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Strategie discorsive del Presidente della Repubblica. Analisi dell’identità nazionale

Negli ultimi anni il tema dell’identità ha conosciuto un vero e proprio exploit nell’attenzione pubblica ed accademica. Molti sono i motivi per i quali ciò è accaduto e ancora accade. Volendone citare solo alcuni, possiamo ricordare il progressivo affermarsi dei fenomeni globali, con la loro portata destabilizzante per le precedenti certezze e i pericoli di omologazione culturale che toccano da vicino le tradizionali identità comunitarie; la ridefinizione di strutture, competenze e specificità nazionali nei processi d’unificazione in atto in varie parti del mondo (dall’Unione Europea, alla più recente Unione Africana); la diffusione via via più penetrante di Internet, medium particolarissimo, in grado di aprire orizzonti totalmente nuovi e inaspettati all’uso, e perfino all’abuso, dell’identità (dalle identità digitali agli avatar, da quelle posticce a quelle multiple, per non parlare dei cortocircuiti identitari determinati dalla presenza in rete di un numero sterminato di dati personali e biografie). In altre parole la società cosiddetta liquida, con tutte le trasformazioni in atto, sembrerebbe la causa prima e più nuova del recupero e del successo del termine identità.
In occasione del 150° anniversario dell’Unità d’Italia questa tesi si propone di vedere come un particolare tipo di identità – quella nazionale italiana, appunto – sia stata e tuttora sia percepita e diffusa da quelle persone che si sono alternate nel ricoprire l’incarico di “rappresentare l’unità nazionale”. Per arrivare a questo fine la tesi ha dapprima spaziato in vari ambiti del sapere umano (filosofia, psicologia, sociologia e linguistica) per esaminare gli apporti che tali discipline hanno saputo dare nell’individuare i caratteri propri dell’identità, e dell’identità nazionale nello specifico.
Successivamente è stato esaminato l’ambito della comunicazione politica e politico-istituzionale. Abbiamo ritenuto, infatti, che per comprendere appieno i processi di trasmissione dell’identità operati dai Presidenti fosse necessario sviscerare le modalità con le quali normalmente il mondo politico e le Istituzioni sono solite esprimersi. In quest’ambito particolare attenzione è stata data alle novità introdotte dai mezzi di comunicazione di massa. Essi hanno avuto senza dubbio un grande impatto nella comunicazione politica, agendo sia all’interno delle modalità comunicative (effetti mediatici), sia all’interno degli stessi meccanismi politici (effetti politici).
Come ultimo passo, quindi, si è proceduto alla produzione analitica vera e propria. In primo luogo si è proceduto alla selezione del campione: esso è costituito da una porzione dei messaggi di fine anno inviati dai dieci Presidenti della Repubblica finora alternatisi al Quirinale. Quindi, sulla base delle considerazioni precedentemente emerse sull’identità nazionale, è stato elaborato un lemmario dei termini ritenuti particolarmente espressivi dal punto di vista identitario. Per finire, il corpus d’analisi è stato valutato sulla base di vari parametri (agentività, inclusività, tempo e aspetto dei verbi, uso delle denominazioni, uso di termini metaforici) andando a produrre come risultato sia delle valutazioni conclusive sulle strategie identitarie adoperate dai singoli Presidenti, sia dei paragoni multipli fra di essi.

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Capitolo 1 Diverse idee d’identità Il termine italiano deriva per apocope della consonante finale dal termine latino , a sua volta corrispondente al più antico vocabolo greco ταυ̉τότης. La radice delle versioni italiana e latina, idem (stesso, medesimo) già esprime chiaramente l’aspetto fondamentale che sta alla base del concetto d’identità, quale che sia, successivamente, la declinazione presa nella singola disciplina o nel rispettivo ambito: c’è identità quando si ha la possibilità d’individuare in cose diverse una certa uguaglianza. L’uguaglianza può essere quella che si suppone ci sia fra i soggetti dell’esperienza individuale nel corso della vita di una persona (sempre che non sia affetta da particolari patologie psichiche) e allora si tratterà di identità personale; o può essere quella fra diversi soggetti o nuclei sociali all’interno di macrosezioni della società, e allora sarà l’identità collettiva (ulteriormente scomponibile a seconda del discrimine che si ritiene di volta in volta pertinente: identità nazionale, identità di classe, identità di genere…); o, ancora, può trattarsi dell’uguaglianza tra due o più funzioni algebriche, le quali, qualunque sia il valore dato alle variabili in esse contenute, risulteranno perfettamente intercambiabili. Se, quindi, un minimo comune denominatore fra le tante sfaccettature del termine non è difficile da individuarsi, ben diversa è la questione se si decide di approfondire il discorso e dedicare attenzione a come i vari rami del sapere e della conoscenza umana hanno inteso l’argomento. 1.1) L’identità nel pensiero filosofico In filosofia la discussione sull’identità, almeno sul versante dell’identità personale, è qualcosa che è presente dagli albori della disciplina. La base teorica al concetto stesso d’identità, nonché i prodromi delle dispute sull’argomento che ancora oggi non accennano a terminare, si possono individuare nelle divergenze fra Parmenide ed Eraclito, proseguite successivamente dai discepoli delle 5 identitas identità

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Informazioni tesi

  Autore: Gian Francesco Romano
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2009-10
  Università: Università degli Studi Roma Tre
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Teoria della comunicazione
  Relatore: Maria Catricalà
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 229

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