specchio. Mentre nella ballata vittoriana esso era l'unico modo in cui la Dama poteva osservare il mondo esterno, nella poesia del '900 rappresenta la metà di un uomo diviso in due, delle quali non sa quale sia quella reale e quale sia, invece, un riflesso. Quale delle due parti è in grado di pensare? Lo specchio è perciò interiorizzato e rappresenta una divisione alla fonte di un uomo che vive nell'incertezza – sebbene, come si vedrà, non si lasci scoraggiare da essa. Attraverso saggi e articoli contenuti in numerose raccolte e riviste, verrà redatta una breve storia dello specchio, per introdurre queste due opere e la loro analisi, per indagare attraverso questi due esempi l'uso che dello specchio si è fatto nella letteratura e sui significati che ha assunto.
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Informazioni tesi
Autore: | Veronica Capurro |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2015-16 |
Università: | Università degli Studi di Sassari |
Facoltà: | Scienze Umanistiche |
Corso: | Mediazione Linguistica e Culturale |
Relatore: | Simonetta Falchi |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 49 |
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