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Diritto d'asilo: riconoscimento dello status di rifugiato ai migranti LGBT (Lesbiche, Gay, Bisessuali e Transgender)

Sono sempre di più le cause che inducono gli individui ad abbandonare il proprio luogo di origine per cercare “rifugio” in Paesi che possano offrire loro la possibilità di espressione e di realizzazione della propria natura, nonché la salvaguardia della esistenza stessa.
Attualmente circa novanta Stati al mondo prevedono negli ordinamenti interni leggi che puniscono gli atti sessuali tra persone dello stesso sesso. In nove di questi è prevista la pena di morte, mentre in numerosi altri Paesi gli individui omosessuali, bisessuali e transessuali subiscono torture, persecuzioni, violenze e discriminazioni tanto dalle forze di polizia quanto dai comuni cittadini, che si auto-eleggono difensori della morale e che contano su una cultura dominante omo/transfobica la quale fornisce le attenuanti più valide in sede processuale.
Negli ultimi anni, proprio a causa di tali persecuzioni, sono in continuo aumento i casi di persone “Lesbiche, Gay, Bisessuali e Transgneder” (LGBT) che fuggono dai loro Stati per richiedere “protezione internazionale” e quindi il riconoscimento dello “status di rifugiato” a quei Paesi i cui ordinamenti legislativi non prevedono alcun tipo di sanzione legale riguardante l’orientamento sessuale.
In Italia è assente un norma di legge che faccia espressamente riferimento all’orientamento sessuale annoverandolo tra i rischi di persecuzione che possono indurre un individuo ad abbandonare il proprio Paese per cercare protezione e asilo nello Stato italiano. Tuttavia una corretta interpretazione della normativa costituzionale e delle norme vigenti nel quadro europeo ed internazionale, offrono gli strumenti per ritenere che “l’omosessualità va riconosciuta come condizione dell’uomo degna di tutela”.
Poiché il quadro normativo che regola la materia del diritto d’asilo in Italia è complesso e articolato (in quanto composto da atti relativi alla legislazione internazionale, a quella europea e a quella prodotta dallo Stato in questione), l’obiettivo di questa trattazione è stato quello di inquadrare, con una certa organicità, la situazione giuridica italiana rispetto al fenomeno dei richiedenti asilo e dei rifugiati, perseguitati nei loro paesi a causa del proprio “orientamento sessuale”.
Nonostante gli espliciti riferimenti costituzionali, nonché gli obblighi ed i vincoli assunti a livello internazionale ed europeo, l’Italia non è stata ancora in grado di tutelare i diritti di chi, considerato due volte diverso, per provenienza geografica e per “orientamento sessuale”, si ritrova ad avere due volte meno diritti degli altri.
Daniele Grillo

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Introduzione Al giorno d’oggi sono sempre di più le cause che inducono gli individui ad abbandonare il proprio luogo di origine per cercare “rifugio” in Paesi che possano offrire loro la possibilità di espressione e di realizzazione della propria natura, nonché la salvaguardia della esistenza stessa. Nel mondo sono ancora molti gli Stati nei quali l’omosessualità è considerata un reato punibile legalmente. Nella maggior parte dei casi si tratta di leggi di eredità coloniale, mantenute dai governi dopo la decolonizzazione. Sono circa novanta gli Stati al mondo che prevedono negli ordinamenti interni, leggi che puniscono gli atti sessuali tra persone dello stesso sesso. In nove di questi è prevista la pena di morte, mentre in numerosi altri Paesi gli individui omosessuali, bisessuali e transessuali subiscono torture, persecuzioni, violenze e discriminazioni tanto dalle forze di polizia quanto dai comuni cittadini, che si auto-eleggono difensori della morale e che contano su una cultura 1

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