Proprietà intellettuale e diritti umani
La proprietà intellettuale costituisce lo strumento legale di garanzia offerto dallo Stato per proteggere gli interessi degli autori e degli inventori, riconoscendo loro un monopolio temporaneo sullo sfruttamento dell’opera dell’ingegno.
La proprietà intellettuale riguarda le creazioni intellettuali, ovvero beni immateriali, la cui caratteristica è la non rivalità. Sono beni cosiddetti “non concorrenti”, il loro utilizzo da parte di un individuo non impedisce ad altri di utilizzarli nella medesima quantità. Al contrario, è proprio il loro uso, la loro circolazione ad essere atto e misura del loro valore.
Gli sviluppi storici e tecnologici degli ultimi venti anni hanno generato l’intersezione di due campi di analisi che in precedenza erano sempre rimasti estranei e indipendenti fra loro: la proprietà intellettuale e i diritti umani.
Nell’attuale epoca storica il controllo sui beni astratti ha assunto un ruolo fondamentale per la gestione dei beni reali. Il controllo della proprietà intellettuale sancisce il potere di determinare la riproduzione fisica dei beni.
La possibilità di delocalizzare la produzione e la distribuzione in tutto il mondo dipende dalla certezza che la proprietà intellettuale ottenga protezione, in modo da garantire l’investimento.
L’insoddisfazione delle negoziazioni nell’ambito dell’Organizzazione mondiale della proprietà intellettuale e le prospettive di una maggiore tutela della proprietà intellettuale offerta dall’Organizzazione mondiale del commercio hanno spinto gli Stati Uniti e l’Unione europea a spostare il processo di produzione normativa dal primo al secondo forum, collegando, di fatto, la proprietà intellettuale al sistema commerciale. Garantendo a tali norme una copertura più o meno globale, tale incorporamento permette di usufruire dei meccanismi giuridici che gli Stati hanno sviluppato per risolvere le controversie commerciali.
Questa crescente espansione giuridica della proprietà intellettuale e del suo campo di applicazione con l’Accordo sugli aspetti della proprietà intellettuale legati al commercio (TRIPs Agreement) ha determinato il sorgere di un conflitto fra gli Intellectual Property Rights e il terreno dei diritti umani.
L’attuale sistema di brevetti e copyright produce un impatto negativo sul diritto alla salute (artt. 25 UDHR, 12 ICESCR), sul diritto all’alimentazione (art. 11 ICESCR), sul diritto alla partecipazione alla vita culturale e al progresso scientifico (art. 15 ICESCR), sul diritto all’educazione (art. 13 ICESCR) e alla libertà d’espressione (art. 19 ICCPR).
L’attuale normativa ritarda la distribuzione dei farmaci salvavita nei Paesi poveri; frena il trasferimento di tecnologie a tali Paesi, ritardandone lo sviluppo; genera indebite restrizioni sulla ricerca medica, creando ‘roveti brevettuali’ che frenano l’innovazione e dirottando le risorse sulle patologie diffuse nei Paesi ricchi; altera il ciclo dell’approvvigionamento, definendo le varietà, le disponibilità e i prezzi della produzione agro-alimentare e mettendo a rischio la biodiversità; ostacola la diffusione del materiale didattico, limitando il diritto all’istruzione; criminalizza gli utilizzi non commerciali legittimi, relegando nell’illegalità il comportamento di generazioni di giovani.
Gli sviluppi tecnologici degli ultimi venti anni hanno notevolmente ampliato la capacità di ciascuno di partecipare alla vita culturale.
La nascita di Internet ha permesso la creazione collaborativa di numerose espressioni culturali, nonché la loro condivisione e fruizione superando le tradizionali barriere geografiche e temporali.
I cambiamenti in atto palesano l’inadeguatezza dei vecchi modelli di tutela giuridica dell’era industriale, guidati dalla tradizionale logica economico- commerciale. Tali schemi si rivelano inopportuni nel disciplinare le emergenti modalità d’accesso e partecipazione, che al contrario si fondano su logiche differenti e producono effetti riflessi inediti, imponendo una sostanziale ridefinizione della normativa sul diritto d’autore. L’adeguamento degli schemi giuridici deve tenere in ampia considerazione il carattere eterogeneo che contraddistingue le produzioni culturali contemporanee, evitando una disciplina monista e standardizzata che ignori la natura molteplice di tale produzione creativa.
Dunque, i diritti di proprietà intellettuale che hanno come unica finalità la protezione degli investimenti economici non possono essere considerati fondamentali e debbono, in caso di controversia che coinvolga i diritti umani, soccombere.
I diritti fondamentali dell’individuo alla salute, all’alimentazione, all’educazione e alla libertà di espressione non devono essere considerati come limitazioni o eccezioni alle privative, ma come regole generali sovraordinate alle privative stesse, in un’ottica di ribaltamento del rapporto regola-eccezione nell’attuale normativa sulla proprietà intellettuale che riconosca esplicitamente il carattere imperativo e inderogabile dei diritti umani.
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Informazioni tesi
Autore: | Giulio Barbato |
Tipo: | Tesi di Laurea Magistrale |
Anno: | 2009-10 |
Università: | Università degli Studi di Roma La Sapienza |
Facoltà: | Scienze Politiche |
Corso: | Relazioni internazionali |
Relatore: | Claudio Zanghì |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 253 |
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