L'applicazione della Legge Anticorruzione negli Enti Locali
Il presente lavoro ha la finalità di evidenziare, innanzitutto, l’iter legislativo che ha portato, in Italia, il legislatore ad adottare una legge ad hoc in materia di anticorruzione in ambito penale ed amministrativo.
Nel primo capitolo viene dato risalto al concetto di corruzione, sia nella dottrina che nel nostro codice penale. Vengono dunque menzionati gli articoli del codice penale (articoli 318-322 bis).
Inoltre vengono menzionati gli autori che nel corso del secolo hanno affrontato, all’interno delle loro opere il tema della corruzione, sia in ambito economico, politico, sociale e culturale.
L’indagine normativa inizia con una breve analisi della Convenzione dell’Organizzazione delle Nazioni Unite (c.d. Convenzione di Merida), adottata a Merida (Messico) il 9 Dicembre 2003 (ratificata dall’Italia con legge n. 116 del 2009) la quale ha il compito di elencare in modo dettagliato le misure volte a prevenire la corruzione, compresa l’attuazione di politiche e pratiche di prevenzione, l’istituzione di enti per il raggiungimento di tale obiettivo, l’attuazione di codici di condotta per i funzionari pubblici e criteri obiettivi per l’assunzione e la promozione di dipendenti pubblici e per gli appalti pubblici; inoltre la convenzione promuove la trasparenza e la responsabilità nella gestione delle finanze pubbliche e nel settore privato, con parametri di contabilità e di verifica contabile più severi.
La seconda parte di codesto lavoro è dedicata ad un’attenta analisi della legge n. 190 del 6 Novembre del 2012 recante le «disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell'illegalità nella pubblica amministrazione».
In tale fase, il lavoro prende in esame le norme che compongono la legge anticorruzione n. 190 del 2012, non solo dal punto di vista strutturale, ma anche dottrinale e soprattutto critico, in quanto vari istituti, introddotti con la legge n. 190 del 2012, risultano essere nuovi nel panorama sociale e pertanto vari autori analizzano, con occhio «clinico», i risvolti che si potrebbero avere sia in rapporto con gli altri istituti già vigenti, sia nell’ambito dei procedimenti amministrativi.
Dunque, dopo un esame dettagliato della legge n. 190 del 2012, l’ultima parte del lavoro si concentra sull’applicazione di uno strumento introdotto ex novo dal legislatore, quale il Piano Triennale di Prevenzione della Corruzione disciplinato dall’articolo 1, commi 5-14, il quale si affianca al Piano Nazionale Anticorruzione.
In particolare, l’esame si concentra sulla redazione ed adozione, da parte del Segretario comunale, il quale viene nominato dall’Organo di indirizzo politico «Responsabile della Prevenzione della Corruzione», del Piano Triennale di Prevenzione della Corruzione presso il Comune di Grammichele, il quale ha adottato tale strumento, così come previsto dal legislatore, il 31 Gennaio del 2014 con delibera della giunta municipale.
L’ultima parte analizza sia la parte normativa del Piano Triennale di Prevenzione della Corruzione, la quale si compone di sei capi suddivisi in 18 articoli, ma soprattutto incentra l’attenzione sulla fase pratica del piano la quale circoscrive le c.d. aree di rischio, i processi e i singoli settori/uffici/servizi interessati al processo, integrandoli con gli strumenti previsti dalla legge n. 190 del 2012.
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Informazioni tesi
Autore: | Katia Giorlando |
Tipo: | Tesi di Laurea Magistrale |
Anno: | 2013-14 |
Università: | UKE - Università Kore di Enna |
Facoltà: | Giurisprudenza |
Corso: | Giurisprudenza |
Relatore: | Alice Anselmo |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 131 |
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