I Templari in Sicilia
Il motivo per cui i Templari attirano cosi tanto l’interesse dell’uomo contemporaneo è l’alone di mistero che la tradizione vi ha costruito intorno; questo mistero non dipende dalle vicende oscure del processo che li accusava di eresia, quanto da ciò che l’immaginario collettivo suppone vi fosse dietro il processo stesso.
La storia iniziale dell’ordine è tormentata da problemi che scaturiscono dalla mancanza di attestazione, dovuta soprattutto alla perdita dell’archivio centrale, probabilmente avvenuta nel corso del XVI sec. Purtroppo nessun cronista dell’epoca li ritenne cosi importanti da registrare la data della loro prima fondazione, descritta invece da tre cronisti del XII sec., Guglielmo, arcivescovo di Tiro (morto nel 1186 ca.), Michele il Siriano, patriarca giacobita di Antiochia (morto nel 1199) e Walter Map, arcidiacono di Oxford (morto tra il 1208 e il 1210), e inoltre dal cronista del XII sec. Ernoul .
Guglielmo è di gran lunga il più importante tra questi: nacque in Oriente attorno al 1130 ma trascorse gli anni compresi tra il 1146 e il 1165 in Occidente, egli investigò diligentemente anche sugli eventi occorsi prima della sua nascita, consultando le fonti e interrogando chi poteva averne conoscenza, ma la sua visione dei Templari risulta distorta dai privilegi di cui l’ordine già godeva .
Allo stato attuale delle conoscenze, la storia dei Templari termina oggettivamente il 18 marzo 1314, giorno in cui il re di Francia, Filippo il Bello, fece rapire e bruciare sul rogo l’ultimo Gran Maestro, Jacques de Molay, e uno dei suoi più grandi collaboratori, il Precettore di Normandia, Geoffroy de Charny. In realtà l’ordine era finito due anni prima, quando papa Clemente V aveva interrotto improvvisamente il processo intentato contro i Templari con la bolla “Vox in excelso” che decretava la chiusura dell’ordine senza che si fosse giunti ad una sentenza. Rimosso con un provvedimento amministrativo e mai condannato, l’ordine comunque venne chiuso; “Nessuno poteva dirsene più membro almeno finché un altro Papa non fosse intervenuto a revocare la chiusura” .
Tutti gli eventi riferiti ai Templari dopo il 1314, dunque, non si possono definire Storia Templare, ma storia del Templarismo .
Questo fenomeno, che fu anche una moda politico-culturale, conobbe il suo massimo splendore tra la fine del Settecento ed il primo Ottocento, quando la mentalità dell’Illuminismo, che pretendeva di razionalizzare tutto cominciò a fondersi con il nuovo spirito romantico, che invece era ghiotto di misteri e subiva profondamente il fascino dell’irrazionale.
Le nascenti organizzazioni massoniche furono all’origine del mito templare perché vedevano in questi mitici cavalieri, vittime di un potere ingiusto, i campioni del libero pensiero, promotori di una società più giusta.
Il Templarismo dunque aveva passato nel più completo silenzio la gran massa delle informazioni contrarie ai suoi scopi, mettendo in evidenza, solo dopo averle deformate, le poche testimonianze che favorivano la sua teoria.
Nel 1818 usciva il “capolavoro” di Hammer-Purgstall intitolato “ Il mistero del Bafometto ritrovato”, nel 1982 venne pubblicato “The Holy Blood and The Holy Grail” scritto da M.Baigent, R.Leigh e H.Lincoln, da cui prende spunto il famosissimo romanzo di Dan Brown uscito nel 2005 con il titolo “Il codice Da Vinci”.
Possiamo dunque affermare che il “Templarismo” alimenta miti e leggende esclusivamente per soddisfare i lettori appassionati di romanzi che trattano il mito del Graal o dell’Arca dell’Alleanza. Malcom Barber afferma che per i lettori interessati più alla realtà che alla leggenda c’è un criterio molto semplice da seguire per salvarsi dalle imposture: “Le grandi verità che si è voluto celare per secoli, se davvero ci sono, non si trovano certo spiattellate in tutte le librerie dentro un volumetto tascabile venduto a pochi euro”.
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Informazioni tesi
Autore: | Giorgio Tosto |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2010-11 |
Università: | Università degli Studi di Catania |
Facoltà: | Scienze della Formazione |
Corso: | Scienze del turismo |
Relatore: | Carmelina Urso |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 61 |
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