La musica nei dipinti di Vermeer: Variazioni sul tema del silenzio
Nel XVII secolo la neonata Repubblica delle Province Unite, liberatasi dalla dominazione spagnola, vive il suo apogeo. La sua cultura, le sue istituzioni, la sua società, sviluppatesi sul terreno dell’Umanesimo di Erasmo prima ancora che su quello del Calvinismo - che non dominerà mai fino in fondo la coscienza olandese - esibiscono al mondo intero la loro splendida eccentricità, immortalata dai loro artisti.
In un’Olanda in cui la scomparsa della committenza delle corti e delle chiese affligge l’architettura, la scultura e la musica, è la pittura l’arte protagonista del Secolo d’oro sotto il patrocinio dei mercanti. Le immagini di un’epoca e di una nazione brillanti si diffondono negli interni cittadini attraverso il primo mercato di massa della storia dell’arte. La nuova committenza borghese detta il gusto e il soggetto dei dipinti: abbandonato il repertorio religioso si dà il via alla stagione della pittura di genere.
Johannes Vermeer (1632-1675) dipana la sua breve esistenza nel periodo che tocca lo zenit della parabola olandese e ne presagisce il nadir. I soggetti musicali occupano gran parte del suo pur ristretto catalogo: in oltre un terzo dei suoi dipinti compaiono musicisti o strumenti musicali. Ciò testimonia che sebbene la musica viva nei Paesi Bassi settentrionali un’epoca priva di grandi talenti - a eccezione di Sweelinck - essa continua a svolgere un ruolo cruciale all’interno della società, soprattutto come catalizzatore di relazioni, di ogni sorta, fra i sessi opposti.
Si ripropone la questione dei riferimenti culturali del maestro di Delft, problema tanto più difficile da dirimere in virtù dell’assenza di prove documentarie riguardo la sua formazione pittorica e il suo apprendistato. Per misurare l’influsso della “Sfinge di Delft” sulla fortuna di questo tema e sulle sue successive interpretazioni, si cercherà di chiarire, senza allontanarsi troppo nel tempo e nello spazio, il peso e la diffusione di questo genere di raffigurazioni nella repubblica appena nata.
Jan Vermeer si innesta in una tradizione iconografica in cui il linguaggio degli emblemi è estremamente più diffuso che altrove, accessibile a tutta la società grazie alla divulgazione di libri come Sinnepoppen e Amorum Emblemata. Questo codice utilizza le risorse simboliche ed espressive della musica in più direzioni: dalla Vanitas alla Musica generatrice di Amore e Fortuna, fino alla rappresentazione dell’amore venale. Ed è proprio quest’ultimo filone quello più praticato dagli artisti, specie dopo l’importazione del caravaggismo da parte della scuola di Utrecht.
Da qui parte il viaggio e l’evoluzione di Vermeer, evoluzione che lascerà un’eredità indelebile sull’interpretazione di questo genere. Partendo dalle ricerche di studiosi quali Gowing, Mirimonde, Blankert, Liedtke e Montias, si toccheranno le tappe segnate dalle opere più importanti della Sfinge di Delft su un cammino personale che porta al progressivo allontanamento dai modelli di partenza verso una ricerca di astrazione e di purezza.
Le opere di Vermeer, che brillano per contrasto nel confronto con i dipinti dei suoi contemporanei, comunicano un senso di attesa che qualcosa si verifichi, un evento latente dietro la quiete apparente. Il semplice aspetto delle cose, e la loro presenza in una luce che impedisce di conoscerle adeguatamente, basta a suscitare la sensazione da “fiato sospeso”. Ecco cosa spinge molti a ricercarvi significati e contenuti. Nei suoi dipinti, specie quelli musicali, si schiera una pluralità di significanti, cui corrisponde una pluralità di significati. All’azione simbolica degli oggetti - dagli strumenti musicali ai “quadri nel quadro”- si aggiunge quella dei suoi colori, termini di un vocabolario materiale che li eleva alla dignità di personaggi, e quella eidetica, fondata su un uso raffinato della prospettiva e della scansione geometrica degli spazi raffigurati.
Non c’è aneddoto, non c’è azione nei soggetti musicali di Vermeer; i personaggi non danno l’impressione d’agire. Non ci sono indizi descrittivi che possano denotare il contenuto delle opere. Dobbiamo accontentarci di vaghe connotazioni, nelle intenzioni, le suggestioni, i sottintesi, che sembrano guidarne i gesti, le mimiche furtive e le tensioni.
Questo lavoro cercherà di illustrare che la musica nei dipinti dei Vermeer non è una semplice citazione, una riproduzione visiva di oggetti legati alla sua pratica, o un mero referente simbolico. È il suo stesso linguaggio, a mostrare analogie con quello dell’artista di Delft: la sua opera si basa sulla stessa dinamica di tensione e risoluzione, le stesse regole dell’armonia, la stessa grammatica che nella musica governa il susseguirsi dei motivi e delle loro variazioni, il ritmo, le progressioni, in una parola: la composizione.
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Informazioni tesi
Autore: | Francesco Brusco |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2009-10 |
Università: | Università degli Studi di Salerno |
Facoltà: | Lingue e Letterature Straniere |
Corso: | Discipline delle Arti Visive, Musica e Spettacolo |
Relatore: | Loredana Lorizzo |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 74 |
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