Heidegger e la distruzione della storia dell'ontologia
Quel che colpisce nel complesso dell’opera heideggeriana è la insostenibile, contraddittoria coesistenza della riduzione di tutto il passato del pensiero ad espressione di quella “metafisica” che si vuol rifiutare, e il costante, appassionato bisogno di ripercorrerne, ciò nonostante, la tappe, con esito tutt’altro che denigratorio o distruttivo. Ci si stupisce di come il pensiero del filosofo tedesco, pur anelando a tornare alla fonte greca dell’Occidente, sia, in realtà, lontano dalla grecità, e, nel contempo, proiettato com’è nel futuro, affondi le sue radici molto più addentro nella tradizione di quanto l’immanente metamorfosi che attende l’uomo contemporaneo farebbe sospettare. Tuttavia, un’analisi che muova dall’interno della filosofia di Heidegger, mostra come tali contraddizioni siano solo apparenti. Falso, o malinteso, risulta il proposito di distruggere il passato, inesistente l’intento di formulare profezie. Heidegger, invece, affida alla filosofia il compito di riportare luce nell’epoca dell’oscuramento del mondo che la civiltà occidentale sta attraversando. In ciò sta più che una profezia una speranza, certo la fiducia nel fatto che il pensiero avrà la meglio sull’intelligenza, intesa come strumento di dominio, e sul vuoto acume, inteso come mezzo di pianificazione culturale. E ciò sarà possibile se la filosofia, conservando e superando al tempo stesso la sua forma metafisica che le appartiene come un destino, ritroverà la coscienza della sua origine, quella origine che la fa diversa dalle scienze (e da tutte le altre attività dell’uomo), riprendendo così la via che conduce fuori della platonica caverna.
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Informazioni tesi
Autore: | Massimiliano Amicarella |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 2000-01 |
Università: | Università degli Studi dell'Aquila |
Facoltà: | Lettere e Filosofia |
Corso: | Filosofia |
Relatore: | Giannino Di Tommaso |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 100 |
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