La vita e l'opera di Venetiana Taubner-Calderon Canetti (1897-1963). Un contributo letterario al problema della dignità dell'uomo nella Vienna tra le due guerre

Il presente lavoro nasce nel 1997 da un moto di curiosità suscitato dalla pubblicazione di tre opere a firma di Veza Canetti, rispettivamente intitolate "Die Gelbe Straße", "Der Oger. Ein Stück" e "Geduld bringt Rosen". Da lettrice di Elias Canetti, particolarmente affezionata alla sua trilogia autobiografica, mi stupii nel realizzare che la prima moglie del noto scrittore mitteleuropeo, nonché indimenticabile personaggio della stessa trilogia, fosse stata anche una scrittrice, i cui racconti vennero pubblicati tra il 1932 e il 1934 sul noto quotidiano viennese "Arbeiter-Zeitung". Decisi di confrontarmi con quei libri e divenni prigioniera del desiderio di sapere qualche cosa di più su questa autrice e di fissare alcune delle riflessioni che la lettura aveva suscitato. Questo lavoro è suddiviso sostanzialmente in quattro parti.
La prima ha lo scopo di presentare la donna e l’autrice e il ruolo che hanno giocato gli pseudonimi con cui ha firmato il proprio lavoro; nella seconda parte si sono voluti mettere in risalto alcuni aspetti particolari di "Die Gelbe Straße": la "poetica dello sguardo" e il tema della dignità dell'uomo all'alba dell'era nazifascista; la terza parte è dedicata a "Der Oger. Ein Stück" e in particolare alla struttura dell'opera teatrale e alle sue implicazioni sul piano del contenuto (dramma dello smascheramento e dell'emancipazione); la quarta parte è dedicata ai racconti della raccolta "Geduld bringt Rosen", concentrandomi sull’aspetto tematico e, in generale, sulle novità rispetto al romanzo e al dramma. A completamento di questa che voleva essere la presentazione della donna e autrice viennese che tanto fece per gli esordi ed il futuro da Premio Nobel di suo marito Canetti, ma che dovette finire nell'oblio, si è voluto allegare un piccolo schema riassuntivo delle pubblicazioni di VTC negli anni ‘30, copie dei testi che l’Archivio della Camera del Lavoro di Vienna ha potuto fino al 1997 (prima dell'apertura del lascito canettiano) ritrovare sui giornali dell’epoca ma che non sono stati ancora riediti e, infine, un piccolo testo anonimo contenente un dialogo tra Elias e Veza in paradiso che mi è stato inviato da un libraio viennese e che, a fronte delle difficoltà incontrate nel reperimento del materiale biografico, mi ha ripagato almeno un po’ col piacere di un maligno sorriso.