Basilea 3: l'evoluzione della normativa finanziaria a seguito della crisi dei mercati finanziari
La recente crisi che ha colpito l'economia mondiale ha evidenziato tutte le lacune di una normativa finanziaria che ha regolato il sistema economico per oltre vent'anni. A partire dal 2010, l'organo direttivo del Comitato di Basilea, ha annunciato un sostanziale rafforzamento dei requisiti patrimoniali delle banche insieme all'introduzione di nuovi standard di liquidità a livello mondiale. L' accordo prende il nome di Basilea III e arriva dopo una delle peggiori crisi finanziarie di tutti i tempi.
Questo lavoro ha come obiettivo quello di ricostruire, con l'ausilio di dati quantitativi, l'evoluzione della normativa finanziaria partendo dagli accordi di Basilea I e II per soffermarsi nello specifico su Basilea III. Non mancano sorprese: attraverso questa analisi, emerge chiaramente l'insufficienza e la staticità di alcune regole che hanno governato il mercato finanziario per lungo tempo. Già con Basilea I, i pesi di ponderazione erano scarsamente selettivi attribuendo di fatto una percentuale di rischio del 100% a tutti i soggetti privati che richiedevano un credito. Con Basilea II questi limiti vengono superati ottimizzando i criteri di gestione del rischio. Ma non è stato sufficiente. Anzi, la critica più grande che si può muovere a Basilea II, è quella di non essere riuscita ad arginare la bolla finanziaria del 2007 ma di esserne una delle cause principali. La mancanza di controlli nella gestione del credito ha portato le banche a concedere un enorme quantità di denaro nei confronti di soggetti che non disponevano delle garanzie necessarie per restituire il debito. Tutto questo non ha prodotto nessun beneficio all'economia reale dato che i capitali riversati sono serviti ad ingrossare la bolla immobiliare che è scoppiata causando enormi danni.
Il sistema finanziario oggi è fortemente autoreferenziale, sempre più scollegato dall'economia reale che dovrebbe sostenere attraverso oculate politiche di concessione del credito. Lo sviluppo dei mercati finanziari e l'evoluzione dell'ingegneria finanziaria, richiedono regole sempre più ferree che permettano di contenere il ricorso eccessivo a strumenti esotici quali derivati e CDO per ingrossare i bilanci delle banche. D'altro canto però un' eccessiva regolamentazione può limitare l'esercizio di trasformazione delle scadenze e della liquidità necessario alla sopravvivenza stessa di una banca. L'accordo di Basilea III nasce appunto dall'esigenza di riformare il sistema finanziario, cercando di scongiurare il verificarsi di una nuova crisi riconoscendo però il ruolo fondamentale degli intermediari finanziari per l'economia reale.
Questo lavoro illustra il nuovo accordo sul capitale di Basilea III confrontandolo anche con le precedenti normative, mettendo in risalto le differenze e le novità che l'accompagnano. La prima differenza che emerge evidenzia l'imposizione di parametri molto più restrittivi e prudenziali rispetto a quelli precedenti. L'impatto che il nuovo accordo avrà sul sistema economico è profondo. Non a caso anche gli addetti ai lavori esprimono opinioni discordanti: c'è unanimità sulla necessità di una riforma mentre i punti più controversi riguardano l'applicazione di parametri che entreranno in vigore progressivamente.
Una stretta sul credito comporterà meno finanziamenti a terzi? Quali saranno a livello macroeconomico gli effetti causati da Basilea III? Il sistema finanziario tornerà ad essere rivolto all'economia reale o si manterrà autoreferenziale e orientato alla speculazione?
Si è cercato di dare una risposta a queste domande con la consapevolezza che gli effetti di questa riforma si vedranno da qui a dieci anni.
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Informazioni tesi
Autore: | Agostino Gambone |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2010-11 |
Università: | Università degli Studi Gabriele D'Annunzio di Chieti e Pescara |
Facoltà: | Economia |
Corso: | Economia e Commercio |
Relatore: | Ugo Pomante |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 37 |
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