Il mobbing nel pubblico impiego
Il mobbing trova nell’organizzazione lavorativa un terreno estremamente fertile la quale è in grado di annientare la personalità del soggetto coinvolto, azzerandone la capacità professionale. La vittima, spesso indifesa e psicologicamente fragile rimane preda di una spirale perversa che conduce, nella quasi totalità dei casi, all’emarginazione dal mondo produttivo.
Il primo capitolo esamina il fenomeno del mobbing in generale dalle sue origini alle varie forme e tipologie. In particolare mi sono soffermata sulle cause, alle gravi conseguenze sulla salute del lavoratore mobbizzato, ai costi per l’Azienda e per la collettività. Il termine mobbing è un termine che negli ultimi anni ha avuto una notevole diffusione in Europa e in Italia, tuttavia, la rapida espansione della conoscenza della definizione ne ha comportato un uso improprio e spesso, un vero e proprio abuso.
Il secondo affronta un’analisi del mobbing come istituto giuridico ricostruito e ricostruibile attraverso la normativa attuale internazionale ed europea, nonché nazionale e prassi amministrativa, ma soprattutto, attraverso la giurisprudenza di merito e legittimità, che conduce spesso a porsi il problema di un intervento legislativo. La giurisprudenza di merito alla fine degli anni ’90 e quella di legittimità successivamente, attraverso l’enunciazione dei principi di diritto, ha in qualche modo cercato di creare i presupposti per ovviare all’assenza di una legislazione ad hoc specificandone e precisandone le componenti essenziali ai fini dell’identificazione dello stesso piano, interpretando estensivamente le norme già preesistenti o provando a disciplinare la materia della sicurezza del nei luoghi di lavoro, in un’ottica improntata soprattutto alla tutela della salute di chi presta la propria attività lavorativa.
In questi anni molti sono stati i tentativi promossi al fine di poter disciplinare il fenomeno del mobbing e apprezzabili sono stati gli sforzi dei legislatori regionali.
Nel 2002 la Regione Lazio promulgava una legge sul mobbing annullata dopo che la Corte Costituzionale la dichiarava costituzionalmente illegittima per violazione del riparto di competenze ai sensi dell’art.117 Cost. Tale esempio veniva seguito da altre Regioni che si limitavano però a disporre solo quanto di loro competenza (L.R. della Regione Abruzzo n.26/2004, della Regione Umbra n.18/2005 e della Regione Friuli-Venezia Giulia n.7/2005).
Nel corso degli anni sono stati numerosi i parlamentari e gruppi, che hanno fatto pervenire più disegni di legge all’attenzione del Parlamento. Resta il dato oggettivo di fatto che, a tutt’oggi, il nostro ordinamento statuale non ha istituzionalizzato il mobbing, ma che in compenso tale termine risulta così inflazionato al punto tale da riuscire talvolta ad essere snaturato e privato di uno dei suoi caratteri essenziali: il contesto nel quale è necessario che la vessazione venga perpetrata, ossia il luogo di lavoro.
Si impone quindi al Giurista, in special modo, un problema di attenzione al valore primario della tutela della persona umana, in cui la nostra Carta Costituzionale dedica una delle sue norme significative.
L’art.2 della Cost., infatti, non a caso discorre di garanzia dei diritti inviolabili dell’uomo nelle formazioni sociali in cui si svolge la sua personalità. Tale norma letta in stretta correlazione interpretativa con l’art.41, comma 2, Cost., nel quale si prescrive che l’iniziativa privata (a maggior ragione, ciò vale anche per il settore pubblico privatizzato) non può svolgersi in maniera di recare danno alla dignità umana, sottende che l’organizzazione lavorativa, in particolare costituisce un fattore di rischio per quella che già il legislatore, nel codice civile del 1942, chiamava “la personalità morale del lavoratore” (art.2087 c.c.).
All’inverso, in conformità di questi principi, l’ambiente di lavoro deve essere disegnato in modo di assicurare che il lavoratore non subisca lesioni alla sua dignità, specialmente se frutto di vessazioni e violenze psicologiche protratte nel tempo.
Qui è la sostanza del mobbing, in una serie di atti concertati tra loro, che configura una vera e propria strategia persecutoria nei confronti della vittima prescelta.
Il terzo approfondisce le questioni del fenomeno nel pubblico impiego. Presenta un excursus storico del rapporto di lavoro nelle pubbliche amministrazioni dalle origini fino ai giorni nostri. La contrattualizzazione del rapporto di pubblico impiego, operata dal legislatore agli inizi degli anni ’90, ha completamente innovato il modo di operare per garantire maggiore efficienza ed economicità all’agire dei pubblici poteri sino al D.lgs. 150/2009 attualmente in vigore. In particolare mi sono soffermata sulla regolamentazione del mobbing come valido strumento di prevenzione nel pubblico impiego privatizzato.
La relazione finale termina con un’indagine empirica realizzata nella più grande realtà lavorativa pubblica presente sul territorio bresciano.
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Informazioni tesi
Autore: | Loredana Fenotti |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2013-14 |
Università: | Università degli Studi di Brescia |
Facoltà: | Giurisprudenza |
Corso: | Consulente del Lavoro e Giurista d'Impresa |
Relatore: | Francesca Malzani |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 149 |
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