Le Politiche del lavoro e il Jobs Act
Lo scopo della tesi non è stato solo quello di cercare di analizzare gli effetti del Jobs Act, ma anche di contestualizzalo, correlarlo alle precedenti riforme, conoscerne l’impianto normativo, nel tentativo di comprenderne la logica e trarne delle conclusioni.
Il Jobs Act è una riforma del diritto del lavoro ad ampio raggio, introdotta dalla legge 183/2014, che delegava il governo in toto sulle politiche del lavoro, vale a dire in materia di servizi per l’impiego e politiche attive, politiche passive, cioè ammortizzatori sociali, disciplina dei rapporti di lavoro, servizi ispettivi e conciliazione dei tempi.
Gli obiettivi perseguiti dal legislatore sono stati:
* creare un sistema coordinato di politiche attive e passive secondo il modello della flexsecurity, cioè della garanzia di maggiore sicurezza non sul posto di lavoro, ma nel mercato del lavoro : questo è un elemento di novità rispetto le precedenti riforme.
* dare maggiore fluidità al mercato, ricomponendo il quadro delle tutele sul lavoro che appariva sbilanciato a favore dei lavoratori assunti con contratti a tempo indeterminato, rispetto i lavoratori atipici
* favorire la ripresa economica.
Il mercato del lavoro al tempo del Jobs Act, quindi, va osservato considerando tutti gli elementi che sicuramente ne determinano l’andamento: tra questi, soprattutto la decontribuzione triennale introdotta con la legge di Stabilità 2015 e riproposta con diversi parametri negli anni seguenti prevista per le aziende che hanno assunto a tempo indeterminato e per quelle che hanno trasformato tempi determinati o contratti temporanei in tempi indeterminati.
Il Jobs Act è stato l’esito di un processo impegnativo e ha introdotto novità rilevanti in un contesto socio-economico non semplice, che presenta problemi strutturali annosi, ispirandosi a un modello, quello della flexsecurity, a cui il nostro Paese fa fatica ad aderire, non perché coniugare flessibilità per le imprese e sicurezza per i lavoratori sia negativo ma perché il caso italiano è connotato dall’equivalenza tra flessibilità e precarietà.
La riforma Fornero e il Jobs act nascono con l’obiettivo di combattere questo fenomeno;
- il sistema delle imprese ha dimostrato di recepire questo approccio solo se associato a robuste forme di incentivazione, l’approccio che appare corretto, ma la cui piena funzionalità è collegata al processo di riordino e potenziamento dei servizi per l’impiego e delle attività di politica attiva del lavoro
L’anello debole del sistema che il Jobs Act sono proprio i servizi pubblici per l’impiego anche perché gli investimenti sui servizi pubblici per l’impiego insufficienti, pari allo 0,046% del PIL, circa un decimo dei paesi più virtuosi.
Il Jobs act ha previsto uno specifico piano di rafforzamento, che a tutt’oggi è ancora in attesa di implementazione. E’ partita con molto ritardo rispetto al previsto, inoltre, l’attività dell’ANPAL, l’Agenzia nazionale per le politiche attive che ha il compito di organizzare il sistema.
Siamo con tutta evidenza in una fase di transizione né breve, né semplice, che presenta varie incognite, legate alle decisioni che il nuovo esecutivo politico nazionale ha assunto o vorrà assumere, a correzione o riorientamento della riforma del Jobs Act.
Nell’insieme però i provvedimenti del “Piano per il lavoro”, ci propongono un nuovo modello di politiche del lavoro, più simile ai Paesi dell’UE con cui ci confrontiamo, attuando una riforma definita da Tiziano Treu “inevitabile più che giusta”.
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Informazioni tesi
Autore: | Daniela Perini |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2017-18 |
Università: | UniCusano - Università degli Studi Niccolò Cusano |
Facoltà: | Scienze Politiche |
Corso: | Scienze politiche e delle relazioni internazionali |
Relatore: | Luca Rossi |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 104 |
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