Il problema educativo in Messico: profilo storico e progetti di riforma
Lo scopo della tesi è studiare l’educazione in Messico facendo un raffronto tra le politiche governative e i progetti proposti da organizzazioni non governative e e dagli insorti zapatisti. Per far questo, sono partita dallo studio dell’educazione messicana dagli albori fino ad oggi.
L’educazione in epoca precortesiane era principalmente di tipo informale, anche se nelle società maya e azteca furono aperte anche delle scuole.
Con la conquista spagnola, l’educazione passò nelle mani principalmente dei religiosi. Durante il periodo coloniale che fu aperta la prima università del continente americano, la Real y Pontificia Universidad a Città del Messico.
Gli indigeni hanno risposto a volte positivamente a volte con un violento rifiuto. A partire dalla metà del XVI secolo i sovrani spagnoli ordinarono la castellanización total, e si cercò di trattare anche gli indigeni alla maniera spagnola, ma se alcuni parteciparono attivamente, altri rifiutarono il cambiamento e taluni si ribellarono.
Dopo l’indipendenza, gli aneliti egualitari portarono alla chiusura delle scuole speciali, perché si riteneva che tutti dovessero ricevere gli stessi insegnamenti, ma trattandosi di persone culturalmente molto diverse, il risultato fu negativo.
La scuola messicana, anche dopo l’indipendenza, ha continuato a guardare all’estero ed è possibile ricondurre le scelte in campo educativo alle stesse filosofie e ideologie che hanno ispirato le scuole europee e nord-americane.
Ad ogni modo, già nel XIX secolo si rendono palesi alcuni tratti che caratterizzeranno l’istruzione messicana negli anni a venire: innanzitutto, la povertà di certi strati della popolazione impediva alle famiglie di mandare i figli a scuola per tenerli a lavorare; in secondo luogo, le distinzioni tra le razze si acuiscono; inoltre, si nota la centralizzazione della funzione scolastica; infine, l’educazione femminile per progredire si è trovata a dipendere dalle scuole missionarie protestanti.
Dopo la Rivoluzione, l’interesse statale per l’educazione pubblica crebbe notevolmente e i miglioramenti registrati dall’inizio del secolo: gli analfabeti sono passati dall’80 per cento del porfiriato a poco più del 9 per cento nel 2001. Dagli anni Cinquanta in poi, la principale preoccupazione in campo educativo fu quella di creare un personale tecnico capace di guidare l’industrializzazione e sviluppo del Paese, ma questo aumentò ancor di più il divario tra ricchi e poveri; il settore rurale fu quello che beneficiò meno di tutti delle varie riforme educative.
Attualmente è in fase di realizzazione il Programa Nacional de Educación 2001-2006 elaborato da Fox. Tra le principali preoccupazioni dell’attuale amministrazione ci sono la qualità e l’equità, visto che i contadini e gli indigeni continuano ad essere i più svantaggiati.
Le proposte per un’educazione specifica sono nate da istituzioni religiose, ONG, congressi di cooperazione tra organismi internazionali e nazionali e organizzazioni indigene. Sebbene i progetti differiscano molto tra loro, tutti quelli portati a termine hanno dimostrato che per ottenere la specificità voluta, sono necessarie una conoscenza profonda delle peculiarità linguistiche e culturali a partire da un lavoro interdisciplinare e interculturale, e una prospettiva etnologica e pedagogica integrale, che permetta di interpretare le peculiarità culturali e tradurle in pratiche scolastiche più efficienti.
Nei progetti di educazione offerti dalle Organizzazioni Non Governative e dai ribelli zapatisti, le tradizioni vengono rispettate, la lingua principale usata per insegnare è quella materna e le materie di studio comprendono, oltre a lettura, scrittura e matematica, anche attività pratiche. Questo tipo di scuola è accettato dagli indigeni perché rispecchia di più il loro modo di apprendimento.
La Escuela Zapatista, per esempio, fornisce una buona istruzione secondaria e, inoltre, insegna metodi alternativi di lavorazione dei campi e altri lavori artigianali. A ciò si deve aggiungere che è una escuela albergue.
Sebbene riconosciute dallo Stato, le Organizzazioni Non Governative sono alle volte ostacolate dalle autorità, soprattutto quando aiutano gli zapatisti; ritengo, invece, che sia necessaria una collaborazione tra le entità statali e private; cooperazione che può essere assai fruttuosa laddove gli sforzi si concentrino al raggiungimento di una meta comune attraverso azioni affiancate anziché contrastanti. Finora gli sforzi compiuti dalla ESRAZ, per esempio, si sono sì rivelati utili all’interno delle comunità di cui si occupa, ma sono inefficaci all’esterno di queste perché manca il riconoscimento ufficiale.
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Informazioni tesi
Autore: | Michela Accerenzi |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 2002-03 |
Università: | Università degli Studi di Milano |
Facoltà: | Scienze Politiche |
Corso: | Scienze Politiche |
Relatore: | Maria Vittoria Calvi |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 285 |
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