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Uno studio degli effetti della tDCS sui processi di apprendimento visuo-spaziale

La tesi si propone di analizzare in dettaglio i meccanismi alla base del funzionamento di una delle tecniche di stimolazione elettrica cerebrale, la tDCS. Verrà presentato, al fine di una migliore comprensione, uno studio effettuato su pazienti sani, che prevede lo svolgimento di un compito visuo-spaziale accompagnato dalla stimolazione elettrica.

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Capitolo 1 – La stimolazione elettrica 1.1 Storia della nascita della stimolazione elettrica Sin dai tempi antichi l’uomo ha coltivato un enorme interesse per lo studio della meravigliosa complessità del cervello, un organo che costituito da miliardi di cellule che comunicano e si fondono come la trama di una tela di ragno, consente alla specie umana di pensare, decidere e svolgere un vasto insieme di compiti. La proprietà che rende tale organo così sofisticato ed evoluto, sebbene possa sembrare impossibile, è la corrente elettrica a bassissime intensità, che viaggia tra i componenti di cui il suo tessuto è composto quali gli assoni, il soma, i dendriti e le sinapsi. Sorprendente è infatti la mole di informazioni che ogni millisecondo viaggia all’interno del nostro sistema nervoso tramite un infinito insieme d’impulsi elettro-chimici orchestrati perfettamente. Tutto ciò si verifica grazie alla eccitabilità che le cellule nervose possiedono; possono in alcuni casi depolarizzarsi ed iperpolarizzarsi in relazione ad una permeabilità delle membrane neuronali facilitata o meno dall'entrata e uscita di ioni e molecole. Tenuto conto di tale proprietà fisica l’idea a cui sono giunti parecchi scienziati, nel corso della storia, è che fosse possibile determinare dei cambiamenti a livello comportamentale e cognitivo attraverso l’utilizzo della corrente stessa. Uno dei primi studiosi a interessarsi di tale fenomeno fu il fisico Scribonius Largus, vissuto ai tempi dell'imperatore romano Claudio, il quale notò come la razza di mare, applicata allo scalpo mitigava i sintomi relati all’emicrania. Nell’XIX secolo, Ibn-Sidah, fisico musulmano, dimostrò inoltre come il pesce gatto fosse utile nel trattamento dell'epilessia. Fu poi nel IXI secolo che si consolidò l’ipotesi che la corrente elettrica poteva avere un’efficacia terapeutica, grazie agli studi di Alessandro Volta e Galvani con la ideazione della pila elettrica. A seguito di tale invenzione fu progettata intorno ai primi del '900 una tecnica che si proponeva di curare e stabilizzare l’umore dei pazienti considerati schizofrenici e aggressivi. Tale tecnica prese il nome di Elettroshock. L’elettroshock basava il suo funzionamento nell’erogazione di corrente ad alto voltaggio, applicata allo scalpo che si prefiggeva di influire a livello dei circuiti nervosi mal funzionanti e all’origine della patologia. Nonostante tale tecnica fu abbondonata per motivi etici e di sicurezza, l’idea che la corrente elettrica potesse influire sulle funzioni cognitive fu portata avanti. Infatti intorno agli anni 2000 fu possibile per la prima volta quantificare gli effetti della stimolazione elettrica a bassa intensità di corrente sul cervello (Priori et al., 2003). Con l’avanzamento della tecnologia e il fiorire di tecniche e software più sofisticati, fu possibile verificare le conseguenze che la stimolazione elettrica cerebrale, non invasiva, induceva. 7

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Informazioni tesi

  Autore: Davide Dall'Acqua
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2017-18
  Università: Università degli Studi di Trento
  Facoltà: Scienze Cognitive, Psicologiche, Pedagogiche e degli Studi Culturali
  Corso: Scienze cognitive
  Relatore: Carlo  Miniussi
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 45

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