Efficienza energetica nazionale e strumenti incentivanti: un quadro di sintesi della situazione italiana
L’attuale sistema economico italiano, per il suo funzionamento, necessita in gran parte dell’utilizzo di risorse da fonti non rinnovabili, dette anche fonti tradizionali, dovuto soprattutto dal lento incremento dei prezzi di queste ultime e dalla scarsa attenzione prestata alle esigenze ambientali e sociali, che negli ultimi anni hanno aumentato la loro presenza in diverse tematiche. Un approccio basato sull’eco-innovazione, non solo soddisfa la tutela sociale e ambientale, ma mostra diverse opportunità economiche che permettono la nascita di nuovi business. L’eco-innovazione basata su nuovi paradigmi tecnologici, stimolata con l’uso di fonti energetiche rinnovabili, dette FER, permette di ridurre quell’asimmetria informativa che rendeva questo progresso solo un costo non coperto, oltre a diffondere i benefici e le esternalità positive che ha da offrire. L’eco-innovazione si affida all’efficienza energetica, la quale con nuovi strumenti e obiettivi assicurerà alla nostra struttura economica la riduzione della dipendenza dalle importazioni energetiche, la riduzione dei costi per i ripristini ambientali per i danni causati dalle tecnologie tradizionali, la soddisfazione in maniera più ecologica del fabbisogno energetico nazionale, lo stimolo alla ricerca e sviluppo, l’incremento degli investimenti e dell’occupazione e fa sì che le PMI abbiano maggiori possibilità di allargare la loro presenza sul mercato, con alto vantaggio competitivo. Le iniziative di tipo green economy avranno un valore stimato tra il mezzo e l’1,5 trilioni di dollari nel 2020 ed un ulteriore crescita lo porterà fra i 3 e i 10 trilioni di dollari entro il 2050. Un riferimento importante è la posizione dell’Italia raggiunta come prestazione nell’eco-innovazione, passando dalla 15° posizione nel 2012 con un punteggio di 92, alla 12° posizione nel 2014 con un punteggio di 95, dove la media europea è un punteggio pari a 100. La mancanza di maggiori sforzi in termini di investimenti, non ha permesso comunque di far decollare l’Italia nel progresso dell’eco-innovazione, infatti risulta bassa la spesa in R&S in termini di percentuale del PIL, ma in confronto con gli altri Paesi europei, la maggiore competitività in cui è orientata è rimasta per molto tempo nei settori tradizionali. Si presenta in parte un modello economico costituito da PMI con difficoltà all’innovazione, derivante da una resistenza organizzativa e culturale, dalla scarsità di capitale da investire e dalla bassa competitività che non riesce a scuotere da solo la crescita economica, ma di seguito descritto l’andamento energetico migliorato grazie alle politiche nazionali ed europee, insieme ai più performanti strumenti che hanno permesso di far uscire le nostre imprese dal letargo dell’innovazione tecnologica.
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Informazioni tesi
Autore: | Marco Giardina |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2015-16 |
Università: | Università degli Studi di Catania |
Facoltà: | Economia |
Corso: | Economia aziendale |
Relatore: | Calogero Guccio |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 34 |
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