La tutela dei lavoratori marittimi alla luce della recente giurisprudenza della Corte di giustizia CE e della legge regolatrice del contratto individuale di lavoro
Il presente lavoro si prefigge l'obiettivo di verificare come sia stato operato il bilanciamento tra la tutela delle libertà economiche fondamentali della Comunità europea e la tutela dei diritti dei lavoratori nella più recente giurisprudenza della Corte di giustizia della CE , con particolare riguardo alla sentenza Viking, resa a titolo pregiudiziale su richiesta di un giudice inglese .
I commenti riscontrati a proposito della sentenza sono differenti a seconda dell'angolo visuale dal quale la si analizzi: taluni sollevano la questione se la stessa rimetta in discussione il modello sociale europeo; gli eurodeputati di sinistra affermano che le ripetute sentenze della Corte di giustizia rappresentano un “pericolo” per l'Europa sociale ed aprono la via al cosiddetto dumping sociale, gli esponenti della categoria degli imprenditori, invece, giudicano questa sentenza cruciale per conservare le libertà di movimento e di stabilimento nell'Unione.
Il caso in questione ha assunto particolare importanza nel dibattito scaturito dall'emanazione della direttiva 2006/123/CE che è stata oggetto di numerosi emendamenti. Le molte polemiche susseguitesi nel tempo sono state suscitate, in particolare, dall'art. 16, ormai abrogato, che stabiliva l'applicazione del principio del paese di origine nell'ambito della prestazione dei servizi in uno Stato membro diverso da quello in cui il prestatore è stabilito .
La sentenza offre la possibilità non solo di analizzare il ruolo dei sindacati di fronte alla volontà dell'armatore di una nave, la Rosella , di cambiare la bandiera finlandese con quella estone, ma anche di comprendere la funzione delle azioni sindacali con riguardo al bilanciamento tra gli interessi dei lavoratori e dei datori di lavoro.
La controversia, infatti, trae origine dalla minaccia di due sindacati, la ITF e la Finnish Seamen's Union , nei confronti della società Viking Line, di procedere ad un'azione collettiva se la compagnia finlandese avesse immatricolato una delle sue navi in Estonia e sottoposto il rapporto di lavoro dell'equipaggio ivi imbarcato alla legge estone, meno protettiva dei diritti dei marittimi in quanto non fissa un livello minimo ed inderogabile del salario loro corrisposto.
Nel caso Viking vengono in rilievo due tipi di azioni sindacali e la loro conformità con il diritto comunitario: quelle dei sindacati, ITF e FSU, dirette a tutelare l'equipaggio della nave e la campagna di lotta contro le bandiere ombra promossa dalla ITF.
La Corte di giustizia risolve, solo in parte, la questione della compatibilità di tali diverse azioni sindacali con il diritto comunitario, qualificando entrambe le tipologie di azioni come restrizioni alla libertà di stabilimento della Viking ai sensi dell'art. 43 TCE.
La verifica se tali azioni possano dirsi giustificate in ragione del carattere parimenti fondamentale dei diritti a tutela dei quali esse sono state intraprese è, infatti, rimessa al giudice a quo.
Oggetto della mia breve analisi sarà, dunque, assumendo il punto di vista del giudice davanti al quale pende la causa principale, valutare se le restrizioni provocate dall'attività sindacale alla libertà di stabilimento della Viking presentino quei caratteri di adeguatezza e proporzionalità in presenza dei quali soltanto tali restrizioni potrebbero giustificarsi secondo la ormai consolidata giurisprudenza della Corte di giustizia9.
Per farlo sarà necessario individuare la legge applicabile ai contratti di lavoro del personale imbarcato sulla Rosella10, al fine di accertare se, a causa del cambiamento di bandiera, anche tale legge regolatrice sia mutata, non identificandosi più con quella finlandese e, soprattutto, imponendo ai marittimi imbarcati sulla nave un trattamento salariale deteriore rispetto a quello loro precedentemente riservato.
A tale scopo, dovranno farsi operare i criteri di collegamento previsti al riguardo dal diritto internazionale privato del foro: solo se la disciplina regolatrice del contratto è diversa da quella finlandese, e prevede un minimo salariale inferiore a quello da essa fissato, l'attività sindacale potrà dirsi giustificata e così pure la conseguente restrizione alla libertà di stabilimento della Viking; ove, invece, la legge applicabile al contratto dei marittimi dovesse risultare più favorevole a quella finlandese, l'azione sindacale dovrebbe ritenersi eccessiva e la restrizione da essa derivante alla libertà di stabilimento ingiustificata.
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Informazioni tesi
Autore: | Federica Giorlando |
Tipo: | Tesi di Specializzazione/Perfezionamento |
Specializzazione in | Scuola di specializzazione per le professioni legali |
Anno: | 2009 |
Docente/Relatore: | Chiara Tuo |
Istituito da: | Università degli studi di Genova |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 42 |
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